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Economia

Nuovo dpcm, dopo i congressi stop alle fiere: "Avevamo soluzioni alternative e sicure. Il futuro? Eventi rimpiccioliti"

Secondo Mariantonietta Melchiorre, che a Bologna ha un'agenzia di organizzazione eventi, è mancato un interlocutore a livello ministeriale: "Un giro da 650 mila dipendenti. Stiamo cercando soluzioni creative e risolutive"

Il premier Giuseppe Conte firmando il nuovo dpcm del 25 ottobre, fa una stretta ulteriore. Fra i provvedimenti, quello delle fiere: la stretta arriva nel giorno in cui a Bologna chiude la prima edizione del Salone Nautico, secondo evento (il primo è stato SANA nella versione 'restart') organizzato nei padiglioni di BolognaFiere (il commento del direttore al nuovo decreto) dopo il lockdown di primavera. Mariantonietta Melchiorre, organizzatrice di eventi e congressi e amministratore unico dell'agenzia bolognese I'Meetaly (attività da circa 20 meeting all'anno sia in Italia che all'estero), spiega come la vedono gli addetti ai lavori: "Non c'era una ratio nel tenere aperte fiere, teatri e cinema e non gli eventi congressuali. La settimana scorsa, il dpcm del 18 ottobre, ci ha sorpresi. Questa nuova restrizione ferma tutto e ferma un settore con un enorme indotto".

Federcongressi aveva già parlato di condizioni estremamente dure proprio dopo i primi segni di ripresa: "Se da un lato sussiste ovviamente un’esigenza primaria di rispetto per la salute dei cittadini che giustifica la messa in atto di provvedimenti severi e il sacrificio da parte di tutti, dall’altro le misure intraprese dal Governo appaiono per ciò che ci riguarda ingiustificate ed eccessive, anche in virtù delle capacità organizzative che le nostre imprese sanno garantire".

"Il nostro settore, già dal precedente lockdown, aveva comunque e per quanto possibile cancellato, ricalendarizzato o riorganizzato nella formula dell'online tantissimi congressi e fiere - spiega Melchiorre - Il punto è che il mondo degli eventi è abbastanza variegato e complesso e non c'è solo quello che si vede, ma è un enorme indotto, un sistema.matrioska che include alberghi, ristorazione, allestitori, catering, hostess, interpreti, agenzie di viaggio, taxi e tanto altro ancora. Adesso dobbiamo trovare il modo per essere presenti e connessi, non disperdere questa grande comunità professionale anche se manca il fattore dell'incontro. Lo voglio ricordare: il nostro è un settore composto per l'80% da donne".  

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Restrizioni necessarie? "Gli eventi rispettavano a pieno il protocollo"

Secondo lei era necessario questo provvedimento? Come stavano andando le fiere e i congressi in quanto a sicurezza e all'applicazione delle disposizioni anti-Covid? "Per quello che ho potuto vivere e vedere, anche in base a un confronto con le associazioni di categoria, il rigidissimo protocollo di accesso e le regole sulla sanificazione potevano garantire un alto livello di sicurezza. Grande attenzione anche sul fronte del distanziamento: eventi da 200 persone in presenza sono stati fatti in location che prima ne ospitavano 700/800 con ingressi e uscite separate; segreterie con pannelli di plexiglass e accrediti con barcode badge a lettura ottico e obbligo assoluto di indossare la mascherine. Inoltre le location privilegiate di questi tempi sono state quelle con luce e areazione naurale, quindi finestrate". 

"Le alternative c'erano. Differenziare eventi da 30 e da 10 mila persone"

Ci sarebbero state delle alternative valide secondo lei? "Una formula ibrida per esempio, con una parte in presenza e una online. Andava fatta una distinzione fra meeting europei da 10 mila persone e quelli da 50 persone (inclusi quei corsi di formazione da 20/30 persone): trattarli allo stesso modo a mio parere ha poco senso. Fra l'altro in questo periodo si stava riscontrando una grande collaborazione fra tutti gli ingranaggi della macchina evento e per esempio location e alberghi ci stavano venendo incontro per riuscire a lavorare tutti. Visti i tempi. difficili tutta la filiera sta facendo in modo di incontrarsi a metà strada".  

Un confronto con quello che accade nel resto del mondo

Ha monitorato come si stanno comportando all'estero? "I grandi congressi di categoria e soprattutto quelli di carattere medico-scientifico sono stati tutti messi online e da questo punto di vista abbiamo assistito a un grande sviluppo delle piattaforme, che hanno proposto zone espositive e momenti di networking con appuntamenti da fissare con le varie figure di riferimento per le diverse aree. I risultati sono stati una grande partecipazione e l'innovazione tecnologica". 

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Il futuro post-Covid: "Bisognerà ragionare più sui piccoli numeri"

Idee e soluzioni per salvare il salvabile e pensare al futuro? Come sarà secondo lei il post-Covid nel vostro settore? "Per il momento devo dire che di soluzioni ne vedo poche, a parte l'online, che resta l'unica soluzione attuabile. Nel momento in cui ci sarà un minimo rilascio delle attività bisognerà ragionare non più sui grandi numeri ma sui piccoli numeri suddivisi e spalmati per renderli più gestibili. Certo, non sarà fattibile per tutti gli eventi: sì sugli aziendali, meno sul congressuale per esempio. Il futuro del congresso sarà la formula libera , accessibile a tutti. Fare il giro del mondo senza muoversi insomma". 

Idee per la sua azienda? Come supererete questo momento? 

Avete avuto qualche idea per reagire a questa situazione? "Con un fatturato ridotto dell'80% e con tanti eventi cancellati e rimandati anche di due anni siamo dovuti correre ai ripari. Siamo riusciti a spostare alcuni meeting sull'online (alcuni corsi di formazione per esempio) e abbiamo lavorato allo sviluppo di un progetto aziendale che possa sostituire le fiere: consiste in pratica nell'organizzare una piccola fiera 'in casa' con la partecipazione dei top client o clienti scelti dall'azienda".  

Avete avuto aiuti dallo Stato? "Il contributo a fondo perduto a noi non è arrivato perchè erano finiti i fondi. Abbiamo avuto il prestito dei 25 mila euro e adesso attendiamo aggiornamenti per il fondo a sostegno del settore congressuale e fieristico richiesto al MIBACT. I nostri dipendenti sono in cassa integrazione" 

"Il dpcm uccide il settore deli congressi e degli eventi e brucia 36 miliardi di Pil"(Federcongressi & eventi) 

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