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Cronaca

Appello dei padri separati e divorziati: "Molti cadono in povertà e non vedono più i figli perchè si vergognano"

Richiesta di attenzione dall’Unione Padri Separati che ha un suo gruppo anche a Bologna: "La casa viene assegnata alla mamma nel 70% dei casi e l'assegno di mantenimento da parte dell'uomo arriva al 94%. Siamo in difficoltà"

Una richiesta di attenzione arriva dall'esercito di papà separati che utilizzano sempre più spesso i social per confrontarsi sulle problematiche comuni e riunirsi, anche solo virtualmente, per capire come riuscire ad ottenere una parità di diritti in caso di separazioni o divorzi. Una di queste comunità si chiama Unione Padri Separati e nonostante sia una realtà nata da poco a Bologna, come in tante altre città, conta diversi iscritti in crescita: "Matrimoni e le separazioni/divorzi (prendiamo i dati Istat del 2019) arrivano quasi ad equivalersi e ogni anno la situazione peggiora esponenzialmente. La media statistica al nord Italia è di 450 ogni 1.000 coppie, di cui circa il 20% in procedimenti giudiziali. In Emilia-Romagna si contano 12.145 matrimoni, a Bologna e provincia 2.698 di cui 925 nella Città Metropolitana. 

Il racconto di papà Daniele: "Obbligato a vivere in povertà"

"La casa viene assegnata alla mamma nel 70% dei casi e l'assegno di mantenimento da parte dell'uomo arriva al 94%" spiegano i portavoce del gruppo che pongono l'accento, anche in luce di un aggravamento della situazione generale dovuto al Covid-19, sulle situazioni economiche molto precarie che generano tanti "nuovi poveri" proprio fra i padri separati". 

Cos’è il Movimento e dove/quando nasce? Quanti sono i padri della provincia di Bologna? E quanti a livello nazionale? 

"Ad oggi ci sono tanti movimenti e associazioni presenti sul territorio nazionale, tutti nati con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e la Giustizia italiana all’applicazione delle leggi esistenti nel rispetto della bigenitorialità. Queste unioni nascono su richiesta di padri che si trovano ad affrontare delle difficoltà dovute a separazioni e/o divorzi con delle condizioni imposte palesemente ingiuste, cercando su internet, Facebook, Whatshapp e vari social qualcuno che possa aiutarli. E’ per questo che è preferibile definirla Unione dei Padri Separati, e siamo in costante ricerca di volontari che vogliono aiutarci fattivamente ad effettuare una presenza capillare sul territorio".

Cosa accade nella maggior parte dei casi quando due genitori si separano? 

"Di solito i giudici affidano i figli in maniera condivisa, quindi in 'affido condiviso' ai genitori. Il giudice, però generalmente, stabilisce un genitore 'collocatario': ovvero un genitore, spesso la mamma, con il quale il figlio vive e trascorre gran parte delle sue giornate. Contemporaneamente fissa la durata e i modi di visita dell’altro. Praticamente i padri nella stragrande maggioranza dei casi sono costretti ad abbandonare la casa familiare, anche se di proprietà esclusiva e magari con un mutuo in corso, e a versare un assegno di mantenimento nei confronti della madre (se non ha reddito sufficiente) e comunque nei confronti dei figli, anche se i tempi di permanenza degli stessi presso ciascun genitore a volte si equivalgono. 
Ne consegue per il genitore soccombente un impoverimento fisiologico dovuto alle doppie spese tra mutuo e affitto per la nuova abitazione, mantenimento diretto e indiretto dei figli e perdita degli assegni familiari che fanno abbassare il reddito.
Tutte situazioni di svantaggio economico di cui il giudice non tiene assolutamente conto nella definizione dei provvedimenti.
In sostanza la situazione generale e quella di una grave disparità di genere, dove ci si trova coinvolti in procedimenti di “usanza e burocrazia” con provvedimenti dettati dalla prassi. Ai padri sono negati in partenza dal sistema i pari diritti e le opportunità concesse alle madri sia in termini di tempo con i figli che economiche. Addirittura, davanti a situazioni più critiche, ai padri non viene data la possibilità di non essere considerati colpevoli, a priori, di accuse spesso create artificiosamente per le quali, una volta scoperta l’infondatezza, nessuna pena o sanzione viene comminata a chi le ha rivolte". 

In quale percentuale il genitore affidatario è la madre e in quale è il padre?  

"La collocazione dei figli presso la madre risulta in oltre il 90% dei casi. La collocazione dei figli presso il padre invece avviene in casi residuali, quando la madre viene ritenuta non idonea e di pregiudizio per la loro crescita sana. Il che conferma quanto appena detto: il giudice prima verifica l’attitudine della donna e, se non dovesse sussistere tale presupposto, accerta le capacità dell’uomo, per poi collocare i minori presso di lui.
C’è da dire però che non si possono avere riferimenti precisi aggiornati perché questa criticità è poco considerata e le statistiche vengono poco studiate. Inoltre sentenze dove l’affido viene dato al padre piuttosto che alla madre sono rese poco pubbliche, così come le sentenze di padri che vengono completamente alienati dalle madri *(Tribunale di Brescia sentenza n. 815/2019 - Tribunale di Castrovillari con decreto 30 giugno 2020, n. 1218 - ecc…)". 

"Una legge non ben definita: troppo margine alle interpretazioni"

Per quali ragioni la legge che regola gli affidamenti sarebbe obsoleta?

"Legge 8 febbraio 2006, n. 54 non è obsoleta, anzi parla di bigenitorialità e affidamento condiviso nell’interesse morale e materiale esclusivo dei figli, dove i minori hanno il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori. Sfortunatamente questa legge non è ben definita e lascia troppo margine di interpretazione ai giudici che purtroppo continuano ad adottare un sistema obsoleto e di prassi dove il riferimento continua ad essere quello della legge del 1970: il giudice ordina sempre per uno dei coniugi l’obbligo di somministrare a favore dell’altro un assegno, e nella maggior parte dei casi i tempi di permanenza con i figli non sono paritetici, ma 80% madre e 20% padre. Pertanto la legge c’è ma non viene rispettata. 
Ad oggi i giudici non hanno una linea diretta da seguire o delle tabelle che delineano i mantenimenti in base al reddito, e considerando che ogni tribunale e ogni giudice va a libera applicazione dei provvedimenti anche se i casi sono molto simili, si capisce che non esistono dei criteri ben stabiliti, arrivando talvolta a violare quelli che sono i diritti umani quali ridurre un genitore sotto la soglia di vivibilità, ledendo in questo modo la loro figura anche a livello emotivo e psicologico: se un padre non sta bene economicamente e non riesce a mantenersi ovviamente non trasmette qualcosa di positivo al bambino quando stanno insieme.
Un esempio lampante può essere quando i giudici spesso nei decreti, nonostante la conflittualità, inseriscono la frase “…il padre può vedere il bambino nei giorni… …e anche per il pernottamento previo accordi con la madre…” dove si capisce bene che, se in conflittualità, l’accordo non ci sarà mai e si è costretti a fare ricorso.
Purtroppo nel procedimento sembra che siano pochi i giudici che effettivamente leggono “le carte” e quindi utilizzano una forma di “copia-incolla” di altre udienze/sentenze, quando ogni caso dovrebbe essere unico".

Quanto tempo richiede un procedimento di separazione o divorzio mediamente? 

"Sia per una separazione che per un divorzio, dalla data di deposito ricorso in cancelleria, bisogna aspettare la fissazione dell’udienza (di solito 6 mesi dopo) per una prima udienza presidenziale, dove si può concludere in consensuale, oppure proseguire con un procedimento giudiziale, dove però i tempi diventano biblici e indefiniti (diversi anni). Dal primo incontro presidenziale vengono emessi dei provvedimenti sull'affidamento e sul regime di frequentazione dei figli minori, che, anche se inadeguati, saranno validi fino a conclusione del procedimento dove verrà emessa la modalità definitiva". 

Parlate di "mobbing genitoriale": che cos’è? 

"Il mobbing genitoriale, precisamente, consiste nella condotta vessatoria, reiterata nel tempo, mirata ad escludere l'altro genitore dall'esercizio della potestà genitoriale, spesso strumentalizzando i figli minori. Il collocatario dei figli è reso di fatto chi può esercitare la potestà genitoriale in maniera quasi esclusiva, sia per i tempi che per le decisioni, scavalcando anche gli stessi provvedimenti del tribunale, consapevoli del fatto che non esiste una pena certa.
Esistono infatti sabotaggi delle frequentazioni della prole, l'emarginazione dai processi decisionali tipici dei genitori, le minacce, la denigrazione e delegittimazione familiare, l’esclusione di rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti del ramo genitoriale paterno.
Un “abuso” già conosciuto come PAS (Sindrome di Alienazione Parentale, o meglio in inglese “Parental Alienation Syndrome”), ma ad oggi non ancora accettato e riconosciuto ufficialmente. E’ evidente che tale comportamento è una chiara violazione sui diritti del minore.

Proposte concrete: come si potrebbe risolvere la questione? 

"Bisognerebbe affrontare l’emergenza con una proposta di legge che sostituisca la precedente, allo scopo di garantire pari diritti ed opportunità a tutela dei minori. 
Questo potrebbe essere rappresentato con alcuni punti:

1. Parità di genere e di trattamento

2. Bigenitorialità perfetta

3. Mediazione familiare

4. Linee guida nazionali sezione famiglia

5. Mantenimento diretto

6. Frequentazione immediata genitore non collocatario

7. Alienazione parentale penalmente perseguibile

8. Fenomeno delle false accuse (pene certe)

9. Riconoscimento dell’esistenza sulla violenza sull’uomo

10. Codice verde

11. Supervisore tecnico a tutela del diritto del minore (ss, avvocati, ctu, giudici…)

12. Gratuito patrocinio cause genitoriali (condanna alle spese in caso di alienazione parentale e false accuse)  

Il Covid complica tutto: conflitti della coppia aggravate dalle difficoltà economiche

Come il Covid-19 e le varie restrizioni hanno complicato ulteriormente le cose?

"Diverse statistiche sull’argomento vengono pubblicate nelle più disparate sedi da ricerche delle quali non si può verificare l’attendibilità.
Di sicuro il maggior tempo trascorso forzatamente a casa può favorire situazioni di conflitto nella coppia e se a questo si aggiungono difficoltà economiche derivanti da perdita del lavoro a vario titolo, sia subordinato che autonomo, il risultato è presto detto. Infatti nel 2020 le richieste di divorzio sono aumentate del 60%. Nello specifico di genitori già separati/divorziati, per quanto riguarda le chiusure previste dal Covid, si è rilevato che hanno spesso fornito l’occasione a quei genitori che pretestuosamente ne hanno fatto una scusa per limitare i diritti del bambino all’incontro col genitore non collocatario.
Da sottolineare le testimonianze di diversi padri lavoratori che, rimasti a casa senza lavoro, hanno ricevuto la cassa integrazione con molto ritardo, ma questo non ha fermato le mamme dal mandare dei precetti per mancato versamento dell’assegno di mantenimento, per cui ci si trova a non essere tutelati da nessuno con anche delle spese legali da affrontare. Mi chiedo se lo Stato si sia preoccupato di questo aspetto e se un giorno si presenterà in tribunale a difesa del lavoratore denunciato per un mancato versamento".

"In tanti rinunciano ad essere genitori perché si vergognano delle loro condizioni, e per questo preferiscono allontanarsi dai figli piuttosto che farsi vedere come dei barboni"

Papà separati fra nuovi poveri? E' così?

"E’ ormai noto l’esercito di nuovi poveri destinato ad infoltirsi per il continuo aumento di divorzi e separazioni.
Negli ultimi dieci anni questo fenomeno è raddoppiato. Basti pensare che il divorzio è molto diffuso nelle fasce sociali medio-basse, tra operai, impiegati, militari e insegnanti con uno stipendio medio di 1.500 euro e se si considera che, come sopra descritto, molti padri sono costretti ad abbandonare la casa coniugale, anche se di proprietà esclusiva e magari con un mutuo in corso, e a versare un assegno di mantenimento nei confronti della madre (se non ha reddito sufficiente) e comunque nei confronti dei figli, il calcolo è molto facile. Inoltre in molti casi, nonostante la situazione economica in cui ci si trova, risulta difficile chiedere un sostegno economico agli enti comunali/regionali perché il valore ISEE è alto non avendo più i figli nello stato di famiglia.
La bigenitorialità, la responsabilità congiunta nell’educazione dei figli, è irrealizzabile quando il papà non ha una casa e vive in macchina creando poi un circolo vizioso, con il rischio anche che il Tribunale per i minorenni possa togliergli i figli.
In tanti rinunciano ad essere genitori perché si vergognano delle loro condizioni, e per questo preferiscono allontanarsi dai figli piuttosto che farsi vedere come dei barboni.
L’idea dovrebbe essere quella di pari opportunità soprattutto al livello economico e di mantenimento diretto, proprio per contribuire in maniera equivalente davanti agli occhi dei figli, che riescano a vedere che ad occuparsi economicamente di loro siano sia la mamma che il papà. Nella realtà la situazione purtroppo è ben diversa e, nonostante i mantenimenti da parte dei padri, la mamma risulta come il genitore che pensa a tutto".

Numeri e Covid: picco di decessi e matrimoni ai minimi storici


 

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