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Cronaca

Se il voto non è un diritto garantito: il caso dei fuori sede e le voci da Bologna

Secondo l'Istat sono quasi cinque milioni gli studenti tra i 18 e i 35 anni a cui il diritto di voto viene precluso

Se è necessario pagare per un diritto, allora quel diritto non è più considerabile tale. Ma, come troppo spesso accade, la politica italiana dimentica spesso di trattare alcuni argomenti, soprattutto se così delicati come quelli per il diritto al voto. La garanzia di far accedere ogni persona avente diritto alle urne è un argomento che ciclicamente compare sui media e sui social network, specialmente quando si è in periodo di elezioni. E, sebbene la “lotta all’astensionismo” sia uno degli argomenti che mette d’accordo più o meno tutte le fazioni politiche, il voto per i fuori sede perde sistematicamente il suo peso specifico nel dibattito pubblico con il passare delle campagne elettorali.

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Elezioni, i fuori sede a Bologna

Il flusso migratorio interno segue nella maggior parte dei casi la direttiva che va da sud a nord. Città come Milano, Torino e Roma attirano da sempre ingenti flussi migratori di giovani lavoratori e studenti. Non fa eccezione Bologna, probabilmente la città universitaria per eccellenza. Tra i fuori sede non residenti domiciliati ma non residenti in città c’è Angelica. Originaria di un paesino in provincia di Messina, in Sicilia, Angelica ha 28 anni lavora come impiegata bancaria. È a Bologna da due anni e vive con suo marito: né lei né lui hanno qui la propria residenza: “Il nostro obiettivo è quello di tornare al sud prima o poi – dice Angelica a Bologna Today – per questo non abbiamo spostato qui la nostra residenza”. Angelica non si è arresa e anzi, con un certo anticipo, ha provato ad organizzarsi per riuscire a votare anche a distanza: “Un paio di mesi fa ho cercato un modo per poter votare anche da qui, ma ho appreso che possono fare richiesta solo medici, infermieri, forze dell'ordine. Io, da impiegata bancaria, non posso; dovrei prendere un aereo e tornare giù”. 

“Mi sento come se mi avessero negato un diritto – conclude Angelica – e nel 2022 è davvero difficile comprendere i motivi per i quali ancora non abbiano trovato un modo alternativo”. 
La stessa cosa la dice Clementina. Lei ha 30 anni, è originaria di Isernia, in Molise, e nella vita lavora come educatrice: “Avrei voluto votare volentieri, e come me tante persone che conosco che vivono qui. Ma per me è impossibile, non posso permettermi di fare 1.200 chilometri in due giorni. La cosa assurda è che lo Stato ha già accesso alla mia identità digitale tramite SPID, non capisco quale sia la difficoltà. E anche se il web si dimostrasse inaffidabile, cosa ci vuole ad allestire un seggio fisico in cui far votare i fuori sede? Votano le persone che vivono all’estero e non votiamo noi che siamo qui in Italia. È un modo per escludere migliaia e migliaia di giovani che studiano o che lavorano. È una follia”.

Elezioni e fuori sede, la situazione in Italia

Secondo l’ISTAT si stima che le persone a cui viene preclusa la possibilità di esercitare il proprio diritto di voto siano circa 4,9 milioni all’anno. Tra questi, la maggior parte sono giovani tra i 18 e i 35 anni. Che siano studenti o lavoratori, i ragazzi e le ragazze che sono lontani e lontane da casa sono obbligati a pagare per poter recarsi alle urne. Quest’anno, inoltre, la data del 25 settembre ha coinciso con il periodo degli esami universitari di settembre, rendendo l’esercizio del voto ancora più difficile. 

Italia, Cipro e Malta sono gli unici paesi membri dell’Unione Europea a non garantire il voto per i fuori sede. Alcuni parlamentari, come ad esempio Emma Bonino e Riccardo Magi di Più Europa la scorsa estate avevano presentato un’interrogazione per chiedere alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese di intervenire: «Non possiamo lamentarci della scarsa partecipazione dei giovani alla vita politica e poi non permettergli di votare dove vivono» dicevano Magi e Bonino con cognizione di causa. Ma, come accaduto per altri appelli passati, anche questo tentativo si è risolto in un buco nell’acqua. 

Al momento, come scrive la versione online del quotidiano Domani, esiste una proposta di legge a prima firma della deputata del Partito Democratico Marianna Madia che proponeva il voto per corrispondenza, così come si fa per gli italiani residenti all’estero. Il testo è stato presentato nel marzo del 2019, ma il suo iter è fermo all’esame in commissione Affari Costituzionali da maggio 2021.

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Voto per i fuori sede, le azioni dal basso

Come spesso accade, quando le cose non cambiano dall’alto allora ci si prova dal basso. È quello che prova a fare Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby. The Good Lobby è un’organizzazione no-profit che da anni promuove una campagna per garantire il diritto di voto ai fuori sede. I motivi per cui questo diritto viene sistematicamente negato, secondo Anghelé, sono di natura politica e burocratica: “Deve essere riformato l’attuale sistema di voto – spiega Anghelé a Irene Fassini, giornalista di Milano Today – fino a qualche mese fa non esisteva neanche un’anagrafe digitale degli elettori. Concedere questa possibilità significa far accedere al voto giovani tra i 18 e i 35 anni, che provengono soprattutto dal Sud e il cui voto è potenzialmente meno condizionato e clientelare”.

Come evidenziato nel sito di The Good Lobby, alcune categorie di lavoratori – come, ad esempio, i corpi militari – possono già votare al di fuori del loro comune di residenza. Per gli studenti esistono solamente agevolazioni su treni e aerei, ma presentano una serie di problemi: sono poco pubblicizzati, è difficile accedervi, gli sconti sui treni si applicano solamente a lunghe tratte mentre quelli sui voli solo sulla compagnia di bandiera, per cui il prezzo di base è già molto alto rispetto alle low cost. Un’alternativa a questi due metodi di spostamenti l’ha fornita FlixBus, la nota compagnia di trasporto su gomma. Inviando una mail con la foto della propria tessera elettorale e quella del biglietto acquistato verso il proprio comune di residenza, la compagnia si impegna a rimborsare tutti i suoi viaggiatori con un voucher spendibile per un altro viaggio entro il 31 marzo (escluse le festività natalizie).

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