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Sabato, 20 Aprile 2024
Chi si è salvato

"Sono stato all'inferno". Prima il coma poi il long covid, il calvario di Gabriele

Domani la giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19. Ma oggi celebriamo chi invece è riuscito a vincere una grossa battaglia. La storia di Gabriele

Domani, 18 marzo, sarà la giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19: nella provincia di Bologna sono state 3.700. Ma oggi celebriamo chi invece, anche se con tanta fatica e momenti terribili, è riuscito a salvarsi.

In piazza Maggiore il ricordo delle vittime del covid | VIDEO

"Nel giro di una settimana sono sceso all'inferno" 

Gabriele Cavacini ha 68 anni e la sua vita è cambiata circa un anno fa, quando dopo qualche colpo di tosse e quelle linee di febbre che salivano progressivamente, ha capito che era stato contagiato dalla variante Delta del virus: "Ricordo benissimo quando abbiamo chiamato il medico, che ascoltando i miei polmoni ha compreso la gravità della situazione. E' stato un attimo: nel giro di una settimana sono sceso all'inferno". 

La moglie Lidia, che in quei giorni al contrario di lui, aveva un test negativo al coronavirus, dopo il ricovero non lo ha più potuto vedere, come da procedura: "Il distacco è stato forte - racconta - lo hanno sedato ed è stato in coma per un mese lunghissimo, durante il quale mi sono arrivate delle notizie dapprima molto preoccupanti, ma che poi hanno lasciato spazio a un pizzico di speranza. Provo tanta gratitudine nei confronti del personale dell'Ospedale di Bentivoglio prima e del Maggiore poi, che ci ha tenuti in contatto con lui attraverso telefonate quotidiane e videochamate: erano importantissime per me e per tutta la nostra famiglia, nipotini compresi che non vedevano più il nonno". 

"Quando mi sono risvegliato dalla terapia intensiva non ero in grado di muovere un dito. - racconta Cavacini tornando indietro nel tempo - Sono stati in totale 226 giorni terribili, i più brutti di sempre. Ero andato sull'ambulanza con le mie gambe e una volta ripresa conoscenza non riuscivo neppure più a sentirle: avevo completamente perso la cognizione del tempo e dello spazio, ma sono una persona grintosa e non mi sono mai perso d'animo. Anche nei momenti più bui immaginavo, una volta guarito, la mia prima passeggiata nel bosco, che presto conto di riuscire a fare".

Poi i conti con il long covid

Gabriele Cavacini dopo i ricoveri e la terapia intensiva è stato trasferito presso l'Istituto Montecatone, all'interno di un centro specializzato nella riabilitazione dei pazienti che hanno subito pesantemente il covid. 

"A Montecatone, nei primi 10/15 giorni ho cominciato ad orientarmi. Dolori e pesantezza alle gambe, solo la respirazione faceva ben sperare. Grazie alle sedute costanti di fisioterapia ho ricominciato a muovermi mettendo alla prova una grande pazienda perché ogni piccolo progresso arrivava con lentezza e fatica. Adesso che sto meglio e che continuo a fare tutto quello che devo ogni giorno, faccio comunque i conti con tanti strascichi fra movoimenti che non riesco più a fare e problemi persino alla vista, tutto quello che rientra nel cosiddetto long covid. Quando sento dire 'è una semplice polmonite" o 'solo un'influenza' provo una sensazione di grande fastidio perché io ho rischiato di non farcela. Un messaggio che voglio dare è la gratitudine nei confronti della nostra sanità: facile parlarne male, ma io non posso che pensare che abbiamo curato non soltanto il mio corpo, ma anche la mia anima con professionalità e gesti che hanno fatto la differenza". 

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