Donne, nel 2020 in 818 hanno lasciato il lavoro a Bologna: al via i controlli dell'Ispettorato
L'anno della pandemia ha colpito soprattutto le madri. Hanno provato a chiedere il part-time in 811, 789 di loro hanno ricevuto dall'azienda un 'no'
818 dimissioni volontarie di donne, che hanno deciso di lasciare il lavoro nei primi tre anni di vita dei figli, facendo scattare i controlli dell'Ispettorato del lavoro di Bologna. Tra part-time negati, trasferimenti, anche solo temporanei, della sede aziendale che rendono ancora più complicata la conciliazione del lavoro con la famiglia, delle 1.134 persone che nel 2020 si sono licenziate nei primi anni di vita della prole solo 316 sono uomini.
"La maggiore richiesta di dimissioni volontarie è avvenuta nel terziario, riguarda per lo più donne dai 30 ai 40 anni con figli nel primo anno di vita", spiega in commissione comunale Attività produttive del Comune di Bologna (convocata, su richiesta della dem Simona Lembi, oggi in contemporanea con le commissioni della Città metropolitana) la responsabile dell'Ispettorato, Michela Marchiolo. Hanno quindi provato a chiedere il part-time in 811, 789 di loro hanno ricevuto dall'azienda un 'no' come risposta.
Come riferisce l'agenzia 'Dire', l'Ispettorato del lavoro ha convalidato le dimissioni volontarie, accettando le motivazioni delle lavoratrici. "Per lo più si sono giustificate spiegando la difficoltà di conciliare il lavoro e con la cura dei figli, la mancanza di servizi o l'impossibilità di rispondere alle esigenze dell'azienda", riferisce Marchiolo. Il fenomeno riguarda soprattutto il settore terziario e le donne inquadrate come impiegate e operaie (solo 35 sono quadri o dirigenti). Per la maggior parte di loro (670) la scelta di dimettersi è arrivata nel primo anno di nascita del primo figlio.
"Attenzione perché la ripresa economica non significa da subito ripresa occupazionale", ammonisce l'assessore comunale al Lavoro, Marco Lombardo, ricordando i 3.000 posti di lavoro femminili persi in pandemia. "Ci sono settori che faranno fatica e sono settori a prevalente occupazione femminile, quindi, l'attenzione deve essere massima", ripete.
L'anno della pandemia è stato quindi l'anno nero dell'occupazione femminile. A Bologna, dove delle 11mila persone che hanno perso il lavoro nel corso del 2020, più del 50% "sono donne", aveva certificato Cristina Pattarozzi della Cgil, presentando i numeri dell'impatto del covid sul mondo del lavoro.