Vaccini, accordo Ausl-medici di famiglia. Il sindacato: "Disparità di trattamento, non firmiamo"
"Tutti i medici che lavorano nello stesso accordo nazionale debbano godere di pari dignità ed è necessario regolare tutti i settori"
Arriva sul tavolo della Prefetta di Bologna la questione ingaggio dei medici di medicina generale per fare i vaccini. Snami - Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani - ha chiesto la cosiddetta procedura di raffreddamento ed è in stato di agitazione, in contrasto con l'Ausl di Bologna, per l'accordo firmato nelle settimane scorse con i medici di medicina generale, siglato ad oggi solo dalla Fimmg - Federazione Medici di Famiglia.
"Possono lavorare solo 12 ore a settimana e con una tariffa oraria diversa e molto inferiore da quella proposta dall'azienda"
Secondo Snami, l'intesa andrebbe a "peggiorare le disparità di trattamento" tra le varie categorie di medicina generale, medici di famiglia, guardia medica, medicina penitenziaria e quella dell'emergenza. Non tutti questi settori, infatti, sono compresi nell'accordo e da parte dell'Ausl di Bologna non c'è "nessuna concreta apertura" a risolvere il problema, punta il dito lo Snami. Eppure, sottolinea il sindacato, "ad oggi altri medici incaricati nell'ambito della medicina generale, ovvero i medici addetti alle attività territoriali programmate, stanno già svolgendo i vaccini anti-covid. Solo che possono lavorare solo 12 ore a settimana e con una tariffa oraria diversa e molto inferiore da quella proposta dall'azienda e appoggiata dalla Fimmg". Allo stesso modo, continua lo Snami, "i medici afferenti alla medicina penitenziaria sono nel limbo del pagamento di svariate prestazioni precedenti e non si è voluto regolamentarli nemmeno per l'attivazione della campagna vaccinale, nella quale pur tuttavia sono stati coinvolti avendo già iniziato i corsi da vaccinatore".
Secondo il sindacato, invece, "tutti i medici che lavorano nello stesso accordo nazionale debbano godere di pari dignità ed è necessario regolare tutti i settori, di modo che tutti i medici fino all'ultimo uomo siano impiegabili senza ritardo e con pari trattamento retributivo, contributivo e di tutela". In altre parole, avverte lo Snami, "non permetteremo che si dica che mancano i medici, dato che i medici ci sono. Basta solo sistemare i blocchi amministrativi e le regole di ingaggio, che noi vogliamo siano chiare, eque, flessibili e trasparenti per tutti i professionisti coinvolti in analoghe funzioni". Ad oggi, invece, "il caos amministrativo vede almeno cinque diverse forme contrattuali attive per la stessa funzione- punta il dito il sindacato- e questo accordo andrebbe a peggiorare le disparità di trattamento che si creano tra i medici". Per questo, ribadisce lo Snami, "non solo non abbiamo sottoscritto l'accordo, ma abbiamo anche chiesto al Prefetto il tavolo negoziale per risolvere queste criticita'". (dire)