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Coronavirus e fase 2, ristoratori "esasperati" in protesta: chiavi al sindaco e insegne accese|VIDEO

L'iniziativa è partita dal gruppo dei locali della zona universitaria, ma in breve si è allargata:. L'ex 5 stelle Giovanni Favia: "Per gli esercenti, continua Favia, "Non è possibile aprire con le misure di cui parlano"

I ristoratori bolognesi pronti a protestare perchè "esasperati" dall'emergenza coronavirus e poi non sono soddisfatti delle misure previste dal Governo per la fase 2. Una cinquantina di esercenti pubblici ha aderito alla manifestazione 'Risorgiamo Italia' lanciata a livello nazionale e domani accenderanno le luci delle loro insegne e vetrine.

Mercoledì mattina, poi, una delegazione andrà in Comune per consegnare simbolicamente le chiavi dei locali chiusi al sindaco Virginio Merola. "Applicheremo il distanziamento sociale e useremo le mascherine- assicura Giovanni Favia, ex esponente M5s e oggi ristoratore della zona universitaria, fra gli organizzatori della protesta- giustificheremo il nostro spostamento per motivi di lavoro, perchè stiamo cercando di salvare le nostre attività. Speriamo non essere multati, facciamo appello anche al prefetto e al questore: chiediamo a tutte le istituzioni che vengano comprese le nostre motivazioni". L'iniziativa è partita dal gruppo dei locali della zona universitaria, ma in breve si è allargata anche agli alti esercenti. "E' una protesta spontanea, partita dal basso, e siamo già una cinquantina: le adesioni continuano- spiega Favia alla 'Dire'- ci sentiamo invisibili e non possiamo neanche manifestare. La frustrazione è tanta". Per l'occasione è stata aperta anche una nuova pagina Facebook, chiamata 'Movimento imprese ospitalità - Bologna'.

"Gli aiuti non sono arrivati, in molti sta subentrando la rabbia"

"Dopo l'iniziativa di domani vorremmo coinvolgere anche il commercio- spiega Favia- invitiamo tutti a stare uniti, solo così possiamo essere più forti". Il commercio e la ristorazione, continua Favia, "sono i settori più colpiti da questa crisi. Eravamo già esausti prima dell'emergenza, per motivi precedenti, e abbiamo avuto perdite subito, anche prima del lockdown. Gli aiuti non sono arrivati, abbiamo solo la cassa integrazione per i lavoratori, ma le pratiche sono a nostro carico e i soldi non ancora arrivati. E le banche non sono accessibili". Dopo il discorso di ieri del premier Giuseppe Conte, "gli animi esasperati- aggiunge Favia- e in molti sta subentrando la rabbia". Il problema, spiega l'ex grillino, è che "il mercato non c'è più. Fiere, turismo, città d'arte e business non torneranno più come li conoscevamo prima. Avremo cali su cali e siamo preoccupati anche per la fase 3: ne vorremmo discutere, ma non vediamo previsioni". Per gli esercenti, continua Favia, "non è possibile aprire con le misure di cui parlano: il ristorante non e' un ambulatorio, non ci si può andare con le mascherine e i camici. Piuttosto si tenga chiuso e si dia agli esercenti un paracadute per reggere le perdite".

La ricetta degli agriturismo: "Poche camere, ampi spazi e sanificazione"

In questi due mesi, i locali hanno perso "decine di migliaia di euro. Abbiamo buttato via i prodotti in frigo e nei magazzini- spiega Favia- paghiamo i fornitori, le locazioni, i mutui e abbiamo perso il flusso di cassa" legato alla clientela. Anche per il futuro andranno "riviste le stime di crescita e gli investimenti previsti". A conti fatti, segnala Favia, "io non sono in condizione di aprire adesso. Se va bene, forse riuscirò a meta' settembre. Ma sono già in perdita".

Dunque, "è nostro dovere far presente la nostra situazione al Comune, perche' Palazzo D'Accursio è il nostro primo interlocutore. Ma facciamo appello anche al Prefettura e alla Regione, sperando che qualcuno capisca", conclude Favia.

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