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Economia Monghidoro

Kemet-Arcotronics: pausa di riflessione. Muzzarelli "Ad un passo da risoluzione"

Resta un punto interrogativo sulla chiusura degli stabilimenti dell'azienda. Ieri un faccia a faccia di 12 ore. Muzzarelli positivo, Fiom frena: diversi i temi che "continuano a impedire una soluzione"

Il nodo sulla chiusura degli stabilimenti di Monghidoro e Vergato, per farli confluire in un sito unico a Pontecchio Marconi ancora non è sciolto.
Nei giorni scorsi fu preannunciata una soluzione nella trattativa Kemet-Arcotronics aperta sul tavolo regionale, invece dopo un faccia a faccia durato 12 ore, è ancora nulla di fatto. La sospensione, si legge in una nota della Giunta regionale - é legata ad una verifica delle ulteriori proposte del sindacato.

POSITIVO MUZZARELLI. "La discussione è a un passo da una conclusione soddisfacente - ha osservato l'assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli -: è da lì che occorre ripartire. Auspico un supplemento di responsabilità da parte di tutte le parti in causa per raggiungere un accordo che assicuri gli obiettivi previsti, in primis - ha concluso - la garanzia degli investimenti e l'occupazione certa dei lavoratori nel nuovo sito industriale a Pontecchio Marconi".

FIOM FRENA. Per il sindacato, invece, sono diversi i temi che "continuano a impedire una soluzione". Il segretario generale Fiom Bologna Bruno Papignani  annuncia attraverso una nota la pausa di riflessione, infatti "allo stato non sono fissati altri appuntamenti".
A giudizio dell'esponente sindacale, tra i punti di dissonanza c'è la volontà della Kemet, di "concentrare in un unico stabilimento tutti i siti produttivi (Sasso Marconi, Vergato, Monghidoro). Nello stesso tempo - sottolinea però Paignani - il comparto della meccanica, oggi settore trainante, che opera nello stabilimento di Sasso Marconi, non sarebbe collocato (almeno per quanto riguarda il montaggio) nel nuovo stabilimento, ma in un altro sito da ricercare nel comprensorio". Inoltre, a giudizio del segretario bolognese della Fiom, "se la certezza di trasferimento all'estero d'intere linee di prodotto e certificata, non vi è altrettanta certezza dell'arrivo di nuove produzioni e impianti produttivi negli stabilimenti Italiani.

Infatti, l'azienda ha dovuto ammettere che pur accettando la condizione che nessun lavoratore debba essere licenziato, rimane un esubero di 134 persone che bisognerà risolvere con gli ammortizzatori sociali, incentivi all'esodo, diverse sistemazioni, per dimensionare l'occupazione ai nuovi assetti". A giudizio di Papignani, ancora, "la Fiom ritiene che questi siano temi da discutere e da chiarire, per poterli poi eventualmente condividerli. La superficialità e la fretta - aggiunge - non aiutano e non ci riparano da sorprese che potrebbero essere originate da discussioni che non abbiamo mai fatto".
Ad ogni modo, conclude l'esponente della Fiom, "sarebbe buona norma, riprendere il negoziato con la pazienza e l'umiltà affinché i dubbi siano chiariti e superati con gli argomenti validi e non con gesti di arroganza. La Fiom - conclude - rimane in attesa, ma non assisterà inerme a eventuali scelte diverse da quelle della ripresa del negoziato, insieme ai Lavoratori e alle Lavoratrici reagirà con forza e responsabilità".
 

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