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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Via Risorgimento

Doppi incarichi, 25 accademici Unibo sotto la lente della Corte dei Conti: contestati quasi 4 milioni

La Finanza segnala alla Corte dei Conti quasi 4 milioni di euro, riconducibili ad attività professionali private, incompatibili con l'impegno accademico. Alcuni professori avevano anche incarichi operativi in società private

La Guardia di Finanza di Bologna, al termine di specifici accertamenti svolti su delega della Procura Regionale presso della Corte dei Conti, ha segnalato 13 professori e 12 ricercatori dell’Università degli studi di Bologna, tutti impegnati del dipartimento di Ingegneria Industriale, per "aver svolto attività lavorative incompatibili con l’impiego accademico", constatando un danno all’erario di euro 3.931.683,24.

In totale 25 accademici, che contrariamente a quanto previsto per legge, non avrebbero potuto prendere in consegna incarichi professionali a pagamento se impegnati nelle attività dell'ateneo. I finanzieri hanno approfondito le posizioni degli ultimi cinque anni. In un caso, a un professore sono contestati 450mila euro. Le investigazioni di polizia economico-finanziaria, sono state quindi condotte nei confronti di quei dipendenti che avevano optato per il regime di impegno a tempo pieno e che, quindi, avevano deciso di porsi in un rapporto di “esclusività” con l’Università.

In particolare, è stato appurato come un professore e tre ricercatori risultassero titolari di cariche operative all’interno di società commerciali; di conseguenza agli stessi è stato contestato un danno erariale di euro 591.867,96, pari alla retribuzione pubblica percepita.

I controlli dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria del capoluogo felsineo hanno altresì permesso di accertare come 21 docenti (12 professori e 9 ricercatori) risultassero invece titolari di partita IVA e che la utilizzassero per l’esercizio di attività professionali nonostante il regime d’impegno a tempo pieno prescelto; in questo caso è stato contestato un danno all’erario di 3.339.815,28 euro, pari alla differenza fra le somme percepite dai predetti a titolo stipendiale di docente a tempo pieno e quelle che sarebbero loro spettate laddove avessero operato in regime di tempo definito.

Queste contestazioni -spiega una nota delle Fiamme Gialle- derivano dal fatto che lo status giuridico ed economico dei professori e dei ricercatori universitari, seguendo la medesima ratio dei dipendenti pubblici in genere, è contraddistinto da specifici divieti posti a garanzia del buon andamento amministrativo dell’attività didattica, di ricerca e di studio.

In particolare, l’ufficio di professore e di ricercatore a tempo pieno risulta essere incompatibile con lo svolgimento di attività professionali, con l’assunzione di incarichi retribuiti e con l’esercizio del commercio e dell’industria; la normativa di settore prevede diverse tipologie di incarichi, anche retribuiti, che possono essere svolti liberamente e altri che, invece, possono essere conferiti ai docenti solo previa autorizzazione dell’Università, distinguendo a seconda che si tratti di soggetti che hanno optato per il regime di tempo pieno o di tempo definito.

Nel corso dei medesimi accertamenti i finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica, articolazione specialistica del Nucleo di Polizia Tributaria, hanno inoltre elevato sanzioni amministrative per circa 27 mila euro nei confronti di n. 7 committenti privati che si sono avvalsi di prestazioni professionali rese da alcuni dei succitati docenti in assenza di autorizzazione preventiva dell'Università di appartenenza.

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