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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Crisi, chiude un negozio via l'altro: proposta di salvataggio attraverso canoni calmierati

+20% è il dato preoccupante degli esercizi bolognesi che hanno dovuto tirar giù la saracinesca nel 2013. 500.000 i locali rimasti sfitti nel 2012 in tutt’Italia. Da Confabitare la ricetta anticrisi, che pero' 'rovinerebbe' i Comuni...

Canoni d'affitto calmierati anche per i negozi. E' questo l'antidoto anti-crisi per salvare dal fallimento, sempre più dilagante ( e che sfocia sempre più spesso in drammi), gli esercizi commerciali della provincia di Bologna? A pensarla così, almeno, è Confabitare - associazione proprietari immobiliari - che denuncia una situazione allarmante. Strade cittadine in cui è sempre più facile imbattersi in cartelli “ affittasi” o “vendesi” su saracinesche abbassate. “Una desertificazione commerciale - racconta il presidente dell'associazione Alberto Zanni - figlia della crisi, che colpisce in particolare i piccoli negozi, con un crollo del mercato delle locazioni e ben 500.000 locali rimasti sfitti nel 2012 in tutt’Italia. E il trend nei primi quattro mesi del 2013 evidenzia un ulteriore incremento percentuale delle chiusure  con cifre  ancor più allarmanti".

Per provare ad invertire la tendenza  e ridare fiato al commercio i proprietari immobiliari propongono l' estensione degli affitti a canone concordato anche agli esercizi commerciali. “La nostra proposta – continua Zanni – è semplice e concreta. Si tratta di applicare ai negozi la legge 431/98 sui canoni concordati, che dal 1998 è in vigore per le abitazioni. In sostanza, il proprietario affitta il  locale a  canoni più bassi ( mediamente il 20% in meno dei canoni liberi), in cambio di uno sgravio sull’IMU. Traducendo in cifre, l’imposta sugli immobili commerciali  scenderebbe dall’attuale 9,8  per mille (media nazionale)  al 7,6 per mille che è l’aliquota media a livello nazionale per i canoni concordati   relativi alle abitazioni”.

IL COMUNE CI RIMETTERA'. Controindicazioni ? Zanni non ha dubbi : “Certo  i Comuni avrebbero un mancato introito di poche decine di migliaia di Euro all’anno, ma a trarne vantaggio sarebbe tutto il tessuto sociale. Avere negozi aperti significa posti di lavoro, più servizi  e consumi,  meno degrado. Con la nostra proposta   dei canoni calmierati che presenteremo a tutte le forze politiche presenti in Parlamento, vogliamo porre un freno alla moria dei negozi e alla desertificazione dei nostri centri urbani”.

CHIUSURE NEGOZI: % IN AUMENTO NEL PRIMO QUADRIMESTRE 2013. Il capoluogo felsineo si piazza sul podio della vergogna (insieme a Roma e Torino), tra le città in cui gli esercizi commerciali hanno maggiormente subito i contraccolpi della crisi, chiudendo il 20% in più (nei primi 4 mesi dell'anno) rispetto al 2012. Ecco le percentuali nel resto d'Italia:
ROMA     23%
TORINO    21.5%
CAGLIARI    19.5%
MILANO    19%
GENOVA     18.5%
NAPOLI    18.3%
FIRENZE    18%
CATANIA    17.9%
PALERMO    17.5%
BARI    17.3%
PADOVA     17%
VENEZIA    16%

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