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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Casalecchio di Reno

Deserta l’asta Moto Morini, in sospeso i destini dei dipendenti

Smorzato l'entusiasmo del curatore, che ha ammesso:" Non me l'aspettavo. Ci sono tre cordate imprenditoriali che potevano presentare un'offerta". Ieri i lavoratori in presidio davanti al tribunale

Non è andata proprio come immaginava il curatore Piero Aicardi che segue il fallimento del gruppo Moto Morini, che ha duramente risentito della crisi del settore. Nonostante l’ottimismo iniziale Aicardi, dunque, nessun acquirente si è fatto avanti ieri all’asta indetta per la vendita del marchio della nota casa motociclistica di Casalecchio di Reno. «Ne prendiamo atto anche se oggi mi aspettavo che offerte arrivassero - ha detto il curatore fallimentare al termine dell'udienza - Da un mese e mezzo ho contatti con tre gruppi, due stranieri e uno italiano, interessati all'acquisto. Per loro non è una questione di prezzo, ma di tempistiche». Il prezzo d'asta era di 5,5 milioni, stabilimento compreso, o di 2,6 milioni (solo l'azienda ma con la sede in comodato d'uso per due anni). Per assistere al prossimo step nella ricerca di un compratore passerà ancora del tempo: ''Entro l'estate valuteremo se fare un'asta a un prezzo più basso'', ha detto il curatore Aicardi.

40 LAVORATORI IN SOSPESO - Resta sospeso quindi il destino dei 40 dipendenti di Moto Morini, senza lavoro dallo scorso 31 marzo, quando è terminato l’esercizio provvisorio che ha permesso al curatore fallimentare di vendere tutte le moto di magazzino e quelle rimesse in produzione per incassare nuovi fondi e saldare parte dei debiti, al netto degli stipendi dei lavoratori, che ora serviranno per pagare Tfr e contributi.

PRESIDIO DEI DIPENDENTI - Fuori al tribunale ieri si sono radunati in presidio i lavoratori, in attesa speranzosa che venisse fatta un’offerta per l’acquisto dell’azienda. Sono rimasti delusi e sfiduciati dopo la lettura del verbale, che ha sentenziato la diserzione dell’asta. Ai commenti amareggiati dei lavoratori si sono aggiunte le parole di Cristina Pattarozzi che segue la vertenza per la Fiom-Cgil «Questa è stata la prima asta sulla vendita ma i presupposti perchè andasse a vuoto, c'erano tutti, perchè i possibili acquirenti avevano manifestato perplessità rispetto al prezzo d'asta. Non ho gli elementi per giudicarlo ma bisogna considerare che ai 5,5 milioni ne vanno aggiunti almeno tre o quattro per rilanciare l'azienda. Diventa un affare da quasi 10 milioni».

 

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