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Economia

“Borghese e La Mantia ecco perché i ragazzi non vogliono lavorare per voi”

La risposta di due imprenditrici bolognesi che in un anno hanno ricevuto 48.000 cv di cuochi e camerieri

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

“Non è vero che i ragazzi non vogliono più lavorare come camerieri, che vogliono il fine settimana libero o non vogliono più stare in cucina. I ragazzi vogliono dei contratti di lavoro adeguati, vogliono delle possibilità di crescita professionale in un ambiente stimolante dove, al netto di un compenso economico giusto ed equo, si sentano apprezzati e gratificati”. Ad affermarlo sono Samantha Marzullo e Nina Iacuzzo, socie e fondatrici di Guru Jobs, società di selezione del personale con sede principale a Bologna, ma attiva in tutta Italia, particolarmente attiva nel settore della ristorazione e dell’hotellerie. “Solo nel 2021 - spiegano - abbiamo ricevuto 10.000 curriculum di ragazzi che volevano fare i camerieri e più di 38.000 tra personale di sala e cucina. Tutti alla ricerca di un’occupazione in un settore che oggi lamenta l’assenza di risorse umane. Eppure, basta guardare i nostri numeri e le cose non sono affatto così come qualcuno afferma”. Il punto, secondo Marzullo e Iacuzzo, è un altro: “Il punto è che alcuni ristoratori non offrono niente di ciò che i ragazzi chiedono. E non si tratta di mancanza di disponibilità a fare la gavetta, di voler essere pagati chissà quanto. Si tratta di dare loro un motivo per essere felici di andare al lavoro. E la felicità non è necessariamente legata a uno stipendio da ‘favola’, lo è a un compenso etico ed equo, a turni che vengono rispettati o, quando non lo sono, vengono riconosciuti. Non solo: chiunque entra in un ambiente di lavoro, magari partendo dal gradino più basso, lo fa pensando che in quell’ambiente verrà aiutato a crescere, a migliorare, e mettere a frutto le conoscenze che ha e ad acquisirne di nuove. Se si chiede a chiunque di fare uno sforzo, fare un sacrificio e non gli si offre una prospettiva che lo ripaghi di quello sforzo e di quel sacrificio è normale che questo qualcuno non accetti l’offerta o, non appena ne dovesse trovare una migliore, se ne vada”. Solo nell’ultimo anno, Guru Jobs, attraverso processi di selezione che puntano a valutare i profili dei candidati anche attraverso le cosiddette ‘soft skills’ hanno inserito personale in oltre 100 attività di ricezione e ristorazione in Italia. “Non si capisce perché - riprendono Marzullo e Iacuzzo - nel processo di selezione di un cameriere non si tenga conto delle sue attitudini, del suo desiderio di apprendere un mestiere, del suo volersi mettere in gioco, esattamente come si fa per altre professioni. Ecco, forse il punto non è tanto la presunta, e da noi assolutamente negata, mancanza di voglia dei ragazzi di lavorare il fine settimana o di avere contratto part time, il punto è iniziare a capire che quello di cameriere, di cuoco, di comì o di addetto alla preparazione dei piatti, è un lavoro che deve essere fatto da persone animate da vera passione. Da quelli che noi chiamiamo ‘i campioni’, e nessun campione va a lavorare laddove non si sente apprezzato, stimolato e aiutato a crescere”. A cambiare, forse, è la conclusione di Samantha Marzullo e Nina Iacuzzo, deve essere l’approccio del ristoratore, dell’imprenditore che dovrebbe comprendere che quella che chiama ‘gavetta’ non ha più senso oggi, nell’epoca della globalizzazione, per come la si è conosciuta. Oggi la ‘gavetta’ deve essere una formazione che stimola e premia chi la fa. “Il tempo delle mazzate e panelle è finalmente passato - concludono - e questo è il primo punto che dovrebbe memorizzare chi sostiene di non trovare camerieri o cuochi. Se non lo fa, l’inevitabile conseguenza che pagherà sarà quella di un turnover di personale praticamente continuo, col rischio di trovarsi il ristornate pieno di clienti arrabbiati perché non c’è nessuno che porti loro l’ordinazione”.

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