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Economia Piazza Nettuno

Licenziamenti al Centro Editoriale Dehoniano, ancora scioperi: la prima volta nella storia dell'azienda

CED ha comunicato alle organizzazioni sindacali la chiusura di alcune riviste e di conseguenza nove esuberi.  Il Virginio Merola si è fermato per salutare e incoraggiare i manifestanti

Ieri lo sciopero e la manifestazione dei dipendenti del Centro Editoriale Dehoniano a seguito della mancata apertura della casa editrice - lamentano le sigle sindacali - "verso una soluzione della crisi aziendale, che sia condivisa e meno traumatica per i lavoratori, e rimane irremovibile sulla scelta di licenziare un terzo delle risorse umane (9 dipendenti su 30)".

"Il sindaco Virginio Merola, di passaggio in Piazza Nettuno, si è fermato per salutare e incoraggiare i manifestanti e si è lasciato fotografare insieme a loro", si legge in una nota. 
Si tratta del secondo scipero, dopo quello del 15 settembre setembre, la prima volta nella storia dell’azienda. La nuova protesta dei dipendenti, con sciopero per l’intera giornata, si è svolta stamattina, venerdì 2 ottobre, in Piazza del Nettuno, nel centro di Bologna, città dove ha sede il Centro Editoriale Dehoniano - CED.

CED è una delle maggiori realtà editoriali cattoliche a livello nazionale, con 60 anni di storia. I lavoratori del Centro Editoriale Dehoniano, insieme alle sigle di riferimento SLC-CGIL e FISTEL-CISL, chiedono solidarietà alla cittadinanza e l’intervento delle istituzioni per evitare i licenziamenti annunciati e riportare l’editore al tavolo delle trattative.
 
La Direzione del Centro editoriale dehoniano (CED) ha comunicato alle organizzazioni sindacali in data 4 settembre 2015 che la chiusura di alcune riviste è conseguenza di un aggravamento della situazione economico-finanziaria del gruppo, e ha dichiarato – in conseguenza di questo aggravamento – nove esuberi, tramite l’apertura di una procedura di mobilità. 
"Le organizzazioni sindacali e la RSU hanno proposto un percorso di risanamento per far fronte a questa situazione, che prevede un accordo per l’apertura, alla fine del contratto di solidarietà attualmente in essere, di una cassa integrazione guadagni straordinaria, dichiarando contestualmente i numeri dei possibili prepensionamenti nel corso del biennio 2016-2017", scrivono i sindacati che hanno "inoltre ricordato che in data 11 febbraio 2015 era stato sottoscritto un accordo-ponte, proprio per rispondere alla crisi già conclamata; accordo che ha previsto l’apertura di un contratto di solidarietà e la rinuncia temporanea da parte dei lavoratori a una parte pesante della loro retribuzione di secondo livello".

L’azienda avrebbe rifiutato tale percorso "dichiarando che non intende escludere la cassa integrazione a zero ore, ovvero vuole identificare i lavoratori che saranno condannati al licenziamento, per cui quindi non è disponibile a predisporre percorsi di ricollocazione a fronte delle attività scomparse o ridotte. Inoltre intende non accontentarsi di quanto previsto nell’accordo già siglato, eliminando integralmente le voci consolidate economiche di secondo livello".
 

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