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Covid e occupazione femminile: "A Bologna il 55% delle donne abbandona per i figli"

Come rivelano i dati dell'Ispettorato, si sono dimesse per "difficoltà a conciliare il lavoro con la cura dei figli

Donne e lavoro: sono 357 donne dimesse e la fascia d'età più colpita è quella tra i 34 e i 44 anni, mentre la maggior parte delle lavoratrici dimesse svolge mansioni di operaie e impiegate. Numeri che "confermano delle disuguaglianze che già c'erano prima della Covid-19 ma che ora sono aggravate", ha commentato l'assessore al Lavoro, Marco Lombardo, commentando i dati dell'Ispettorato del Lavoro e specificando che si tratta di "dimissioni volontarie sì, ma solo dal punto di vista giuridico".

Per la consigliera del Pd Simona Lembi, che oggi, 9 dicembre, ha convocato la commissione comunale per approfondire il tema 'Donne e lavoro' si tratta di "dati agghiaccianti, sopratutto nella città con l'indice di occupazione femminile più alto d'Italia. Noi (amministratori - ndr) dobbiamo essere molto motivati e compatti nel contrasto di questo tipo di fenomeno".

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Gravidanza e lavoro? Nel 2020 sembrano ancora inconciliabili: da gennaio a novembre 2020, sono 1.055 le convalide delle dimissioni per lavoratrici in gravidanza e dei lavoratori con figli di età fino a tre anni. Un numero che, secondo le previsioni di Luigina Lillo dell'Ispettatorato bolognese, è destinato a salire, superando le 1.200 unità entro la fine dell'anno. Il numero delle convalide per genere poi fa notare chiaramente quanto "manchi una cultura di genere", dice Lillo in apertura del suo intervento alla commissione Pari opportunità del Comune di Bologna.

Come rivelano i dati, tra le dimissioni convalidate dall'Ispettorato, 763 sono di donne e 292 di uomini. Uno tra tutti, 355 le donne (55%), contro soli sette uomini, che dall'inizio del 2020 si sono dimesse per "difficoltà a conciliare il lavoro con la cura del bambino per ragioni legate ai servizi di cura"; seguite dalle 134 che si sono dimesse per lo stesso motivo (contro cinque uomini) ma per ragioni strettamente legate all'azienda in cui lavorano.

"La maggior parte dei lavoratori che si dimettono sono impiegati operai, molti lavorano all'Interporto di Bologna- spiega Lillo ai consiglieri- fenomeno aumentato con il boom delle vendite online e dei vestiti. Le lavoratrici devono scegliere se stare con il proprio figlio o se rinunciare al loro stipendio. Molte di queste però, vorrebbero essere sia madri che lavoratrici, ma le condizioni di lavoro le costringono a dimettersi".

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"Molte donne inoltre non hanno il coraggio di dire che si dimettono perchè hanno uno stipendio basso, e quindi camuffano la motivazione sotto la voce 'Altro'", continua Lillo, facendo notare il numero delle 112 donne che si sono licenziate senza specificarne il motivo". 

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Si aggira intorno al 61% la percentuale delle donne in Emilia-Romagna che, a causa delle conseguenze della pandemia, ha dovuto cessare la propria attività, a fronte di un numero "molto minore di cui i titolari sono uomini". Ancora, supera il 61% anche il numero delle donne che, durante l'emergenza sanitaria ha dovuto chiedere la Cassa integrazione in deroga e sono il 58% (contro il 23% degli uomini) quelle che hanno attivato lo smart working emergenziale.

Lo rende noto l'assessora alle Pari opportunità dell'Emilia-Romagna, Barbara Lori, intervenuta alla commissione del Comune di Bologna di oggi pomeriggio con un focus su 'Donne e lavoro'. Per Lori, è chiaro che "manchi una cultura di genere" soprattutto per quanto riguarda la "dimensione del lavoro". Per questo, è dalla primavera che la Regione ha iniziato ad approfondire il tema, elaborando un Patto per il lavoro e per il clima- che sarà approvato in questi giorni- e che dà molta importanza alla valorizzazione dell'occupazione femminile. Tra le azioni principali, spiega Lori ai consiglieri del capoluogo, ci sarà il "contrasto agli stereotipi di genere per favorire un'equa divisione del lavoro di cura", come ad esempio, il potenziamento dei servizi per la prima infanzia, ma anche per i diversamente abili e per gli anziani, garantendo maggiore accessibilita' 'diffusa' su tutti i territori.Leggi la notizia originale

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