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Impennata prezzi pet-food: "Colpa (anche) della nostra dipendenza dalla Cina"

INTERVISTA a Alberto Pagani, della catena bolognese 'L’ora degli animali'

Chi ha degli animali domestici se ne è accorto (eccome): i prezzi del pet-food sono lievitati alla stessa maniera dei costi dell'energia e di alcune materie prime. Non solo spesa generica, non solo bollette, non solo benzina: oggi, dopo la pandemia e dopo la guerra in Ucraina, anche mantenere un piccolo animale diventa più oneroso. Quali i prodotti che hanno subito più rincari e perché? Come fronteggiare la situazione? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Pagani, della catena bolognese "L'Ora degli Animali". 

Da quanto e come opera nel settore dei prodotti per animali domestici? 

"Siamo nati 26 anni fa, inizialmente con due negozi (uno a Bologna e uno a Firenze), poi piano piano siamo cresciuti fino agli attuali 14 punti vendita, di cui 3 in franchising e 11 di proprietà. 13 di questi sono sparsi sulla provincia di Bologna. La nostra è un'azienda familiare e ha sede ad Anzola Emilia, oggi contiamo circa 50 dipendenti. Ai nostri clienti offriamo assortimento di oltre 10.000 prodotti tra alimenti e accessori, oltre che la consulenza gratuita di esperti cinofili e veterinari. Da tre anni, spinti dalle necessità legate al covid, abbiamo sviluppato anche lo shop online, affiancandolo a quello tradizionale".  

Il caro-prezzi, di cui non si fa che parlare tra carrello della spesa e bollette, sembra riguardare anche cibo e accessori per animali. E' così? Quali sono le cause? 

"Purtroppo non posso che confermare questo dato, non è solo percepito, bensì reale: c'è stato un aumento dei prezzi sia per quanto riguarda l'alimentare che l'accessorio. Per spiegare cosa accade faccio una distinzione su due filoni. Il primo riguarda la nostra dipendenza dalla Cina e l'aumento dei costi di trasporto cominciati per effetto del covid: in generale il costo di un container che un anno fa si aggirava intorno ai 3 mila euro, adesso sta sui 14-17 mila euro. Una bella differenza. Il secondo punto riguarda i problemi legati al nostro territorio, soprattutto nell'ambito del pet-food, con i piccoli produttori locali (europei e italiani) che subiscono l'impennata del prezzo dell'energia (gas e metano), ma anche di materie prime (frumento e carne di pollo)". 

Le ripercussioni, in particolare, su che prodotti si riversano? 

"Torniamo a pensare a quel container che arriva dalla Cina. Dentro ci stano un numero altissimo di scatolette di cibo e un numero inferiore di accessori e oggetti più voluminosi: pensiamo ai tiragraffi. Ecco che l'aumento sulla piccola confezione di cibo c'è ma è lieve, sulle cose più grandi diventa consistente. Nel concreto noi lo vediamo bene che prima un guinzaglio si cambiava senza problemi ai primi cedimenti, adesso i nostri clienti lo sostituiscono solo quando non se ne può più fare a meno.

C'è poi tutta la questione del silicio, che ha prezzi alle stelle. Il silicio è il materiale con cui vengono prodotte (fra le altre cose) quelle sabbie per lettiera simili a dei cristalli che si usano per la toilette del gatto. Si tratta di un materiale tossico, al quale però per la praticità di utilizzo, non viene sostituito con lettiere minerali e vegetali nonostante i nostri suggerimenti vadano in quella direzione". 

E il cibo per animali è così legato alla Cina? In Italia non ci sono produttori? 

"Sì, alla Cina e alla Thailandia, i cui costi di trasporto praticamente si equivalgono. Sono questi i paesi dove vengono prodotti quelli che noi chiamiamo 'cibi naturali' e che effettivamente sono molto curati anche grazie ai prezzi bassi della mano d'opera dei Paesi in questione. In Italia di piccoli produttori ce ne sono e stiamo anche crescendo: uno degli esempi riguarda un'azienda di Cuneo che sta crescendo moltissimo". 

Dunque il covid ha influito sul prezzo dei prodotti importati dalla Cina e il conflitto Russia-Ucraina su quello degli alimenti prodotti in occidente? 

"Diciamo di sì, anche se nel secondo caso a dirla tutta gli aumenti sono cominciati un po' prima della guerra. Negli ultimi mesi però la salita dei prezzi è stata mostruosa". 

E voi rivenditori ne vedete gli effetti sul mercato...

"Per noi sta diventano difficile, visto che oltretutto non riusciamo ad applicare tutti gli aumenti. Prima avevamo dei leggeri incrementi di prezzo annuali sui listini dei fornitori e oggi ne abbiamo di più sostanzioni (dal 2% al 7%) e più frequenti. Inoltre non abbiamo la possibilità di difenderci se non cala il prezzo del gas e delle materie prime e i margini per noi commercianti si sono ovviamente ridotti". 

Il rischio è che ai fini del risparmio di opti per prodotti di qualità inferiore? 

"Una delle conseguenze può essere questa. La forbice fra prodotti a prezzo e prodotti premium è ampia. Abbiamo una serie di clienti che non hanno cambiato la loro spesa, ma queli monoreddito invece sì visto che il loro budget è rimasto invariato". 

Un consiglio? 

"Il consiglio che posso dare è quello di affidarsi al negoziante, il 51% dei negozianti sanno dare consiglio. Prodotto di un'azienda più piccola pur mantenedo la qualità".   

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