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Cronaca Pilastro

Uno Bianca, semilibertà per Occhipinti. Monta lo sdegno

"Ho il coraggio di ammazzarlo", così l'anziano padre di Carlo Beccari. Cittadini urlano allo scandalo, nei palazzi della politica amarezza: 'La giustizia deve decidere da che parte stare'

Dopo quasi 20 anni di carcere, accettata la richiesta di semilibertà avanzata da Marino Occhipinti, il componente della banda 'Uno bianca', che ha seminato morte e dolore compiendo oltre 100 crimini e 24 omicidi (VIDEO-INTERVISTA SAVI) tra l'Emilia Romagna e le Marche. La misura alternativa di detenzione per Occhipinti (ex poliziotto della Squadra Mobile di Bologna) significherà uscire dal carcere di Padova la mattina per andare a lavorare, per poi rientrare.
"E' stata fatta una applicazione rigorosissima della legge in fatto e in diritto, così come era stato fatto quando venne irrogata la sanzione più dura che la legge italiana prevede, cioé l'ergastolo". Con queste parole Milena Micele, avvocato del foro di Bologna che assiste Occhipinti, ha commentato all'Ansa il provvedimento.

RABBIA FAMILIARI VITTIME. "Ho il coraggio di ammazzarlo, solo così posso star bene". Così, ai microfoni di Sky Tg 24, si è sfogato Luigi, padre di Carlo Beccari. "Ho provato un grande dispiacere che non ha fine", ha detto. "Hanno liberato un delinquente - ha aggiunto - un assassino incallito. Penso che dovrebbe rimanere in galera e non che sua madre mi telefoni da Forlì chiedendomi di venire a casa mia per domandarmi perdono per suo figlio. Se viene suo figlio a casa mia lo perdono con una bara. Se viene non esce con i suoi piedi, ma dentro una bara".

SDEGNO. Indignazione serpeggia per le strade della città dove diversi cittadini sbottano: 'E' uno scandalo'. Pure nei palazzi della politica è rabbia. La semilibertà a Marino Occhipinti "é una notizia che lascia senza parole" Matteo Richetti, presidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia Romagna. "E' del tutto comprensibile - ha aggiunto - la rabbia dei famigliari delle vittime della banda, le cui azioni criminali rappresentano tuttora una ferita aperta per il Paese e, soprattutto, per l'intera comunità regionale. Massimo rispetto per lo stato di diritto e l'applicazione delle leggi, ma mi chiedo come siano compatibili i benefici della pena applicati a un omicida condannato all'ergastolo e membro di una banda che in Emilia-Romagna, dal 1987 al 1994, in oltre cento azioni criminali ha causato 24 morti e 102 feriti". Per Marco Monari, presidente del gruppo Pd in regione, la notizia "amareggia non soltanto e più che comprensibilmente i familiari delle vittime, il comitato guidato da Rosanna Zecchi, ma anche moltissimi rappresentanti delle istituzioni e della politica bolognese che vissero con angoscia e dolore i lunghi anni nei quali la banda della Uno Bianca seminò terrore e morte a Bologna, in provincia e in altri luoghi del territorio regionale". "Come ha ricordato lo scorso 4 gennaio Anna Maria Stefanini, madre di Otello, uno dei tre carabinieri uccisi nell'eccidio del Pilastro del 1991 - ha proseguito - il silenzio di Occhipinti non cancella quanto avvenuto, anzi: esso non aiuta affatto a chiudere le profonde ferite nella collettività regionale e bolognese che ancora oggi tanti fra noi vivono come attuali e incancellabili".

Toni simili pure per Raffaele Donini, segretario del Partito Democratico di Bologna, che si dice addolorato per la sentenza e aggiunge "Ben comprendiamo lo sdegno dei parenti delle vittime della Una Bianca per un provvedimento premiante che mal si conforma al comportamento tenuto da Occhipinti. Pur nel pieno rispetto della magistratura, restiamo perplessi difronte ad una decisione che sembra non tenere nel giusto conto il dolore cheancora oggi tocca tutta la comunità bolognese, profondamente ferita da quegli eventi tragici. Esprimiamo la nostra vicinanza all’associazione dei parenti della vittime della Uno Bianca e siamo al loro fianco nella richiesta al governo di rivedere l’attuazione di provvedimenti così controversi.” 

DE MARIA CHIAMA ZECCHI.  “Ho telefonato a Rosanna Zecchi (Presidente associazione vittime Uno Bianca)  per manifestarle tutto il mio sostegno e la mia solidarietà a fronte dell'iniziativa assunta dall' Associazione familiari delle vittime della Uno bianca che ha espresso la propria amarezza per la concessione del regime di semilibertà. Le istituzioni devono scegliere, a mio avviso, con chiarezza da che parte stare; ed è quella delle vittime della violenza, non certo quella dei carnefici.”

 

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