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Filiera 2.0: la buona impresa cresce assieme ai fornitori

A Expo la presentazione della ricerca di Impronta Etica sulla sostenibilità lungo la catena di fornitura: Ima, Granarolo, Lavazza e Coop sono i casi eccellenti di creazione di valore e innovazione che racconteranno la loro esperienza

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

L'innovazione, la creazione di valore e la crescita delle imprese e del territorio in cui operano, passano sempre più da un nuovo rapporto tra l'impresa e i suoi fornitori. Il "controllo" dell'impresa leader sulla propria filiera ha un ruolo determinante, non solo per la disgregazione produttiva generata dalla globalizzazione, ma anche al fine di prevenire episodi che impattano duramente sulla reputazione aziendale, che in passato hanno riguardato prevalentemente multinazionali del settore tessile o agroalimentare ma che oggi, in un mercato fatto di consumatori maturi che orientano le proprie scelte anche in base ai valori incorporati nei prodotti, riguarda tutte le imprese, anche le piccole e quelle che operano solo sul mercato domestico.

Il tema dei rapporti tra impresa e fornitori è al centro della ricerca "Integrata, connessa e sicura. La gestione sostenibile della catena di fornitura tra rischi e opportunità", realizzata da Impronta Etica, che sarà presentata il 25 settembre, in un convegno a Expo Milano 2015 (dalle 10.30 al Coop Forum, edificio 125), al quale parteciperanno: Virginia Antonini, Csr manager di Lavazza; Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo e vice presidente di Impronta Etica; Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e Alberto Vacchi, presidente di Ima. I lavori saranno conclusi da Adriano Turrini, presidente di Coop Adriatica e Impronta Etica.

La ricerca di Impronta Etica identifica opportunità, criticità e impatti sull'impresa di una filiera adeguata al mercato attuale e, al tempo stesso, socialmente responsabile, attraverso una valutazione di casi concreti, sviluppati sia da grandi multinazionali, sia da campioni italiani della Corporate Social Responsibility quali Diesel, Camst, Coop, Ima, Conad e Gruppo Unipol per citare solo i principali.

Ima, ad esempio, ha creato un vero e proprio distretto attorno all'impresa, acquistando partecipazioni di minoranza nelle società dei fornitori strategici e sostenendo tutta la filiera durante la crisi, per evitare il disperdersi di competenze umane e tecnologiche che costituiscono il principale vantaggio competitivo del colosso del packaging.

Coop Italia, ha investito e investe nel presidio etico delle filiere, nella ricerca si analizza l'esperienza delle clementine di Rosarno, dove si è supportato l'affermarsi dell'economia legale in territori critici.

Granarolo, puntando sulla massima tracciabilità di filiera, ha sviluppato un sistema di telecontrollo delle stalle dei soci che conferiscono il latte, per il benessere degli animali e la qualità del prodotto, infine Conad che, insieme ai fornitori di prodotto a marchio del distributore, ha ottimizzato alcune fasi della logistica riducendo le emissioni di CO2 e migliorando la qualità dei servizi alle cooperative del Sistema Conad.

Uno dei tratti comuni di questi interventi è che hanno accresciuto la competitività delle imprese. Sono sia investimenti che fanno aumentare l'efficienza, sia politiche aziendali responsabili particolarmente apprezzate dal mercato: il 44% dei consumatori italiani si dichiara disponibile a pagare un "premium price" per l'acquisto di prodotti e servizi di aziende che hanno sviluppato programmi di responsabilità sociale (Fonte: Nielsen).

Quelle prese in esame da Impronta Etica, sono aziende che hanno saputo andare oltre il tradizionale rapporto impresa-fornitore, creando valore in maniera responsabile.

L'analisi delinea le nuove relazioni impresa - fornitore caratterizzanti la filiera del futuro - "Integrata, connessa, sicura" - e il suo impatto sulla creazione di valore, un tema al quale nessuna impresa, anche di dimensioni micro, può sfuggire, pena la costante erosione di valore prodotta da una catena di fornitura "tradizionale" nelle relazioni e nei processi. Le imprese hanno elevata consapevolezza di dover intervenire per migliorare la propria filiera della fornitura: il 66% delle imprese confida di migliorare la sostenibilità della propria filiera entro i prossimi tre anni (Fonte: DNV GL - GFK Eurisko)

"Abbiamo voluto riflettere sugli impatti, in termini di produzione di valore, determinati da relazioni e processi sostenibili lungo la catena di fornitura - spiega Adriano Turrini, presidente di Impronta Etica e Coop Adriatica - L'impresa può valorizzare la propria catena di fornitura come asset strategico investendo in processi di innovazione e di controllo e che non solo la rendano meno vulnerabile ai rischi, ma creino al contempo valore per sé e per il territorio in cui opera".

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