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Perchè il massimo ribasso negli appalti finisce per produrre danni sociali

La riflessione di Daniele Ravaglia, presidente di Alleanza Cooperative, dopo la sigla “Protocollo per la legalità" nell'ambito della logistica

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Daniele Ravaglia, presidente di Alleanza Cooperative, dopo la sigla “Protocollo d’intesa per la legalità e la prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata”.

Le prospettive del nuovo protocollo legalità

"Apre prospettive importanti per il futuro di Bologna la sottoscrizione, avvenuta la scorsa settimana, del “Protocollo d’intesa per la legalità e la prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata”. L’accordo, firmato da Interporto Bologna SpA, Prefettura e Città Metropolitana, formalizza un impegno per la difesa della legalità che vede la collaborazione tra istituzioni e aziende, all’interno di quella che è una delle piattaforme logistiche più grandi d’Europa. Il contenuto sfidante del Protocollo supera i confini di settore, interpellando il tessuto economico e civile ben oltre l’ambito della logistica.

Due sono i punti che da rappresentante della cooperazione bolognese tengo a sottolineare: l’opportunità di dare forma a patti collaborativi tra istituzioni e impresa su fronti di comune interesse e la necessità di tradurre in impegni precisi le dichiarazioni di intenti. 
Finora si è percepita una distanza tra pubblico e privato, ai diversi soggetti si è attribuito un perimetro preciso di funzioni: allo Stato il compito di regolamentare e vigilare sulle regole, al privato quello di creare ricchezza all’interno di quelle regole. 

Il Protocollo per la legalità promuove dinamiche collaborative tra Prefettura, Interporto e aziende ivi operanti. Le imprese sono invitate ad attivarsi direttamente, insieme alle istituzioni (aderendo al Protocollo, adempiendo a impegni informativi, denunciando fenomeni di illegalità). La collaborazione tra imprese che rispettano le regole toglie spazio alle imprese che operano nell’irregolarità e semplifica il lavoro alle istituzioni tutrici della legge. Difendere l’ambiente produttivo da infiltrazioni criminali è interesse di tutti i soggetti in campo e lo sanno bene le associazioni cooperative di Alleanza Cooperative Italiane (Agci, Confcooperative, Legacoop), che agiscono a contrasto delle false cooperative.

Massimo ribasso negli appalti e danni sociali

Il maxi-processo Aemilia ha reso evidente che non siamo immuni dalle infiltrazioni della criminalità organizzata e che è necessario adottare procedure di difesa, ridefinendo le regole del gioco. Esistono infatti regole che promuovono la legalità e regole che aprono spiragli all’illegalità. Alla seconda categoria appartiene il massimo ribasso negli appalti, che prevede l’attribuzione delle commesse pubbliche alle aziende che abbattono maggiormente il prezzo, anche quando il contenuto dell’appalto ha come costo prevalente quello del lavoro. 
Non è raro che questa regola favorisca pratiche irresponsabili, distorsive della concorrenza. Aziende che si muovono ai margini della legalità, disinteressandosi delle ricadute sociali del proprio agire, finiscono per mettere fuori gioco le aziende che lavorano con correttezza. Nel congegno regolamentare attraverso cui si definisce l’attribuzione delle commesse pubbliche non dovrebbe esserci spazio per il massimo ribasso. L’idea fuorviante alla base di tale regola è che essa serva per far risparmiare il contribuente, assicurando il prezzo più basso per servizi e opere pubbliche. Qui sta l’equivoco. Se per ribassare il prezzo si compromette la qualità del lavoro, si comprimono le retribuzioni o addirittura si opera nell’illegalità il massimo ribasso finisce per produrre danni sociali. Si tratta di una regola prodotta da una matrice ideologica, ormai superata, che riteneva che mercato dovesse rimanere estraneo alle proprie contraddizioni, disinteressandosi delle esternalità negative. 

Scelte economiche sostenibili sul piano sociale, ambientale, di governance

Oggi si è compreso che prima o poi le esternalità rientrano nel conto economico. Se si inquina, se si ignorano i diritti, è la società tutta a pagare. Le scelte economiche devono farsi sostenibili sul piano sociale, ambientale, di governance. Per questo, nelle attribuzioni delle commesse pubbliche è necessario dare forma a nuovi quadri regolamentari capaci di valorizzare la responsabilità. 
La prima e più immediata coniugazione del paradigma da costruire è l’introduzione di clausole sociali, che attribuiscono premialità negli appalti alle aziende che generano impatti sociali positivi. 
In questo modo, per vincere gli appalti bisognerà dimostrare la qualità del proprio modo di lavorare, non basterà abbassare il prezzo. Questo approccio è presidio di legalità e spinge gli operatori economici verso logiche virtuose. Il Comune di Bologna ha preso impegni ambiziosi in questo senso nel 2019 con il Protocollo appalti, che porta la firma anche di Alleanza delle Cooperative Italiane – Bologna. 
La sfida ora è quella di estenderne il più possibile i contenuti, coinvolgendo le partecipate del Comune e le stazioni appaltanti della Città Metropolitana sino a contaminare positivamente anche enti di più alto livello, regionali e nazionali. L’ambizione, che come movimento cooperativo dobbiamo avere, è quello di tutelare le fasce deboli della popolazione, sulle quali non si può scaricare il costo della competizione; pena un ulteriore aumento dei divari sociali, già ora giunti a livelli insostenibili. 

Mi auguro che il progetto Logistica Etica, che si sta costruendo all’Interporto bolognese e di cui il Protocollo sulla legalità è fondamenta, apra la strada a collaborazioni di respiro sempre più ampio tra istituzioni e imprese. La direzione intrapresa è quella giusta, è necessario un disegno ambizioso. La cooperazione bolognese non farà mancare il suo supporto."

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