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Un giardino per Emanuele Petri, ucciso dalle Nuove Br \ VIDEO

Stamattina l'intitolazione in via Felice Battaglia, nei pressi delle ex scuole Carracci

Sono passati 16 anni da quando Emanuele Petri, sovrintendente della Polizia ferroviaria, veniva ucciso dalle nuove Brigate rosse. Oggi Bologna lo ricorda intitolandogli un'area verde nei pressi delle ex scuole Carracci, in via Felice Battaglia, con una cerimonia commemorativa a cui hanno presenziato i familiari dell'agente, istituzioni e Forze dell'ordine, tra cui anche il questore Gianfranco Bernabei.

Ma soprattutto erano presenti anche Marina e Lorenzo Biagi, moglie e figlio di Marco, che ha condiviso la stessa sorte di Petri, intrecciando storie e legando due famiglie che si sono unite nella tragedia. Nel 2002 infatti il giuslavorista Biagi veniva freddato sotto la sua abitazione in via Valdonica, con un omicidio rivendicato appunto dalle Nuove brigate rosse.

Quasi un anno più tardi, su un treno regionale Roma-Firenze, gli stessi che presero parte all'agguato si imbatterono nell'agente Petri durante un normale controllo di documenti. Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, esponenti di spicco dell'organizzazione, che parteciparono anche al delitto di Massimo D'Antona nel 1999, reagirono tirando fuori le pistole. Galesi prese in ostaggio Petri e lo uccise a sangue freddo, morendo anch'egli durante lo scontro a fuoco con gli altri agenti. Lioce invece venne arrestata. Era il 3 marzo 2003.

Oggi le famiglie Biagi e Petri si sono ritrovate, vittime della stessa sorte, ma unite da un legame speciale. 

(Video e testo Dire)

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