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Economia Marzabotto / Via Lama di Reno

Crisi Dismeco: "Salvaguardare posti lavoro e settore legato a riutilizzo Raee"

Il caso approda in Regione. Da FI al M5S, politica unita per il futuro dell'azienda di Marzabotto e i suoi lavoratori, dopo l'annuncio della cassa integrazione

Sbarca in Regione il caso “Dismeco”, l’azienda di Marzabotto specializzata nello smaltimento e nel trattamento di materiale elettrico ed elettronico (RAEE) che nei giorni scorsi ha annunciato la messa in cassa integrazione di 35 dipendenti.

Giulia Gibertoni, capogruppo regionale del M5S, ha presentato una interrogazione a risposta immediata (che sarà discussa giovedì 10 dicembre in apertura della seduta dell’Assemblea Legislativa) per chiedere alla Giunta cosa intenda fare per limitare le distorsioni che stanno riguardando i flussi dei trattamenti dei rifiuti elettronici. “La nostra regione è ai vertici nazionali per la raccolta dei RAEE ma non per il loro trattamento completo. Molti dei materiali che si raccolgono qui si smaltiscono in Veneto e in Lombardia, alla faccia dell’economia circolare che introdotto nel nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti – spiega Giulia Gibertoni – Una situazione che sta di fatto penalizzando aziende d’eccellenza come la Dismeco di Marzabotto che, unica nel suo genere per la capacità di massimizzare il riciclo e il recupero di tutti i RAEE, oggi si trova ad affrontare una pesantissima crisi”.
L’azienda di Marzabotto, infatti, è stata giudicata nel suo settore una delle migliori al mondo ed è in contatto con università tedesche e americane per l’eccellenza della sua tecnologia, riuscendo ad attuare un recupero di ben il 98% dell’oggetto lavorato.
“La caduta verticale dei prezzi delle materie prime, cominciata quattro anni fa, è continuata progressivamente fino a dimezzare l’indice che compendia il loro prezzo ed ha provocato serie ripercussioni, anche per questa azienda, che è costretta per contratto a pagare 85 euro la tonnellata un rifiuto che oggi poi potrebbe fruttare al massimo 20 euro – spiega Giulia Gibertoni – Il risultato di tutto ciò è stato il dirottamento dei RAEE su altri impianti al di fuori dell’Emilia-Romagna che spesso però sono dei semplici rottamatori, visto che è di fatto impossibile pensare a un recupero di tutti i materiali che compongono, per esempio, una lavatrice, ad un prezzo così basso”. Una situazione a cui adesso la capogruppo del M5S chiede alla Giunta di rimediare.

Gli assessori Costi e Gazzolo hanno già espresso la loro solidarietà al dottor Claudio Tedeschi, amministratore delegato di Dismeco, ma di certo non basta – conclude Giulia Gibertoni – Bisogna passare dalle parole ai fatti, in primo luogo agendo sui gestori delle piattaforme di raccolta, Hera e Iren, affinché non vengano penalizzate le realtà locali di alto livello nel recupero e nella trasformazione di questi rifiuti che non dovrebbero in nessun modo finire fuori dai nostri confini. Bisogna creare delle filiere virtuose che abbiano come cardine proprio il rispetto del principio di prossimità sancito proprio dal Piano di Gestione dei Rifiuti”. In quest’ottica la capogruppo regionale del M5S ha chiesto che la Commissione Territorio, Ambiente e Mobilità, convochi al più presto in audizione proprio l’amministratore delegato di Dismeco per affrontare nel dettaglio il tema della raccolta e del recupero dei RAEE.

Non solo i 'grillini' sposano la causa della Dismeco. Sulla stessa lunghezza d'onda è FI. In una interrogazione alla Giunta, anche il consigliere regionale forzista Galeazzo Bignami chiede quali azioni intende mettere in campo la Regione per "salvaguardare i posti di lavoro e potenziare il settore legato all’eccellenza del trattamento e al riutilizzo del rifiuto”, dal momento che “i motivi della crisi della Dismeco non sarebbero da addebitare a problemi interni gestionali ma soprattutto al fatto che i consorzi deputati alla gestione dei flussi rifiuti portano gran parte del materiale fuori Regione”?

 Bignami sottolinea come secondo l’amministratore delegato dell’azienda “i problemi sarebbero dovuto al fatto che gran parte dei rifiuti solidi urbani trattati in azienda finiscono fuori Regione”: secondo i numeri forniti dall’impresa, infatti, “Dismeco trattava almeno 25mila lavatrici al mese, mentre da qualche anno, da quando la gestione dei flussi dei rifiuti è stata demandata ai consorzi, circa 10mila lavatrici finiscono fuori Regione”.
Il consigliere chiede allora all’esecutivo regionale di “consentire che il rifiuto differenziato da trattare rimanga sul territorio e venga trattato da aziende insediate sul territorio regionale”: infatti, rimarca, Dismeco “non riesce a lavorare in condizioni ottimali visto che in Emilia-Romagna rimarrebbe solo il 20% del rifiuto solido urbano Raee, mentre per esempio la Lombardia ne trattiene invece il 95%”. Bignami propone poi alla Giunta di “porsi da tramite per calmierare i prezzi proposti dal Consorzio citato in tribunale dalla Dismeco”, dopo che la citazione in tribunale del Consorzio per “eccessiva onerosità” ha comportato la perdita del 50% dei rifiuti che arrivavano alla Dismeco.

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