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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Contraffazione di abbigliamento, nei guai titolare di negozio al Centergross di Funo di Argelato

L'uomo considerato ai vertici di una organizzazione che importava prodotti contraffati di ottima fattura per rivenderli mischiati con gli originali

C'è anche un 42enne, titolare di un negozio di rivendita al Centergross di Funo di Argelato, tra gli indagati per una operazione della Guardia di Finanza, che ha portato all'emersione di un 'giro' di capi di vestiario e scarpe contraffatti e immessi nel mercato 'mischiati' con i capi originali.

L'operazione, condotta dalla Finanza di Napoli, ha portato a 10 misure cautelari, con gli arresti domiciliari scattati per quattro soggetti. Tra questi il 42ennne, originario della provincia salernitana ma da tempo residente nel bolognese e titolare di una nota rivendita all'interno del Centergross di Funo, quest'utlimo estraneo ai fatti constestati.

Nelle carte raccolte dalla Finanza, l'uomo è considerato uno dei capi della presunta associazione a delinquere, che servendosi di capi di ottima manifattura ma non autorizzati dalle case madri, li rivendeva utilizzando i circuiti classici del retail e piazzati -si legge nell'informativa della Finanza- prevalentemente "attraverso negozi e outlet multi brand regolari".

A carico del soggetto -come gli altri finiti nell'inchiesta della procura napoletana- anche le accuse di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, frode nell'esercizio del commercio, vendita di prodotti industriali con segni mendaci e ricettazione.

Partite contraffatte insieme agli originali

Le attività di indagine, coordinate dalla locale Procura della Repubblica – D.D.A., hanno permesso di raccogliere gravi indizi di reità nei confronti di un’articolata organizzazione criminale, strutturata secondo una definizione di ruoli e incarichi puntualmente determinati, in grado di contare su canali di approvvigionamento anche stranieri (Turchia e Cina) e su una fitta rete distributiva sia fisica che on-line, dislocata in maniera capillare nelle province di Napoli, Bologna, Caserta, Salerno e Roma.

I prodotti, identici agli originali, venivano commercializzati in negozi e outlet multi brand (unendoli ad articoli genuini), ovvero venduti on-line, truffando in tal modo gli ignari consumatori sia in Italia che all’estero.  

Per l’approvvigionamento della merce dall’estero l’associazione poteva disporre di un proprio diretto referente, con precedenti specifici, stabilmente domiciliato a Istanbul, da dove curava i rapporti con i fornitori di quel Paese, oramai divenuto punto di riferimento internazionale per il rifornimento di capi contraffatti.  

Per il commercio via internet, l’associazione poteva contare su una sede operativa in Nocera Inferiore dove disponeva di uffici attrezzati con strumenti informatici, un vero e proprio call center per i contatti telefonici con i clienti e un annesso deposito e show-room, da dove veniva gestito il traffico di abbigliamento e accessori contraffatti, venduti in Italia e all’estero attraverso un apposito sito internet, sfruttando altresì piattaforme di vendita di prodotti online.

Sono state monitorate vendite a clienti ubicati oltre che in Italia, anche in Germania, Slovenia, Francia, Grecia e Danimarca. Tra i destinatari dell’odierno provvedimento figurano anche alcuni commercianti al dettaglio che dopo essersi riforniti di abbigliamento contraffatto dai promotori dell’organizzazione lo univano ad altri articoli regolari proponendolo per la vendita.

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