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Cronaca

Uno Bianca, PM Giovannini: 'Cambiare la legge, le vittime non hanno voce'

Il pm Valter Giovannini alla commemorazione per le vittime della Uno Bianca, dopo la scarcerazione di Occhopinti

"Si tratta di pensare, se c'è la volontà istituzionale, di mettere mano ai benefici penitenziari". Lo ha detto il pm Valter Giovannini, sostituto alla Procura generale della Corte d'appello di Bologna, intervenuto ieri pomeriggio alla commemorazione in ricordo delle vittime della Uno Bianca, nel giardino di viale Lenin.

Durante la cerimonia la presidente dell'associazione delle vittime, Rosanna Zecchi, ha fortemente contestato la scarcerazione di Marino Occhipinti, uno dei componenti della banda: "Si cambiano le Costituzioni, figuriamoci se non si possono cambiare le leggi ordinarie", ragiona Giovannini, che aveva coordinato le indagini sulla banda. Nell'attuale legislazione, afferma Giovannini (che precisa di parlare a titolo personale), "viene maltrattata la persona offesa, ovvero la vittima. L'ho detto fino alla noia, sicuramente la struttura processuale è molto incentrata sulle giuste garanzie che l'imputato deve avere. Ma una democrazia è tanto più forte quanto più sa tutelare chi non ha voce. E la gran parte delle vittime non ha voce. La persona offesa è molto messa sullo sfondo", insiste Giovannini, secondo il quale "su certi temi occorrerebbe una voce comune tra chi governa e chi sta all'opposizione. E' venuto veramente in momento di prendere in seria considerazione questo argomento". 

Il pm fa ancora riferimento alle parole di Rosanna Zecchi. "Alle volte si ha la sensazione che la giusta pena, in fase esecutiva, evapori - afferma Giovannini - si smaterializzi. E' ovvio che non sempre è così, per i Savi non è evaporata perchè sono in carcere da 25 anni". Per la fase processuale, invece, "è venuto il momento di rivedere il giudizio abbreviato: è incomprensibile uno sconto di un terzo di pena solo perchè lavora un giudice invece di tre - sostiene il PM - e' questa visione aziendalistica della gestione della giustizia che mi crea qualche problema. Non stiamo parlando di una società per azioni. Si può continuare con questo scollamento tra il comune sentire e l'applicazione della norma? Io francamente credo di no", conclude. (dire)

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