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Nuovi mestieri

Mollo tutto e faccio l'uncinetto: Samantha e i suoi personaggi di cotone

La pandemia l'ha messa al bivio e grazie a una vecchia enciclopedia ha imparato l'arte dello sferruzzare (che non è più solo da nonna!). Ora è Uncinucci

Samantha Luciani era Samantha fino a quando ha preso in mano dei ferri da uncinetto. Poi, proprio nell'anno della pandamia, è diventata Uncinucci a tutti gli effetti: un nome d'arte che fa tornare alla mente lui, l'orco di Pollicino ("Ucci ucci sento odor di cristianucci!"). Trentanove anni, bolognese, attualmente commessa in un negozio e platealmente proiettata verso altri orizzonti, decisamente più creativi: "Dal fumetto al lavoro a maglia, la mia manualità e la mia fantasia sono sempre emersi con grande energia. Poi ecco che in casa di mia mamma compare un'enciclopedia sull'uncinetto". E la frittata è fatta. Siamo nel 2019, anno che ricorderemo bene tutti e che per molti si è strasformato in un bivio. Così, ecco che Samatha/Uncinucci incontra la tecnica giapponese dell'amigurumi, in grado di dare tridimensionalità alla lavorazione nell'ottica dell'oggetto "carino". 

Come hai cominciato a lavorare l'uncinetto? 

"Parto dall'inizio. I miei genitori si sono sempre arrangiati in modo creativo per portar a casa la pagnotta, immagino che questo spirito praticone mi abbia influenzata nel desiderare sempre di trasformare le mie velleità artistiche in qualcosa di poco astratto e utilizzabile a livello professionale. E poi nell'astratto mi perdo! Ho frequentato il disegno e diverse pratiche artigianali fino a trovare nell'uncinetto quella che mi fa stare meglio. Ho imparato attraverso vecchie enciclopedie dedicate all'uncinetto e guardando dei tutorial online. La cosa bella del web è che per ogni domanda tecnica, online c'è una risposta precisa!". 

Una passione diventata un mestiere? 

"Ancora no, ma ci sto lavorando. Fino al 2020 gestivo un b&b che ho dovuto chiudere causa pandemia, poi ho trovato subito lavoro come commessa e da allora faccio questo per guadagnarmi da vivere anche se la mia indole mi porta certamente più nella direzione di un lavoro autonomo, creativo e manuale. Credo sia per questo che da semplice passione l'uncinetto è entrato nella mia vita in questa forma semi-professionale. C'è anche da dire che mi piace navigare a vista e prendere decisioni passo passo, non ho chiare visioni progettuali, ma se mai dovessi fare un salto di qualità mi farò guidare e consigliare da chi riesce ad essere più lucido di me in queste cose; io voglio fare solo un sacco di pupazzetti al momento!".

Perchè ti piace così tanto l'uncinetto? 

"Il processo di lavoro all'uncinetto mi attrae per diverse ragioni, una delle principali è che servono pochissimi ed economici strumenti, che è anche ciò che mi attirava nella pratica del disegno. Il fatto che chiunque e ovunque e anche con scarsi mezzi possa applicarsi in una determinata disciplina mi affascina; probabilmente c'entra l'allergia nei confronti di alcuni ambienti snob e dell'aspetto classista di molte discipline artistiche in cui, detta fuori dai denti, emerge quasi solo chi ha i soldi. Poi non mi piace prendermi troppo sul serio, perciò la vena ironica è sempre presente nelle cose che faccio, motivo per cui in passato il disegno mi ha portato al fumetto, che ha un grosso potenziale ironico, e adesso l'uncinetto a realizzare teste di cavallo mozzate e personaggi pop. Quando imparavo l'uncinetto ero spesso infastidita dall'immaginario esclusivamente kaiwaii di questa pratica, non mi apparteneva per niente, mi è venuto molto naturale dissacrarlo con soggetti che contrastano la morbidezza e la tenerezza dell'oggetto finito". 

Quanto tempo ci vuole per realizzare uno dei tuoi personaggi?

"Ci vuole tanto tempo a realizzare un pupazzo, dalle 5 fino anche alle 20 ore a seconda del soggetto e delle dimensioni. Quando lo dico la gente si sorprende, non è affatto economico il lavoro artigianale in termini di tempo e invece che allontanarmi, questa cosa mi attira: il fatto di passare tanto tempo con le cose che creo mi permette di instaurarci un rapporto, di farmi tante domande, di trovare nuove soluzioni ai problemi...in sostanza di pensare! Soprattutto pensare a problemi tecnici che mi allontanano per una buona fetta di tempo da una naturale tendenza a perdermi in cupe astrazioni mentali". 

I tuoi sono dei veri e propri ritratti di personaggi più o meno famosi: li realizzi su richiesta? 

"Sì, io li chiamo i miei pupazzetti e ad oggi ho riprodotto con il cotone Karl Marx, Alessandro Barbero, Ornella Vanoni, Maradona. Giusto per fare qualche nome noto. Non ci sono limiti alla fantasia!". 

Quali saranno le tue creature future? Qualche anticipazione? 

"Ho molti pupazzetti in cantiere, quello su cui non vedo l'ora di dedicarmi è Michael Pollan, uno scrittore e giornalista d'inchiesta statunitense i cui libri sono stati tante piccole bibbie per me. E' da tempo che ci penso e finalmente ho forse trovato qualcuno che me lo commissiona! Poi anche Marina Abramovich immortalata nella performance Artist is present, o ancora una serie di animali brutti da rendere pucciosi, poi Antonio Gramsci, Amanda Lear, Marie Curie...insomma, devo solo trovare più tempo, come riempirlo lo so già!". 

Il tuo personaggio preferito in assoluto fra quelli che hai già fatto? 

"Sicuramente Karl Marx! Che fra l'altro ho realizzato in bianco e nero, cosa un po' buffa a dire il vero...". 

Quanto sono grandi? 

"Le dimensioni media sono di 25 centimetri più o meno, ma faccio cose anche più piccoline, come i miei portachiavi" 

Diciamolo, l'uncinetto è considerato una cosa da nonna! Cosa rispondi a questo pregiudizio? 

"Si, verissimo. Però solo fino a qualche anno fa! Grazie anche alla tecnica amigurumi, che si può applicare a tante cose, questo preconcetto sull'uncinetto è stato sdoganato. Prova del nove i miei centrini che sono diventati messaggi destrutturati!". 

Come ti si trova? 

"Sono sui social, nei mercatini in giro per Bologna e su alcune piattaforme di vendita". 

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