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Economia

Stop crediti superbonus, PD: "Evitare gravi conseguenze sociali". Edili in corteo

Intanto, come già annunciato, è pronta la mobilitazione: gli edili scendono in corteo per non fallire

Dai banchi PD della Regione nuovo allarme dopo il blocco dei crediti previsti dal cosiddetto "superbonus". I dem chiedono di aprire un tavolo di confronto con "imprese di costruzioni, mondo produttivo, rappresentanze sindacali e istituti di credito" per chiedere al Governo interventi "per evitare le gravi conseguenze sociali ed economiche che rischiano di essere determinate dall'incaglio dei crediti di imprese e cittadini, a seguito del blocco della cessione del credito dei bonus edilizi, tenendo anche conto dei soggetti con minor capienza fiscale".

A chiederlo è una risoluzione del Partito democratico firma di Antonio Mumolo (primo firmatario), Roberta Mori, Stefano Caliandro, Andrea Costa, Pasquale Gerace, Marcella Zappaterra, Matteo Daffada', Marco Fabbri e Luca Sabattini.

Come annunciato dai sindacati, intanto è pronta la mobilitazione per il 21 marzo, quando le imprese edili sfileranno in corteo a Roma per "non fallire" fa sapere anche l'Unione Artigiani. 

"Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali: secondo le previsioni di Filea, il sindacato delle costruzioni della Cgil, con
il blocco alla cessione dei crediti e dello sconto in fattura per i bonus edili -spiega il Pd- si perderanno nell’edilizia privata circa centomila posti di lavoro e molte imprese chiuderanno e per l’Ance Emilia-Romagna, l'Unione Regionale Costruttori Edili, la decisione del Governo, che tra l’altro ferma anche l’acquisto dei crediti da parte delle Regioni, senza una soluzione strutturale alternativa, creerà una grave crisi sociale ed economica per migliaia di famiglie e imprese".

Superbonus e imposte di credito, cosa succede

La decisione del Governo di bloccare la cessione dei crediti e lo sconto in fattura del Superbonus produrrà quasi certamente "un contenzioso notevole" nei Tribunali amministrativi, aveva detto il presidente della sede bolognese del Tar dell'Emilia-Romagna Andrea Migliozzi, a margine della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario.

L’idea del superbonus era quella di dare la possibilità ai cittadini di ristrutturare case e condomini gratuitamente, ridurre i costi energetici e aumentare il valore degli immobili. Dal 2020 al 31 gennaio 2023, secondo i dati dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie), i cantieri autorizzati sono stati più di 372mila, con un carico sulle casse dello Stato di oltre 71 miliardi di euro. Un costo alto, troppo alto per il governo Meloni, che ha infatti scelto di tagliare gran parte delle agevolazioni.

Al centro del dibattito sono finite le imposte di credito, ovvero uno sconto sulle tasse di importo maggiore (110%) rispetto al valore dei lavori effettuati. Questi crediti di imposta erano di fatto un investimento che poteva essere venduto a sua volta, ad esempio, ad un ente terzo come una banca. Il meccanismo si è interrotto quando diverse banche hanno acquistato troppo crediti, esaurendo così lo “spazio fiscale”: di fatto, avevano più credito rispetto alle tasse che dovevano pagare per quell’anno.
L’impasse si è quindi creata nel momento in cui gli istituti terzi come le banche hanno dovuto smettere di acquistare i crediti di imposta e per tutta risposta il governo Meloni ha bloccato la cessione dei crediti perché troppo costosa per le casse dello Stato.

Tra trattative in corso e i timori delle imprese: cosa sta accadendo con il Superbonus

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