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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Violenza sulle donne, a Bologna pena esemplare. Ma si continua a non denunciare

E' Angela Romanin della Casa delle Donne di Bologna a spiegare perchè è più facile "lasciare tutto com'è". Subire violenza è doloroso, ma decidere di reagire è un viaggio nella paura

Leggiamo certe notizie e noi, che siamo donne, stentiamo a crederci. Non crediamo che un uomo possa metterci le mani addosso, insultarci, allontanarci da familiari e amici, isolarci, farci subire per giorni, mesi e anni la sua prepotenza senza far nulla, neppure una denuncia.

Pensiamo che queste cose possano accadere solo a persone deboli, magari con pochi strumenti culturali, donne che non escono, non conoscono, non sanno...e invece ci sono avvocati, commercialisti, medici: la schiera di donne che subiscono violenza ha profili che non immagineremmo e tanti 'buoni' motivi per avere paura a denunciare quello che accade loro fra le mura domestiche. 

"Secondo l'ultima indagine Istat  - spiega Angela Romanin, vicepresidente della Casa delle donne per non subire violenza - le donne che subiscono violenza sono per la maggiore donne separate, autonome e con tutti gli strumenti per far fronte a un uomo violento, e non quello stereotipo di casalinghe o le mogli concentrate unicamente su marito e famiglia. Chiaro è che senza autonomia e indipendenza economica è poi più difficile uscirne, ma di certo dobbiamo uscire dall'ordine delle idee che possa solo ad alcuni tipi di donna". Quella dell'arresto e della condanna a 4 anni e 2 mesi per maltrattamenti alla compagna di qualche giorno fa è solo l'ennesima storia di violenza domestica, ma in questo caso la pena "è stata esemplare", come hanno anche sottolineato gli inquirenti. La vittima non aveva mai avuto il coraggio di denunciare il suo compagno, nonostante le percosse, l'isolamento dalla sua famiglia cui era costretta, le minacce, le lesioni anche gravi riportate.  

Angela, perchè donne come queste, non denunciano il loro carnefice?

Le ragioni sono tante e tutte razionali. La prima è la paura, la seconda è la lungaggine della giustiza, la terza lo status sociale e in ultimo (ma molto determinante) i sensi di colpa e la vergogna. Il timore di essere punita per aver raccontato quello che succede in casa, la paura di non essere creduta, la sensazione (indotta) di 'meritarselo' e il terrore degli stravolgimenti: cambiare casa, occuparsi dei figli, non riuscire ad essere indipendente. E anche allontanarsi da un uomo che magari si ama ancora, nonostante tutto. La sensazione insomma che rischi molto meno restando dov'è. 

Quali sono gli step per uscire da situazioni come quella descritta nell'articolo?

Il percorso è lungo: intanto è bene parlarne con qualcuno che abbia gli strumenti giusti per comprendere e soprattutto che creda a quello che gli viene detto (visto che spesso le manipolazioni avvengono anche facendo pernsare che se non ci sono testimoni non ci sono prove). Poi rivolgersi a una figura istituzionale, alle forze dell'ordine a un centro anti-violenza, a un avvocato. Poi, naturalmente, sporgere denuncia. 

Quante sono oggi le donne che subendo comportamenti violenti fanno denuncia?

Vanno dal 4% al 9%. La percentuale di chi va a processo si riduce ancora e ulteriormente quella delle condanne. In pratica è un imbuto che perde acqua. C'è un grande sommerso di impunità per i maltrattati. 

Paesi in cui i numeri sono diversi? Grazie a quale provvedimento?

L'Inghilterra per esempio. In Gran Bretagna infatti lo sforzo contro la violenza verso le donne è coordinato con azioni di sistema, un piano nazionale che prevede la formazione dei poliziotti e più protezione per le vittime. In Italia purtroppo la denuncia non offre protezione per le vittime, anche se ci sono degli strumenti che aiutano come l'ammonimento per lo stalking e l'ordine di protezione. 

Esistono differenze, nei percorsi di giustizia, fra coppie sposate e non?

Non ci sono differenze. Chiaramente per una donna sposata è più difficile, ci sono maggiori difficoltà. 

Recuperare una relazione che ha registrato comportamenti violenti e di sottomissione della donna: è possibile?

Se la domanda fa riferimento alla terapia di coppia, no, è sconsigliata. Non confondiamo il potere, il controllo con il conflitto.  Inoltre uno dei rischi è quello di incappare in un terapeuta non preparato. 

Nel caso specifico dell'uomo arrestato in questi giorni, abbiamo di fronte una storia che vede protagonista un soggetto molto violento...come valutare il livello di pericolosità?

In questo caso la lista di precedenti è ampia e l'uso di armi innalza ulteriormente il livello di pericolosità di questo uomo. 

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