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Cronaca

La svolta di Yuri, che ha scelto la montagna: "Gli amici 'ti invidiano', ma poi vedono solo la fatica"

Tutto comincia con un bando per ripopolare l'Appennino e lui (che nella vita è il re delle bolle di sapone) accetta la sfida cambiando vita: "La dilatazione del tempo serve per comporre il nuovo, ma aiuta a elaborare il 'vecchio'. Così non sono solo erba e prati"

Yuri di mestiere fa le bolle di sapone con lo pseudonimo "Il bollaio matto". Stupisce grandi e non più grandi con delle gigantesce sfere dalla superficie iridescente. Non solo questo in realtà: a 35 anni è anche educatore, docente di pedagogia, narratore e attore, ma diciamo che l'arte del creare sogni con acqua e sapone è predominante. Nel dna un po' di montagna l'aveva già, ma qualcosa in lui è scattato quando nel 2020 ha frequentato un master per le nuove identità dell'Appennino che l'ha poi portato a partecipare al primo bando della Regione Emilia-Romagna pensato per incentivare trasferimenti in alta quota attraverso contributi per l'acquisto e la ristrutturazione di una casa. Le cose sono andate bene e la pratica di Yuri è passata, portandolo dritto dritto da Bologna a Valmozzola, nel parmense. E' il comune meno popolato di tutta la provincia e lui lo ha scelto di proposito. E si è scelto anche la casa da acquistare. 

Come hai deciso di trasferirti in Appennino? Quale il meccanismo del bando, di cui fra l'altro è stato annunciato un "bis" proprio qualche settimana fa? 

"Da un certo punto di vista si è chiuso un cerchio, visto che le mie origini sono in Appennino, da dove però la mia famiglia è scesa. Il master che ho frequentato a Bologna mi ha aperto ulteriormente gli occhi e ho cominciato a pensare a una vita differente. Così, motivato da una conoscenza ancora più approfondita del territorio, ho avviato la macchina del bando della Regione Emilia-Romagna dopo aver individuato la casa che mi sarebbe piaciuto acquistare (bisogna presentare la domanda già con l'immobile che si è scelto). Cosa che ho fatto incrociando le dita su quel modulo compilato. Le cose sono andate bene (c'è sempre qualcuno che ti riscponde e ti guida) e mi è stato assegnato il massimo che potevo avere. Avendo scelto una casa da ristrutturare sapevo che i costi sarebbero lievitati, ma sentivo che era proprio lei quella giusta. E' cominciata così per me una sfida in un luogo praticamente con zero servizi". 

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Era il 2020. L'anno della pandemia. Ha influito nella tua decisione? 

"Da tempo guardavo l'Appennino con interesse e il momento critico arrivato con il virus non mi ha ostacolato: ho iniziato a lavorare da remoto facendo lezione a distanza direttamente dalla mia nuova dimora".

La tua nuova dimora non era però esattamente pronta, giusto? 

"Ci pioveva dentro, era abitata da famiglie di ghiri, il bagno era all'esterno. Giusto per citare qualche punto a sfavore. Per tutto il primo anno ho vissuto così, con qualche momento di sconforto per via del freddo e dell'acqua che entrava in casa. Me l'avevano data come cosa impossibile, eppure ho resistito fino alla fine della ristrutturazione". 

Facciamo due conti. Quanto ti ha aiutato il fondo? 

"Ho ottenuto il massimo, 30 mila euro. La casa mi è costata poco più di 20 mila euro, ma ce ne sono voluti più di 30 (sarebbero stati il doppio senza sconti in fattura) per i lavori. Io sono stato anche fortunato perché se penso ai prezzi che ci sono adesso, mi rendo conto che lo sforzo è maggiore visto che gli aumenti sono di portata mondiale e non stanno a guardare al territorio abitato o disabitato". 

Sei stato accettato dalla comunità? 

"Sono l'unico residente, ma ho dei vicini di casa. Mi sento assolutamente accettato anche se ci si sente sempre un po' 'stranieri'. In pratica tutti erano già scesi a valle e io sono tornato un posto disabitato, anche mentalmente. Adesso che ci sono io però sento che anche gli altri si rivolgono al mio comune come quello in cui vivono. Comunque, sono anche entrato nella proloco". 

La tua nuova vita ti piace? Adesso non vivi davvero in una bolla di sapone? Faresti un appello a chi sta pensando di fare la stessa cosa che hai fatto tu due anni fa? 

"Vivere in una bolla mi piace, non lo nego. Il tempo dilatato dell'Appennino alla fine ti fa apprezzare il tempo accelerato della città. Nella vita ho sempre viaggiato molto e questa è l'equazione fra il Togo e l'Australia: il gioco sta anche nel creare le relazioni. Sono ottimista di natura e incoraggerei senza dubbio chi sta pensando di trasferirsi in montagna: questi territori hanno bisogno di essere vissuti e hanno bisogno di novità. non è cenere da custodire in un cofanetto, ma un fuoco da gestire La tradizione (così come mi hanno insegnato citando Gustav Mahler) è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. 

Quanto è lontano il primo centro abitato da casa tua?

"Il supermercato più vicino è a 20 minuti in auto da casa". 

Che cos'è la "finta invidia"

Con il trasferimento in montagna forse hai perso delle amicizie e delle frequentazioni...cosa ti dicono gli amici? 

"Mi dicono tutti che ho fatto bene, che è bellissimo. Ed è interessante il fenomeno della finta invidia, che va però superata per diventare reale: lo vuoi fare anche tu? E allora provaci! Devo dire che piace molto venire a fare la pizzata con il forno a legna, ma le parti più faticose spaventano un po'. I miei amici nerd mi chiedono come faccio con quella discesa (che ovviamente al contrario è anche salita)...Eppure anche questo concetto ha un nome e si chiama macchia territoriale. Sì, come quella animalesca. Da chiuso fra quattro muri ci si allarga a un'area molto più estesa nella quale ci si muove e lo si fa tante volte al giorno per ragioni pratiche. Sembra tutto disumano fino a che non lo fai". 

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Il forno di Yuri

Dal punto di vista della salute e del benessere ci hai guadagnato? 

"Sì. E quello alimentare (compreso il recupero dei frutti perduti) è uno dei fattori che mi piace di più. Poi c'è la salute mentale, migliorata da questo tempo dilatato che ti permette di pensare al nuovo e di elaborare il vecchio". 

Per lavoro però ti sposti...

"Sì. Ma torno seguendo i ritmi della natura. Ero in giro per l'Italia con i miei spettacoli e sono tornato sia per le ciliegie che adesso, per l'uva". 

Qualcosa di filosofico che è venuto fuori vivendo in un luogo come l'ormai tua valle? 

"La chiamo la teoria dello specchio. Ti trovi in una valle che da 40 anni è disabitata. Cosa vedi? Bisogna che ci si rispecchi perchè se no sono solo erba e piante. E' decisamente una sfida, ma ne vale la pena". 

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Le bolle di Yuri 

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