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Cronaca Imola

Usura, minacce e tassi all'80%: commercianti 'stritolati' da 'strozzino-boss'

Prestava soldi ad esercenti in difficoltà per poi applicare tassi di interesse altissimi e cercare di portare il debito a cifre sempre più elevate. Quando il creditore non riusciva a pagare non lesinava minacce, millantando conoscenze nella malavita. In manette dopo aver agito per anni

Si atteggiava a "Boss", millantando conoscenze nella malavita campana, e così per anni aveva portato avanti operazioni di "strozzinaggio" gettando sul lastrico alcuni commercianti di Imola e Provincia. Martedì scorso è stato arrestato dopo un'articolata indagine condotta dalla Squadra Mobile della Polizia di Bologna. L'uomo ritenuto responsabile di usura è G.P., un 69enne di Napoli, domiciliato nel ravennate. Al suo attivo un vasto curriculum criminale, dalla rapina, al traffico internazionale di sostanze stupefacenti all'estorsione.

A far scattare le indagini la segnalazione di un venditore ambulante di Imola, che afflitto da problemi economici si era rivolto allo "strozzino" per un prestito, dopo essere stato 'agganciato' dallo stesso. Il commerciante in varie trance ha ricevuto una somma totale pari circa a 13mila euro. Nel giro di alcuni mesi ne ha restituiti circa 20mila, ma ancora altissima era la somma da restituire all'"usuraio".

Il debito accumulato nei mesi, infatti, era lievitato a dismisura: l'aguzzino avrebbe applicato tassi di interesse salatissimi, che variavano dal 40 e fino all'80%. Il rimborso doveva avvenire con cadenza settimanale; cosa che l'ambulante non sempre riusciva a fare. A quel punto, il creditore proponeva ulteriori prestiti, secondo collaudata tecnica usuraia, in modo da portare il debito a valori sempre più elevati e con la finalità di far perdere alla vittima il conto dei soldi ricevuti e da corrispondere.

Quando l'ambulante si trovava  a corto di soldi, tanto da non riuscire a saldare la rata settimanale all'usuraio, volavano minacce. 'Abbiamo registrato un'escalation nelle azioni minacciose" racconta gli inquirenti. Lo 'strozzino' avrebbe infatti spinto la vittima ad un profondo stato di prostrazione psicologica, arrivando a farlo temere per la propria incolumità, attraverso "avvertimenti" del tipo "Se non mi paghi o mi denunci scateno una guerra" o ancora: "L'ultimo che non mi ha restituito i soldi è chiuso in casa da 6 mesi". E via dicendo, rimarcando spesso conoscenze malavitose che avrebbero intercesso in suo favore se qualcosa 'fosse andato storto'.

Tanto era lo stato di assoggettamento e terrore della vittima, che dopo mesi di minacce, vedendosi sprofondato completamente nel baratro, era stato colto da un malore. Venne ricoverato all'ospedale di Imola. Nemmeno qui il suo 'aguzzino' lo lasciò in pace. Lo raggiunse al capezzale, rinnovando minacce su minacce (SCENA FILMATA, GUARDA IL VIDEO).

Solo dopo molti mesi la vittima ha trovato il coraggio di allertare le forze dell'ordine. Chiamò il 113, segnalando il fatto, ma subito dopo si pentì, e non andò avanti nel denunciare l'episodio. A quel punto pero' la Polizia mantenne le 'antenne' alzate. Scattarono una serie di appostamenti e operazioni di monitoraggio. Attraverso pedinamenti e intercettazioni ambientali, vennero raccolti vari elementi che ricostruivano la situazione. Il quadro indiziario era sufficiente - secondo gli inquirenti - per chiudere il cerchio intorno allo 'strozzino', la cui posizione era ormai compromessa dalla registrazione di minacce e trattative, dalla intercettazione di alcuni assegni postdatati che l'uomo costringeva a farsi dare dalla vittima come garanzia, nonchè dal ritrovamento di alcuni taccuini nei quali l"usuraio' aveva annotato varie situazioni creditizie pendenti.

"Dalle indagini svolte fino ad ora - informano gli inquirenti -  sono state accertate almeno due vittime, ma si ha motivo di credere che altri commercianti tra l'imolese e il bolognese possano essere stati avvicinati dallo stesso soggetto'. La situazione non è facile - come raccontano  i dirigenti della Squadra Mobile - "difronte ad azioni di strozzinaggio le vittime sono restie a parlare, combattute perennemente tra la volontà di denunciare l'accaduto per uscire dal 'tunnel' nel quale si trovano e la paura di esporsi per non incorrere in ripercussioni violente da parte dei loro aguzzini'.

"Sul caso - concludono gli inquirenti - continuiamo a svolgere accertamenti. Sappiamo che il soggetto gravitava ad esempio anche intorno alla Piazzola a Bologna. Non è da escludere dunque che altri soggetti abbiano ricevuto trattamenti analoghi a quelli appurati fin'ora. L'esortazione da parte nostra - chiosano - è quella di non tacere difronte a certe situazioni'.

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