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Cronaca

Uno bianca: dopo 23 anni, permesso premio per Alberto Savi

Condannato all'ergastolo, l'ex agente di polizia in servizio alla questura di Rimini, ha potuto beneficiare, qualche giorno fa, di 12 ore di libertà

Primo permesso premio, dopo 23 anni interrotti di carcere, per Alberto Savi, uno dei fratelli della banda della Uno Bianca, il sodalizio criminale che tra il 1987 e il 1994 fece 24 morti e oltre 100 feriti a Bologna, in Romagna e nel Pesarese.

Condannato all'ergastolo, l'ex agente di polizia in servizio alla questura di Rimini, oggi 52enne, da anni detenuto a Padova, ha potuto beneficiare, qualche giorno fa, di 12 ore di libertà, dalle 8 alle 20, in una comunità protetta poco distante.

Nonostante il ricorso del procuratore aggiunto Valeria Sanzari contro il permesso concesso dal tribunale di Sorveglianza, per spalancare le porte del carcere euganeo è risultato determinante il parere favorevole di un gruppo di operatori del Due Palazzi, tra cui psichiatri ed educatori, che hanno delineato il percorso di un detenuto "modello", coinvolto in attività lavorative nel call center del penitenziario.

LA RICHIESTA DI PERDONO. Una prima giornata da uomo libero, quindi, a distanza di pochi mesi dallo scorso settembre, quando, lo stesso Alberto Savi, chiese perdono in una lettera rivolta all'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, che gli avrebbe risposto che il perdono va meritato. Più netta e dura, invece, fu la posizione dei familiari delle vittime, che non possono cancellare il dolore, dimenticare il sangue di tanti innocenti versato solo perchè si erano trovati sulla strada dei cruenti criminali.
 

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