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Lunedì, 27 Marzo 2023
Cronaca Via Enrico Mattei

Via Mattei, dentro all'ex-Cie: "Cona? Qui è meglio"

Parla una coppia di richiedenti asilo trasferita dal veneto alla struttura di via Mattei. Già metà degli arrivi è stata redistribuita in altri centri emiliano-romagnoli. All'interno dell'ex-cie, un presidio medico fisso e ambienti separati per donne, uomini, e minori

«Cona is not Italy!» ovvero Cona non è l'Italia. Questa è la frase più emblematica del colloquio con una coppia nigeriana, proveniente dal centro veneto di Cona e in attesa di essere smistata in altri nodi della rete di accoglienza emiliana. John, pastore cristiano 37enne, è scappato via da Abuja, Nigeria un anno fa, assieme alla moglie, dopo che la loro bambina è rimasta uccisa da un attentato dinamitardo. A Cona ci sono arrivati in settembre, e hanno letteralmente visto la rabbia montare nei loro vicini di stanza.

«Là dentro c'era gente che aspettava da più di un anno, senza fare niente» spiega John, aggiungendo che anche le brave persone, in quel posto, corrono il rischio di cambiare, di «pensare cose cattive». Sulle condizioni del centro veneto, John ricorda soprattutto il freddo: il riscaldamento non era sempre acceso, la gente si ammalava, ma quando chiedeva una visita «la soluzione era solo una pillola di paracetamolo». Inoltre, l'ambiente promiscuo era pericoloso per le donne: anche la moglie di John è stata palpeggiata in bagno.

La rivolta a Cona, secondo quanto riferisce John, sarebbe stata guidata da ospiti di lingua francofona più "anziani", fermi nel centro della cittadina veneta da oltre un anno, con le procedure burocratiche ferme. Nel giorno dei tumulti, circa un centinaio di loro avrebbero ostacolato la distribuzione dei pasti, un picchetto di protesta per non fare entrare il cibo all'interno della struttura. L'iniziativa dei rivoltosi non sarebbe stata condivisa dagli altri ospiti del centro, e ne sarebbe nata una rissa collettiva. Solo in quel momento -spiega John- la polizia ha fatto irruzione nel centro, riportando la calma.

Intanto la struttura di via Mattei si sta preparando alla cena. Dentro a quella che poteva essere la piazza d'armi della vecchia caserma dei Carabinieri ora è quasi coperta di strutture prefebbricate, le quali ospitano circa 250 dei 600 transitanti nella struttura. Non ci sono tende blu, non riscaldate. Al loro interno i ragazzi, molti dei quali nascosti dai cappucci delle giacche, ascoltano la musica e stendono il bucato. Un cinquantina i bagni chimici, dal pregnante odore di acido muriatico, ma puliti. Le porte blindate sono state asportate quando da Cie questo luogo si è trasformato in un centro di smistamento. Il posto di Polizia è all'ingresso, e questo fa sentire più al sicuro John: «A Cona eravamo più di mille, e non c'era nemmeno un poliziotto».

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