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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Le donne pagano il prezzo più alto della pandemia: "Storie di mani che ricostruiscono il futuro" (con il lavoro)

Una mostra fotografica per la giornata contro la violenza sulle donne: “Le mani rappresentano uno strumento di emancipazione e affermazione personale, nel lavoro e nella vita, per la libertà"

I dati post pandemia parlano di una realtà drammatica sull’occupazione femminile nel nostro Paese, dove oltre 430mila le donne hanno perso il lavoro. Un record tra i più alti in Europa, a testimoniare come siano state le donne a pagare il prezzo più pesante della crisi. Parte da qui la fotografa Tiziana Marongiu, autrice degli scatti raccolti nella mostra “Dalle mani delle donne”:scatti che raccolgono storie di donne che con le mani riscrivono il futuro, con fiducia nelle proprie capacità e professionalità. “Le mani rappresentano uno strumento di emancipazione e affermazione personale, nel lavoro e nella vita, per la libertà. – spiega Marongiu - Le mani delle donne che lavorano mi hanno sempre affascinato”

“Una mostra in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne – dice Rosa Amorevole, presidente del quartiere Santo Stefano – che abbatte lo stereotipo d’immagini di mani sempre e solo in atteggiamento di difesa. È bello pensare che dalle mani si riparte, per ricostruire la propria dignità e identità.” L'esposizione (a ingresso gratuito) è alla Sala Museale “Elisabetta Possati” del Baraccano e per visitarla è richiesto il green pass. 

Ma chi sono queste donne? Ognuna di loro ha una storia. Eccone alcune. 

Giorgia Schvili - interior design, designer moda (Bologna) 

Da stilista, a imprenditrice, a designer, a madre e moglie. Ci sono stati tanti cambiamenti nella vita di Giorgia e altrettanti nuovi inizi, momenti di difficoltà e risalite. Con un punto fermo: l’amore per i cinque figli. Cinque maschi, Timothy, Michel, Daniele, Alessandro e Benjamin. Le iniziali dei loro nomi sono tatuate per sempre sulle cinque dita della sua mano.

Tiziana Mazzotti Dalmastri - pensionata ricamatrice (Pianoro, Bologna) 

Tiziana è pensionata e ama il ricamo e la sartoria. Non una passione solitaria, ma condivisa con altre donne. Con loro s’incontra e tra un filo e un ago, creano oggetti meravigliosi, che rivendono. Il ricavato serve a finanziare l’acquisto di macchine da cucire destinate a donne africane rimaste vedove, destinate alla povertà in Paesi già poveri, per restituire loro dignità e un mestiere.

Nadia Tonelli - maestra di Tombolo (Monte San Pietro, Bologna) 

Tempo fa, quattro coppie di amici acquistarono un appezzamento di terreno con quattro immobili e un fienile, sulle colline bolognesi. Insieme, hanno condiviso vite e spazi, in una delle prime esperienze di cohousing. Nel fienile, la domenica mangiano insieme e gestiscono un laboratorio per la lavorazione della lavanda e un altro di tombolo. Il ricamo per Nadia  è terapeutico, il suono dei fusilli attraverso le sue mani l’aiuta a liberare la mente e ad apprezzare il gesto.

Donatella Maranesi - impenditrice vinicola (Zola Predosa) 

Donatella è un architetto, ma a un certo punto della vita ha scelto di continuare il lavoro del padre. Ha lasciato tutto, per dedicarsi al mondo del vino. La sua è una vera impresa al femminile, condotta da una donna: la scelta dell’uva, le viti, la vendemmia, la gestione degli operai, il mosto. Oggi la sua piccola azienda esporta vino anche all’estero.

Felicia - sfoglina del ristorante "Al Pappagallo" (Bologna)

Felicia è arrivata in Italia dalla Romania per lavorare come badante. Appassionata di cucina, ha iniziato come aiuto cuoco in un ristorante, per approdare poi al Pappagallo. È grazie a lei , alle sue velocissime mani, che l’esercizio ha vinto il Tortellino d’oro.

Oss - Centro diurno anziani, Società Dolce (Bologna)

L’operatrice socio sanitaria della foto non ha volto, ma le sue mani esprimono tutto. È arrivata in Italia da un Paese straniero, spinta dalla povertà e dal bisogno di sfamare la sua famiglia. Ha lasciato un figlio alle scuole elementari e l’anziana madre che se ne occupa. Il ragazzo ha potuto studiare, grazie ai soldi che lei manda a casa e vive in una casa calda, con molte comodità. A lei mancano gli affetti, ma attraverso il suo lavoro ritrova gesti e una parte di sé trascurata. 
 

Dalle mani delle donne: le foto della mostra

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