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Cronaca San Donato / Via Rimesse

Case Acer di via Rimesse: "Nessuno le vuole? Non le fanno vedere e non dicono quanto si paga"

Solo il 10% ha risposto in modo positivo all'assegnazione degli immobili Acer, un lettore: "Ecco tutta la storia: ti danno poco tempo per decidere e l'appartamento non lo puoi neppure vedere"

Qualche giorno fa, la notizia che nonostante l'emergenza abitativa, il Comune di Bologna facesse fatica ad assegnare 55 alloggi Acer di recente ristrutturazione ubicati in via Rimesse.  Era stato lo stesso assessore Riccardo Malagoli a segnalare il fatto che, su 150 proposte di assegnazione, solo il 10% delle famiglie aveva accettato l'appartamento popolare. Un lettore, a proposito di questi immobili ci ha scritto: "La verità di questi appartamenti è questa" raccontandoci la sua esperienza come possibile assegnatario.

IL RACCONTO: CI HANNO CHIAMATI PER DIRCI CHE LA CASA ERA NOSTRA. "Sono un componente di una famiglia assegnataria ACER composta da tre persone invalide, io in maniera minore, mia sorella con un deficit psicologico e visivo mia madre con un invalidità visiva al 100%. Circa un mese fa ci é stato offerto un appartamento in via Rimesse di circa 69 metri quadrati, una richiesta molto allettante, ma che come ogni bella cosa, nasconde qualcosa".

LA TELEFONATA E I TEMPI STRETTISSIMI PER ACCETTARE SENZA VEDERE. "Già dalla prima telefonata - prosegue il racconto di J.P. -  ci hanno detto che avevamo 24 ore per decidere e alla nostra richiesta di avere più informazioni come consueto per l’assegnazione di appartamenti, ci è stato risposto che avremmo potuto presentarci all’ufficio dedicato per visionare la piantina. Il giorno seguente ci siamo presentati per avere maggiori informazioni e, come farebbe chiunque, abbiamo chiesto di visionare la casa: in famiglia siamo tutti invalidi e ci servono le misure per capire come muoverci e logicamente vedere la luminosità dell’appartamento, capire se serve modificare angoli, comprendere la grandezza degli spazi per programmare un trasloco,se c’è bisogno di adattare qualsiasi cosa (azioni che prende in considerazione qualsiasi persona che cambia appartamento)".

"A tutto ciò ci è stato risposto di no!" Alla famiglia di J.P. è stato detto che sarebbe stato possibile visionare soltanto una piantina stampata su un foglio A4: "La potevo vedere solo io la piantina visto che mia madre è non vedente l’unico modo di conoscere gli spazi sarebbe quello di camminarci dentro".

"NON CI HANNO COMUNICATO IL PREZZO". "Abbiamo chiesto altre informazioni come il prezzo mensile, differente per il reddito ovviamente ma non calcolabile prima della firma del contratto, al quale bisognava aggiungere: manutenzione caldaia, giardino interno e ristrutturazione. Quindi abbiamo anche chiesto quando si sarebbe potuto entrare nell’appartamento, ma nessuno ce lo ha saputo dire: domani? Fra un anno? Non sappiamo".

Insomma, come conclude J.P. "La vera storia è questa: nessuno disdegna quegli appartamenti poiché nessuno li ha veramente visti! Parlando con la signora con la quale abbiamo visionato la piantina ne è anche uscito che già molte persone e soprattutto invalidi avevano scartato l’opzione,  era stato perfino vietato ad invalidi in carrozzina di visionare gli appartamenti. La proposta che è stata fatta a tutti è quella sostanzialmente di un contratto in bianco al quale aggiungere in seguito i prezzi. Voglio supporre che ci sia stata presentata solo male la cosa perché se no si tratterebbe di qualcosa di illegale come confermato anche dal nostro avvocato. Questa è la vera storia di quegli appartamenti, assegnazioni a scatola chiusa per invalidi e non, sostanzialmente una proposta indecente che fa solo leva su persone in difficoltà! Spero che alla luce di ciò possiate fare le domande giuste a chi se ne occupa in modo da far finire questo ennesimo spreco e presa in giro".

ALLOGGI ERP OCCUPATI: MARCHETTI DENUNCIA IL SISTEMA. Anche l'esponente del Carroccio Daniele Marchetti denuncia il sistema delle case popolari, soffermandosi sulle occupazioni: "La vicenda potrebbe avere dell’incredibile, se non fosse che, ormai, sugli alloggi popolari esiste un autentico caos. Tra case occupate abusivamente in alcune zone del Paese e famiglie che attendono mesi o anni l’assegnazione di un alloggio. Succede, però, che a volte una famiglia che ha ricevuto letteralmente lo “sfratto” per “gravi violazioni del regolamento di gestione” continui a risiedere comodamente nella propria casa popolare.

UN CASO SPECIFICO. La questione è stata sollevata dunque anche dal consigliere regionale della Lega Nord Marchetti, deciso a capire se questo paradossale caso non sia in realtà solo la “punta dell’iceberg”. "Sappiamo che la decadenza dell’assegnazione dell’alloggio può essere disposta dal Comune, d’ufficio o su richiesta del soggetto gestore – chiarisce Marchetti – ma conosco una situazione di cui mi sono occupato anche ai tempi della mia permanenza in consiglio provinciale, di una famiglia di nordafricani che ha ricevuto a novembre, dopo varie sollecitazioni, un invito da Acer a lasciare l’alloggio entro 10 giorni. Per via di alcune condotte domestiche che non esiterei a definire molto gravi, sicuramente in violazione con il regolamento di gestione".

"Fatto sta che i 10 giorni sono passati da un pezzo, ma questa famiglia non ha nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di lasciare l’alloggio, a fronte di tante persone più meritevoli che attendono la casa e che ne avrebbero bisogno per condizioni di indigenza.» Di qui l’input per un’interrogazione all’Assemblea regionale, in cui Marchetti chiede sia fatta luce sul singolo caso e per capire se nel background della vicenda si nasconda un problema di portata maggiore: «Nonostante le verifiche dell’Azienda Case Emilia-Romagna, che ha intimato più volte il nucleo familiare ad abbandonare l’edificio, nulla per ora si è mosso. Quello che come Lega Nord vorremmo cercare di capire è se tramite l’Osservatorio regionale del sistema abitativo, previsto dall’articolo 16 della legge regionale 24 del 2001, sia possibile avere una stima di quanti casi analoghi esistano sul nostro territorio. Crediamo – conclude Daniele Marchetti – che la casa sia un diritto inalienabile per le famiglie, per questo vorremmo che le necessità di chi attende un alloggio popolare da tanto tempo siano difese, a fronte di chi, infischiandosene delle regole, occupa un alloggio di edilizia popolare senza averne più diritto".

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