Ustica, lo sfogo dei parenti: "E' ora di chiudere le indagini, altri Paesi ammettano l'indicibile"
Una fondazione nasce per tutelare la memoria e il laovro svolto dall'associaizone parenti delle vittime
Visto che sono passati 14 anni dalla riapertura dell'inchiesta sulla strage di Ustica da parte della procura di Roma, "chiediamo con forza che l'indagine venga chiusa e che venga consegnata definitivamente alla politica, al Governo del Paese e alla diplomazia la possibilità di fare quello che la magistratura evidentemente non sta riuscendo a fare".
Lo ha affermato Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime, durante la presentazione delle iniziative in programma a Bologna per il 42esimo anniversario dell'abbattimento del Dc9 Itavia sui cieli di Ustica.
Insomma, per Bonfietti è arrivata ora di chiudere i faldoni, anche "se magari si è arrivati a nulla o poco", in modo che "non ci possano più essere scusanti e tentennamenti da parte degli uomini delle nostre istituzioni, del Governo e della diplomazia nel chiedere che i Paesi alleati e amici collaborino finalmente per raccontare la verità su quello che doveva avvenire quella notte, su dramma dell'abbattimento di un aereo civile, prendendosene la responsabilità".
Perchè, ricorda la presidente, "c'è un pezzo di verità importante che deve ancora essere scritto", visto che "mancano gli autori". Questo sapendo che "è certo, lo dice il giudice Rosario Priore con l'ausilio degli esperti della Nato, che il quel cielo in quel momento vi erano aerei americani, francesi, inglesi, belgi e alcuni con il transponder spento, probabilmente libici. E' in quel contesto che è avvenuto l'abbattimento del Dc9", sottolinea Bonfietti. E' a partire da ciò che va letto lo slogan scelto dall'associazione per il 42esimo anniversario: "Sono stagli gli alieni?". Scelta fatta "provocatoriamente- conclude Bonfietti- proprio perchè se ne cominci a riparlare".
"Serve la forza di raccontare l'indicibile"
E' difficile ricreare attenzione su questa vicenda dati i drammi che stanno avvenendo nel mondo, ma proprio perchè sono Paesi alleati quelli a cui chiediamo conto, sono loro che devono avere la forza e il coraggio etico e civile di raccontare l'indicibile". Così Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, presentando le iniziative organizzate a Bologna per il 42esimo anniversario dell'abbattimento del Dc9 Itavia.
"Bisogna solo avere la forza di chiedere a questi Paesi che ci consegnino l'indicibile di quella notte, sono passati troppi anni perchè non possa essere detto, è cambiato tutto, non c'è più la guerra fredda, non ci sono più i blocchi", sottolinea Bonfietti. "Non è che perchè chiediamo che venga fatta un'azione più forte nei confronti dei Paesi alleati non ci rendiamo conto della difficoltà", continua la presidente, però "bisogna che diciamo 'o ce lo dite, o ci consegnate la verità oppure...'. Cosa siamo disposti a fare noi come Italia se non ci consegnano la verità? Questo è ordine di grandezza del problema. Oggi si parla tanto di sanzioni, di cose...".
La sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore, ricorda Bonfietti, dice che nei cieli di Ustica c'erano aerei americani, francesi, inglesi, belgi e probabilmente libici: ebbene "i Paesi alleati secondo me dovrebbero essere sollecitati con più forza dalla diplomazia e dalla politica. E' stato fatto, anche da Mario Draghi ultimamente, non ho detto che non è stato fatto. Si sono facilitate e rese possibili tante cose con le desecretazioni varie, prima con Renzi e poi con Draghi", però "quel pezzetto di verità sui responsabili materiali ancora questi Paesi non vogliono e non riescono a dirlo, rivendicarlo e consegnarcelo"
Nasce una fondazione per la tutela della memoria
Intanto a Bologna nascerà una fondazione per preservare e portare avanti il lavoro fatto negli anni dall'Associazione dei parenti delle vittime, ha annunciato a margine il sindaco Matteo Lepore.
"Insieme a Daria Bonfietti e agli altri membri dell'Associazione abbiamo deciso di metterci in cammino per creare una fondazione, che prenda questo patrimonio e lo faccia vivere nel futuro dandogli solidità e prospettive- afferma Lepore- perchè in questi 42 anni è stata dura tenere viva la memoria e accesa la fiaccola della speranza e invece vogliamo che Ustica viva negli anni come visione di città", anche grazie al Polo della memoria che il Comune intende creare coinvolgendo anche il Museo che custodisce i resti del Dc9 Itavia.
"Questo impegno dev'essere forte e strutturato e ha bisogno di risorse", continua Lepore, dunque "sarà una fondazione il veicolo che di comune accordo abbiamo deciso di portare avanti per consegnare alle future generazioni questo patrimonio". Come Associazione "vogliamo che il Museo abbia ancora la capacità di far sentire cos'è successo attorno a questa vicenda- afferma Bonfietti- che sia risolta o meno".
Così la fondazione "è qualcosa che insieme alle istituzioni, alle associazioni e ad altri, locali e nazionali", continua Bonfietti, dovrà consentire di "mettere insieme quello che vorremmo diventasse un centro, un polo culturale permanente intorno al Museo perchè sono tante le cose che vogliamo metterci dentro, archiviare, tenere".
L'idea è inserire in questo contenitore "tutto quello che è servito e serve a fare memoria", aggiunge Bonfietti: dalle sentenze alle "meravigliose attività degli artisti che si sono succeduti". Uno di questi è Christian Boltanski, autore dell'installazione permanente del Museo, scomparso un anno fa: a lui saranno dedicati diversi appuntamenti dell'edizione 2022 della rassegna "Attorno al Museo", che si snoderà da lunedì al 10 agosto.
"E' un dialogo molto stretto quello tra Boltanski e la città- dichiara la delegata alla Cultura, Elena di Gioia - che l'Associazione ha costruito con la collaborazione di tante istituzioni culturali impegnate attorno alla sua opera, dal Mambo all'Arena del sole".
Lo slogan scelto per il 42esimo anniversario della strage è invece "Sono stati gli alieni?": messaggio che circolerà anche per tutta l'estate sulla livrea di un bus Tper, presentato oggi in anteprima in piazza Maggiore. "Una scelta di provocazione ma anche di presa di posizione", afferma Lepore, perchè è necessario portare avanti "una battaglia per la giustizia, più che ancora per la verità, perchè come sappiamo la verità è stata già affermata. Ora si tratta di riuscire a far sì che il nostro Paese riconosca con giustizia quello che è successo. Quindi la scelta di porre una domanda a cui esiste già risposta è un modo anche per sollecitare le istituzioni nazionali ad esserci, a prendere posizione accanto ai familiari delle vittime e della città".
Perchè "la mancanza di conseguenze, di nomi e cognomi su vicende come Ustica è una ferita ancora aperta, che fa male a Bologna e ai familiari ma dobbiamo dirci- sottolinea il sindaco- che fa male soprattutto al nostro Paese, perchè il grande silenzio arriva sempre e comunque dallo Stato e questo rimane un problema a cui le istituzioni tutte devono dare risposta". (Dire)