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Lavoro e crisi: il Centro editoriale dehoniano chiude tre riviste, lavoratori a rischio

E' crisi per una delle maggiori case editrici cattoliche italiane: aperta la procedura di mobilità per 9 lavoratori in esubero

Procedutra di mobilità per nove lavoratori del Centro editoriale dehoniano (CED), tra le più significative editrici cattoliche italiane: lo ha comunicato la direzione alle organizzazioni sindacali il 4 settembre 2015, annunciando anche la chiusura delle riviste Il Regno, Settimana e Musica, a causa di un aggravamento della situazione economico-finanziaria del gruppo, così verrà aperta la procedura di mobilità per 9 lavoratori in esubero. 

"Le organizzazioni sindacali e la RSU hanno proposto un percorso di risanamento per far fronte a questa situazione, che prevede un accordo per l’apertura, alla fine del contratto di solidarietà attualmente in essere, di una cassa integrazione guadagni straordinaria, dichiarando contestualmente i numeri dei possibili prepensionamenti nel corso del biennio 2016-2017", si legge nella nota. 

In data 11 febbraio 2015 era stato sottoscritto un accordo-ponte, proprio per rispondere alla crisi già conclamata, accordo che ha previsto l’apertura di un contratto di solidarietà e la rinuncia temporanea da parte dei lavoratori a una parte pesante della loro retribuzione di secondo livello, ma l’azienda avrebbe rifiutato tale percorso "dichiarando che non intende escludere la cassa integrazione a zero ore, ovvero vuole identificare i lavoratori che saranno condannati al licenziamento, per cui quindi non è disponibile a predisporre percorsi di ricollocazione a fronte delle attività scomparse o ridotte. Inoltre intende non accontentarsi di quanto previsto nell’accordo già siglato, eliminando integralmente le voci consolidate economiche di secondo livello". 

I lavoratori, riuniti in assemblea nella mattina del 7 settembre, hanno  dichiarato una giornata di sciopero, a cui ha aderito praticamente la totalità dei lavoratori. Sono rimasti quindi in assemblea permanente per valutare le necessarie forme di mobilitazione affinché l’azienda riveda le sue posizione e ritorni su un terreno di corrette relazioni sindacali.

"I lavoratori intendono inoltre ribadire i seguenti aspetti:- la scelta aziendale di comunicare la chiusura delle maggiori riviste storiche del Centro viene ritenuta controproducente, sia rispetto alla missione del CED, sia rispetto all’immagine che ha da sempre trainato anche gli altri ambiti editoriali dell’azienda;- il CED viene a caricarsi di costi e debiti anche di società collegate (i cui lavoratori peraltro ne hanno già pagato e stanno pagando il costo), senza che sia stato possibile affrontare organicamente e unitariamente questa situazione; - soprattutto e prima di tutto esprimono il più profondo sconcerto nel prendere atto che il rifiuto opposto dall’azienda alle loro proposte colpisce un delicatissimo profilo etico; ritengono che tutti debbano farsi carico di uno sforzo di risanamento equo e condiviso, e quindi considerano immorale individuare come capro espiatorio solo alcuni lavoratori".

"Nel momento in cui l’azienda non accetta di aprire un ovvio percorso di ricollocazione (anche perché in gran parte si tratterebbe di figure editoriali all’interno di un’azienda editoriale), si condannano i lavoratori a essere espulsi da subito come esuberi, o nella forma dei licenziamenti o nella forma della CIGS a zero ore. Una mortificazione inutile, anche sotto il profilo economico, e che lede gravemente pure quello spirito di collaborazione che sinora gli accordi sindacali erano riusciti a mantenere tra i lavoratori e con l’azienda. Se non ci saranno risposte chiare in tal senso, moltiplicheremo le nostre azioni di lotta, a partire da un ulteriore sciopero il prossimo martedì, 15 settembre, con manifestazione davanti alla sede della Provincia dehoniana dell’Italia settentrionale", conclude il comunicato. 

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