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A Bologna con i contratti di rete, le imprese investono in ricerca e aumentano il fatturato

Illustrati i risultati di Distretti 2, l’iniziativa finanziata dalla Regione e dal MISE e coordinata da Aster: 93 progetti che coinvolgono oltre 290 giovani ricercatori e 281 imprese, di cui 81 di Bologna

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

Grazie ai contratti di rete le piccole e micro imprese possono investire in ricerca e innovazione, e riescono così ad aumentare il fatturato e la redditività sugli investimenti (ROI) creando nuova occupazione. Questi risultati, conseguiti dall'Iniziativa regionale "Distretti 2", sono stati illustrati oggi a Bologna dalla Regione in un evento organizzato da ASTER, consorzio regionale per l'innovazione e la ricerca industriale, in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna.

Sono state 281 le imprese che hanno costituito 93 reti sviluppando altrettanti progetti di innovazione per l'avanzamento tecnologico di 16 distretti regionali e hanno assunto 297 giovani ricercatori supportati da tutor scientifici e manager dedicati. Per la realizzazione di queste reti e a supporto dell'innovazione organizzativa dei distretti coinvolti, 9 soggetti attuatori hanno pubblicato bandi specifici e organizzato oltre 70 workshop informativi, per migliorare la gestione della conoscenza in impresa.

"Dati alla mano - ha commentato Paolo Bonaretti direttore generale di Aster durante la presentazione dei risultati - abbiamo verificato come lo strumento del contratto di rete si sia rivelato validissimo per tutte quelle imprese che non hanno la forza di investire in ricerca autonomamente. Accanto agli enti pubblici anche gli istituti di credito sono chiamati a svolgere un ruolo importante per garantire la continuità e la sostenibilità di queste reti".

"Partendo dai risultati positivi di questa iniziativa e di altre simili, la Regione intende proseguire nella strategia di rafforzamento delle reti d'imprese e delle altre forme di aggregazione e punta sulle politiche di filiera e le reti, per rendere il sistema produttivo più competitivo sui mercati nazionali e internazionali e favorire uno sviluppo economico basato sull'innovazione e la ricerca" - ha dichiarato Morena Diazzi, direttore generale Attività Produttive della Regione.

Durante il convegno è stata presentata la "Mappatura delle imprese aderenti ai distretti tecnologici dell'Emilia-Romagna": un'interessante ricerca realizzata da Prometeia su dati InfoCamere, promossa da Unioncamere regionale ad integrazione di un percorso intrapreso dal sistema camerale per la promozione dei contratti di rete. Grazie al progetto biennale "crescere e competere con il contratto di rete", le Camere di commercio dell'Emilia-Romagna ha sviluppato un lavoro di assistenza personalizzato che ha portato alla sottoscrizione di 11 contratti di rete, con il coinvolgimento di 42 imprese. L'esperienza intende essere un punto di partenza per la nuova annualità che avrà al centro la figura chiave del temporary network manager.

"Con 937 imprese coinvolte nei contratti di rete, l'Emilia-Romagna è al secondo posto in Italia. Il dato conferma la vitalità del sistema produttivo a sperimentare forme di collaborazione di uno strumento a misura di impresa - osserva Ugo Girardi, segretario generale di Unioncamere regionale - E' un risultato significativo che nasce anche dalla sinergia messa in campo da Regione, Camere di commercio, associazioni di categoria, sistema bancario, per contribuire ad una crescita rapida ed equilibrata dei contratti di rete".

Il successo delle reti di impresa è correlato alla crescita della propensione alla collaborazione in autonomia da parte di tante piccole e medie imprese, sollecitate dalla pressione competitiva innescata dall'innovazione tecnologica e dalla competizione internazionale. L'iniziativa "Dai distretti produttivi ai distretti tecnologici - 2" è stata avviata nel 2011 dalla Regione Emilia-Romagna, con un finanziamento di 12,5 milioni di euro (7,9 milioni di euro contributi regionali e 4,5 milioni del Ministero dello Sviluppo Economico). L'obiettivo: migliorare l'efficienza dei processi innovativi aziendali e promuovere una domanda di ricerca industriale, più qualificata e organizzata, da parte delle PMI verso i laboratori della Rete Alta Tecnologia dell'Emilia-Romagna.

La Regione Emilia-Romagna ha identificato 16 distretti produttivi distintivi di ciascun territorio (v. box 1) e ha affidato la gestione dell'iniziativa e l'erogazione dei fondi disponibili a 9 Soggetti Attuatori (vedi box 2), scelti fra le strutture di ricerca industriale e/o trasferimento tecnologico accreditate nella Rete Alta Tecnologia dell'Emilia-Romagna. La Regione ha poi creato una Cabina di Regia, con compiti di coordinamento e monitoraggio composta dalla Regione stessa, Unioncamere e Aster.

Le imprese regionali, dopo aver ricondotto la loro attività a uno dei distretti produttivi identificati, si sono candidate, in risposta a bandi pubblici dedicati, per partecipare a raggruppamenti di impresa con finalità di ricerca. Sulla base della mappa dei distretti sono nate 90 reti di impresa e 3 consorzi che hanno avviato 93 progetti di ricerca su 77 temi di interesse strategico per un totale di 281 imprese coinvolte.

La distribuzione settoriale e territoriale delle reti finanziate

Il settore più rappresentato è quello manifatturiero (80%) specialmente nel segmento della meccanica. Un ruolo rilevante hanno anche le aziende biomedicali/meccanica di precisione (10%).

La provincia col maggior numero di imprese coinvolte è Modena che rappresenta il 30% del totale con 85 casi su 281. Segue la provincia di Bologna con il 29% (81 imprese su 281). Terza, con numeri più contenuti è Reggio Emilia (15%, 42 imprese su 281). Al quarto posto per numero di imprese aderenti c'è Ravenna (12%, 34/281), quinta è Forlì-Cesena (11%, 31/281), sesta Rimini (8%, 23/281) e settima Parma (6%, 17/281). Agli ultimi due posti si trovano Piacenza (5%, 14/281) e Ferrara (4%, 11/281). La distribuzione per distretto delle imprese nelle province evidenzia la vocazione storica del territorio verso un determinato ambito di produzione: ad esempio le province di Parma e Piacenza registrano un elevato numero di imprese che partecipano a progetti sul Distretto Agroalimentare, le province di Ravenna e Rimini si concentrano sulla Nautica, quelle di Bologna e Modena sui distretti collegati alla Meccanica.

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