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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Ucraina, le storie dei feriti di guerra al Rizzoli. Prof. Faldini: "Salvati gli arti nella maggior parte dei casi"

Solo per tre pazienti si è resa necessaria l'amputazione all'Istituto ortopedico bolognese: "Tante lesioni da esplosioni, sia soldati dal fronte, bambini e civili". Curato anche un reduce della battaglia di Mariupol

Civili e militari, feriti anche gravemente a causa della guerra in Ucraina e delle esplosioni, Solo in tre casi è stata necessaria l'amputazione dell'arto. Lo ha raccontato Cesare Faldini, direttore della Prima clinica di ortopedia e traumatologia del Rizzoli, questa mattina a margine di una conferenza stampa. "Siamo riusciti a salvare l'arto nella maggior parte dei casi, con interventi complessi di ortopedia, chirurgia plastica e ricostruzione ossea, sfruttando tutte le possibilità dell'Istituto. Solo tre pazienti sono stati amputati".

Tante le storie delle persone vittime della guerra al Rizzoli. "Abbiamo visto tante lesioni da esplosioni - racconta Faldini- sia soldati dal fronte sia bambini e civili che vivevano vicino a obiettivi militari come stazioni, snodi ferroviari o centrali elettriche". Al Rizzoli è stato curato anche un reduce ucraino della battaglia all'acciaieria Azovstal di Mariupol.

"Oggi la protesica è realmente un'opportunità- spiega Faldini- porta il paziente a una nuova normalità. Ma si parte dalla chirurgia, osserva Faldini, grazie anche al rapporto con il centro protesi di Vigorso, a Budrio.

"Noi ci occupiamo della revisione degli amputati- spiega Faldini- ad esempio per problemi di monconi effettuati in contesti di guerra". Viene cioè regolarizzata la parte rimanente dell'arto in modo da migliorare l'installazione della protesi.

A fine maggio è arrivata all'Ospedale Rizzoli un'infermiera ucraina sopravvissuta a un bombardamento, che ha perso entrambe le gambe.

Faldini non è nuovo a tragedie di questo tipo: "Lesioni che ho curato in Eritrea, in Camerun ed al Rizzoli - racconta il professor Faldini - quando sono arrivati altri profughi, cui non mi sono mai abituato. Fa sempre male vederle. Il percorso di cura non sarà affatto facile. L’assistenza è resa complessa non solo dalle ferite estese ma anche dalla barriera linguistica, ma i nostri ausiliari ed infermieri sono tosti. Ci vorranno molti interventi. Ortopedia, chirurgia plastica, riabilitazione. Un percorso lungo per provare se non a cancellare quanto meno a ridurre gli esiti di queste spaventose lesioni". 

I progetti della Fondazione Rizzoli

Proprio in questa direzione vanno due progetti che la Fondazione Rizzoli intende finanziare e realizzare, grazie alla sua attività di fundraising. Il primo, denominato 'Do.PO', riguarda la creazione di un fondo a supporto della donazione di protesi tecnologiche per chi ha subito amputazioni a causa di particolari patologie o eventi bellici, e ha bisogni speciali. Il fondo è rivolto a: cittadini italiani assistiti dal servizio sanitario nazionale che necessitano di un'integrazione per accedere a modelli più tecnologici; cittadini extra-europei con postumi traumatici o bellici; pazienti giovani che necessitano di protesi ludiche per poter praticare attività sportiva. L'altro progetto si chiama 'Rizzoli su misura', per un valore di 130.000 euro, e prevede la realizzazione di un laboratorio altamente tecnologico per la progettazione su misura delle protesi e la loro stampa in 3D. (dire)

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