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Cronaca Via Enrico Mattei

Via Mattei, il Papa è atterrato: la visita all'Hub migranti

Transenne traboccanti degli ospiti del centro migranti. iL Papa indossa il braccialetto identificativo degli ospiti, e gira all'interno della struttura tra i prefabbricati. Applausi in Piazza Maggiore

Prima tappa. Il Papa è entrato nell'Hub di via Mattei, poco dopo il suo arrivo a Bologna in elicottero. Si è fatto applicare il braccialetto identificativo, ha salutato il presidente della coop che gestisce l'Hub e ora sta sfilando tra gli ospiti, nella parte retrostante il fabbricato, lungo le strutture semipermanenti che ospitano centinaia di persone tutto l'anno, stringendo mani, scambiando battute.

Accompagnato da una mediatrice culturale, si avvicina ai migranti: in numerosi si scattano selfie stringendo la mano al Santo Padre -a volte non ricambiando nemmeno lo sguardo- mentre altri invece lo fissano negli occhi e mostrano cartelli di benvenuto, oltre che offrirgli doni ed esponendo cartelli nei quali chiedono i documenti in regola.

Ho voluto che fosse proprio qui il mio primo incontro con Bologna”, ha detto una volta raggiunta la pedana predisposta per il suo saluto, “è il porto di approdo di coloro che vengono da più lontano e con sacrifici che a volte non riuscite nemmeno a raccontare”.
“Molti non vi conoscono e hanno paura”, ha proseguito, “questa li fa sentire in diritto di giudicare e di poterlo fare con durezza e freddezza credendo anche di vedere bene”. Non è così, ha ribadito, perché “si vede bene solo con la vicinanza che dà la misericordia. Senza questa, l’altro resta un estraneo, addirittura un nemico, e non può diventare il mio prossimo”. 
Il Papa, dopo aver ringraziato le istituzioni e i volontari che si prendono cura degli ospiti del centro, ha ricordato come il fenomeno dell’immigrazione richieda “visione e grande determinazione nella gestione, intelligenza e strutture, meccanismi chiari che non permettano distorsioni e sfruttamenti” auspicando l’intervento di un numero maggiore di paesi e l’apertura di corridoi umanitari per i rifugiati in condizioni più difficili. “Ognuno di voi ha la sua storia e questa storia è qualcosa di sacro”, ha aggiunto a braccio tra gli applausi.
“Vengo in mezzo a voi perché voglio portare nei miei i vostri occhi, nel mio il vostro cuore”, ha continuato dopo aver rivolto parole speciali agli ospiti più giovani, ancora minorenni, ragazzi e ragazze   “che hanno un particolare bisogno di tenerezza”.
“Siete dei lottatori di speranza”, così ha definito gli immigrati presenti nel centro, invitandoli a non cadere nella delusione o peggio nella disperazione ma anche “ad essere aperti alla cultura di questa città, pronti a camminare sulla strada indicata dalle leggi di questo Paese”.
Dopo aver chiesto un minuto di silenzio per coloro che non ce l’hanno fatta a compiere il viaggio della speranza,   Bergoglio ha ricordato come proprio Bologna, 760 anni or sono, sia stata la prima città d’Europa a liberare dalla schiavitù 5855 servi della gleba. “Non ebbero timore di accogliere quelle che allora erano considerate non persone e riconoscerle come esseri umani”, ha concluso, “come vorrei che anche i vostri nomi fossero scritti e ricordati per trovare assieme, come avvenne allora, un futuro comune”.

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