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XM24, lettera aperta all'assessore Orioli: "Per molti è una seconda casa"

"Negli ultimi anni a Bologna si sta portando avanti una politica di de-personalizzazione della città attraverso la de-localizzazione delle sedi universitarie, lo sgombero delle occupazioni per il diritto alla casa, la de-convenzione delle realtà sociali autogestite e nel nome del degrado"

Una lettera aperta indirizzata all'assessore all'urbanistica della Città di Bologna Valentina Orioli per "invitarla a conoscere la vita di Xm24". A scriverla è Claudia Vullo, architetto che in luce dello sfratto che ha come termine il 30 giugno prossimo dai locali dell’ex mercato ortofrutticolo, ha voluto fare una riflessione/appello su quella che definisce una "politica di de-personalizzazione" in atto a Bologna.  

«Cara Prof.sa Ass.ra Arch.ta Valentina Orioli,

l'occasione che mi porta a scriverle questa lettera pubblica è il desiderio di dialogo, ovvero di confronto bilaterale, tra persone che in questa sede indossano da una parte la veste di cittadino e dall'altra di pianificatore territoriale. Tale desiderio oggi diventa sempre più un'esigenza che assume maggiore peso in un clima di repressione come quello che sta calando su Bologna come una grassa pestilenza.
Mi rivolgo a lei in quanto oggi riveste il ruolo di assessora all'urbanistica della Città di Bologna, ma la missione che in primis le ho visto portare avanti attraverso l'insegnamento, è l'educazione a modelli di vita sostenibili nell'inscindibile tricotomia di sostenibilità sociale, economica e ambientale.

Quando l'ho conosciuta ero allieva della Facoltà di Architettura "Aldo Rossi" di Cesena e, animata dalla passione per l'architettura in quanto luogo sociale di aggregazione, ero entusiasta di seguire le sue lezioni di Tecnica Urbanistica. Ricordo quando l'allora assessora all'urbanistica P. G. da noi invitata, ci illustrò il nuovissimo PSC in fase di approvazione e le Sette Città - come dimenticare l'orgoglio con cui spiegava che anche la grafica innovativa delle planimetrie presentate in prospettiva e posizionate “in alto a sinistra” anziché nel consueto “in basso a destra” era indice e metafora di un modus operandi, oggi metafora svelata di una sinistra storica che non esiste più. O ancora, ricordo lo stupore che ci ha regalato facendoci conoscere il quartiere delle Coriandoline di Correggio, esperienza pioniera di progettazione partecipata degli Anni '90 che ancora oggi non ha eguali nel nostro Paese, dove hanno attivamente contribuito alla progettazione i bambini di ben 12 scuole.

A quei tempi mi era stato assegnato come tema di esercitazione, il complesso residenziale di G. V. alla Barca che rappresentò per me l'opportunità di conoscere la Bologna in cui mi ero da pochi anni trasferita, studiare l'espansione moderna della città coi suoi quartieri e scoprire le illuminate pratiche di gestione del territorio che, in un ritmo ascendente dal Secondo Dopoguerra agli Anni '70, avevano portato all'istituzione dei Centri Civici che rappresentavano la concretizzazione di un'amministrazione illuminata che di fatto si avvicinava ai cittadini e riconosceva pari dignità a coloro i quali erano stati emarginati nei "ghetti operai periferici" con la politica degli sventramenti di inizio Novecento.

Quella Bologna era un modello tanto per il territorio regionale quanto per le altre città italiane che venivano trascinate nella morsa del “capitalismo metropolitano”; quella Bologna denunciava la “crisi dell'ambiente umano" che "deriva da scelte politiche ed economiche che hanno favorito e permesso un dominio di parte sulla città e sul territorio, subordinando all'ambiente il profitto, in un connubio di assenze, di inefficaci resistenze e, a volte, di connivenza aperta e provocatoria con la speculazione" per citare la pubblicazione Conoscenza e coscienza della città. Una politica per il centro storico di Bologna (Bologna, 1974). Quella Bologna rispondeva concretamente all'emergenza casa attuando i PEEP attraverso i quali esprimeva il concetto di "diritto alla città".

Negli ultimissimi anni a Bologna si sta portando avanti una politica di "de-personalizzazione" della città attraverso la de-localizzazione delle sedi universitarie, lo sgombero delle occupazioni per il diritto alla casa, la de-convenzione delle realtà sociali autogestite e nel nome del Degrado, del Profitto e dello Spirito Santo si sta incidendo una croce che minaccia il carattere autentico della nostra città uterina apprezzato in tutto il mondo.

Il motivo per cui ho trovato il tempo di scriverle è dato da una seria preoccupazione per la lettera di sgombero rivolta allo spazio pubblico autogestito Xm24, luogo ricchissimo di incontri, scambi, partecipazione: una seconda casa per molti.

Xm24 offre un servizio di quartiere che colma il vuoto lasciato dal welfare dando spazio a numerosi laboratori autogestiti con l’idea di “condividere saperi senza fondare poteri” (Primo Moroni).
Xm24 è sede materna del mercato contadino locale di Campi Aperti che attraverso un recente comunicato ha espresso la propria posizione a fianco dello Spazio.
Xm24 è una delle realtà più brillanti di Bologna, alimenta il panorama artistico e culturale dando supporto a progetti che si realizzano sia nel territorio comunale che al di fuori di esso.
Xm24 è il sole attorno al quale ruotano personaggi straordinari che arricchiscono il quartiere di diversità.
Xm24 ha un cuore che pulsa e pulsa sempre più forte con l'approvazione di un numero crescente di sostenitori.
Xm24 è un gigante paziente, ma non può più sopportare l'abuso dei falsi servizi di giornalisti che accostano il lato oscuro della Bolognina ad immagini che lo ritraggono.

La Città della Ferrovia, “la nuova immagine di Bologna”, figura nata in seno alla costruzione della stazione dell'AV e all'indotto che da questa ne deriverebbe, vocata a luogo dinamico aperto alle relazioni internazionali, si riconosce nell’immaginario comune quale luogo di ardente creatività, stravagante intraprendenza, fascinosa stratificazione e, in questa città dentro la città, Xm24 non solo è compatibile, ma è essenziale dov'è e com'è.

E' stata appena smentita la notizia della caserma - era ovvio - ma l'amministrazione bolognese deve riconoscere che non sarà il rifiuto a rinnovare la convenzione a cambiare le sorti di un quartiere, ad allontanare la droga dalla città, a rendere le strade più pulite. Se è questo l'obiettivo al quale mira, dovrebbe riconoscere valore ai collettivi e alle associazioni che operano concretamente nel territorio senza fini di lucro e supportarle.
Se un architetto si distingue per la capacità di immaginare, dare forma, rientra nel suo ruolo l’educare al bello, custodire la sedimentata eredità culturale da tramandare, far emergere dal basso criticità e potenzialità, allo scopo di costruire paesaggi di straordinaria bellezza coerenti col personale passato: come il giardiniere di Gilles Clément, è “mediatore privilegiato di matrimoni inattesi”, compagno errante delle selvagge e vagabonde. Credo che un progetto di ampia rilevanza che prevede l'alterazione di un grande tessuto urbano, non possa essere studiato con i soli strumenti della tecnica, al di fuori di ogni confronto con chi in quel tessuto vive e si riconosce ogni giorno.

Quella Bologna sopracitata oggi rappresenta l'ultimo pallido baluardo nel panorama nazionale, di terreno aperto a pratiche di autogestione e autodeterminazione, minacciato da un'amministrazione che non riflette più sulla città e sui problemi contingenti, quanto piuttosto è portatrice di messaggi e valori – se così si possono definire – estranei all'interesse della comunità, dove la città stessa diventa oggetto di marketing.
E' per questo motivo che la invito a conoscere la vita di Xm24. Sentiti saluti».

Arch. Claudia Vullo


 

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