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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Il manager e i cliché sulla fabbrica: “Cari studenti, siate curiosi”

Per il format 'Saranno virtuosi' che coinvolge studenti delle medie in un dibattito sull'orientamento e la cultura tecnica, l'ad dell'azienda Metalcastello Stefano Scutigliani ha incontrato le classi terze degli istituti di Gaggio Montano e Porretta Terme

Stay hungry, stay foolish? Sì, ma anche ‘restiamo curiosi’: è la sollecitazione-suggestione dell’edizione 2021 del format ‘Saranno virtuosi‘ che da tre anni coinvolge studenti e studentesse delle medie di Gaggio Montano e Porretta Terme in un dibattito sull’orientamento e la cultura tecnica. Questa mattina infatti Stefano Scutigliani, amministratore delegato di Metalcastello, impresa metalmeccanica dell’Appennino bolognese, ha incontrato le classi terze dei due istituti dell’Alto Reno Terme in un evento organizzato con l’agenzia Dire nell’ambito del Festival della cultura tecnica.

In preparazione al dialogo-confronto (da remoto, tra la redazione dell’agenzia e le classi), ad alcune ragazze e ragazzi era stato chiesto di compilare un questionario e di fare un gioco in cui dovevano identificare, senza guardare e usando solo il tatto, degli oggetti posti in una scatola: fra questi, sia cose facilmente identificabili (giocattoli, un cucchiaio), sia oggetti meccanici altrettanto comuni, come un ingranaggio, ma meno noti e riconoscibili. A partire da un video in cui sono stati raccontati i momenti preparatori di questo evento e le fasi del gioco, proiettato dal vivo e successivamente commentato, si è sviluppato il dialogo tra alunni e il manager di Metalcastello.

Scutigliani ha spiegato come gli ingranaggi che la Metalcastello produce, proprio vicino alle scuole frequentate dagli alunni coinvolti nel progetto, siano presenti in moltissimi mezzi di trasporto che si usano regolarmente per spostarsi ogni giorno ma anche in pale eoliche e motori marini. Antichi ben più dei veicoli, perché già nel Medioevo gli ingranaggi facevano funzionare macchine che producevano tessuti e farine ma anche unici al mondo per complessità e raffinatezza. E indispensabili oggi: infatti a Metacastello vengono richiesti da Paesi ai quattro angoli del mondo.

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Ma appunto sono oggetti che vanno cercati, trovati e capiti; dunque, curiosità per oggetti, che partono da dietro casa e arrivano nei campi dell’Africa centrale e nelle officine del Brasile e che tutto il mondo ricerca per la particolarità con cui vengono prodotti, un “know-how per dirla con l’inglese, che solo noi abbiamo e che proviene da un’antica tradizione italiana”, ricorda Scutigliani il manager. Per realizzarli servono minerali, fonderie, stampi, camion per il trasporto e torni, ma soprattutto persone che permettano a tutto il processo di compiersi: “Serve il cervello umano”.

Il futuro “sarà bellissimo, il mondo sarà bellissimo e farete un lavoro bellissimo, se avrete fiducia nel progresso e se sarete curiosi – dice Scutigliani agli studenti -, io ve lo garantisco che il lavoro lo troverete tutti, non solo gli operai specializzati, soprattutto in questo Paese e in questa bellissima regione, ma la sfida sarà trovare un lavoro che vi piace e le probabilità che ciò accada aumentano se avrete voglia di scoprire e capire come cambia il mondo, come cambia la tecnologia, la fabbrica, quali nuovi mestieri stanno nascendo e nasceranno“.

Sulla base di quanto emerso dal questionario sono poi stati affrontati alcuni stereotipi legati al lavoro in fabbrica, che dagli studenti è ancora considerato faticoso e difficile, legato a concetti come il fumo, il frastuono. “Assolutamente no: le condizioni ambientali – racconta Scutigliani – sono fondamentali per mantenere un alto livello di qualità nella produzione e quindi non solo non c’è frastuono ma con sofisticati sistemi di controllo vengono eliminate addirittura le vibrazioni. Sì invece a robot, puntualità e tutte quelle qualità che servono per lavorare in armonia“.

E cosa si deve ‘studiare’ per lavorare in una fabbrica che produce componenti meccaniche? Non c’è una materia che si può tralasciare per poter lavorare in una fabbrica: “Serve il cuoco, sennò come si fa mangiare in mensa… Ma nella nostra azienda ad esempio abbiamo qualche difficoltà di comunicazione e quindi mi raccomando di non trascurare nemmeno l’italiano. Ma soprattutto – chiarisce il manager sorprendendo un pochino tutti – serve la capacità di lavorare in armonia e spirito di squadra. Teamwork in inlgese, che è poi la qualità per far funzionare qualsiasi gruppo, dall’azienda alla squadra di calcio”.

Gli studenti: “né i soldi né la carriera: a rendere felici è la passione”

Non i soldi, non la fama e nemmeno la carriera: i ragazzi e le ragazze che frequentano le terze medie sull’Appennino bolognese pensano che per essere felici e soddisfatti del proprio lavoro sia fondamentale amare ciò che si fa. Questo dato si è fatto strada con tenacia tra una serie di risposte raccolte dall’agenzia Dire tramite un questionario che è stato somministrato a tutte le terze medie degli istituti di Porretta Terme e Gaggio Montano, in occasione di un evento Dire-Metalcastello che si è svolto questa mattina nell’ambito del Festival della cultura tecnica. Lo scopo era sondare la visione dei giovani adolescenti sui lavori del futuro e sul loro posto nella dimensione professionale. Hanno risposto in 79 e i risultati emersi sono stati commentati dall’amministratore delegato di Metalcastello, Stefano Scutigliani in un evento live in collegamento con le due scuole coinvolte.

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Alla domanda ‘Qual è secondo te una qualità che si deve possedere per lavorare bene ed essere contenti?’, hanno risposto soprattutto: ‘Serve voglia di fare’ e ‘passione per il lavoro che si fa’, delineando questi requisiti come prioritari rispetto ad altre competenze e abilità più specifiche. Dall’altro lato, però, alla domanda se ‘In futuro sarà più facile o difficile trovare un mestiere che piace fare?’, il 54% di loro afferma di non riuscire a dirlo ora e nemmeno ad immaginare una risposta; per il 35% invece sarà più difficile. Questa tendenza si riflette anche su un’altra coppia di domande, da cui emerge che per quasi il 50% degli studenti è più facile trovare lavoro da operaio o operaia specializzata, ma allo stesso tempo il 40% non è interessato a visitare l’interno di una fabbrica perché ‘non interessa’, ‘non piace’, ‘non ha a che fare con ciò che vorrei fare’ o ‘non è nei progetti’.

Pochi compromessi quindi, nel futuro di questi giovani, che sembrano accettare più volentieri l’incognita professionale rispetto a sacrificare la propria felicità per fare un lavoro sicuro, stabile e ben pagato. Nella classifica tra chi trova lavoro prima gli studenti mettono al primo posto chi vuole diventare operaio specializzato (47%) seguito da chi vuol fare l’istruttore di nuoto (25%), chi vuole fare l’insegnante (11%), ultimi a pari merito chi vuol fare il pompiere o l’infermiere (9%).

“In fabbrica? è difficile e faticoso”

Lavorare in una fabbrica che produce macchinari e ingranaggi è più difficile o più faticoso? Entrambe le cose, secondo gli alunni bolognesi delle scuole medie di Porretta Terme e Gaggio Montano che hanno risposto al questionario somministrato loro dall’agenzia Dire in vista dell’evento Dire-Metalcastello. 79 ragazze e ragazzi hanno affermato la loro idea del lavoro in fabbrica, non molto diversa da come molti se la immaginano. Faticoso per il 40% di loro, difficile per il 36%, secondo una piccola percentuale di alcuni di loro entrambe le cose. Solo in un paio hanno risposto ‘Non credo sia troppo faticoso; ora ci sono le macchine che aiutano molto il lavoro dell’uomo’.

Nonostante questo, il 60% delle studentesse e degli studenti andrebbe volentieri a visitare una fabbrica. Perché? Principalmente per una genuina curiosità, dicono: ‘Perché magari vedo qualcosa di interessante’ o ‘Beh, perché non si sa mai, potrei scoprire che la mia grande passione nascosta è la meccanica, oppure potrebbero venirmi in mente delle idee. In ogni caso, la curiosità è fondamentale. Senza di essa rimarremmo ignoranti a vita’ o ‘Perché comunque con il tempo la tecnologia si sta sviluppando e mi incuriosisce vedere cose molto tecnologiche’ e ‘Perché sarebbe carino vedere come sono progettati’ alcuni prodotti ma anche ‘Perché avrei l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro, anche quello di mio padre’.

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Un altro 40% invece dichiara di non essere interessato a visitare una fabbrica, forse perché molti di loro alla domanda ‘Che cosa ti viene in mente se ti dico la parola fabbrica?’ hanno risposto ‘fumo’, ‘rumore’, ‘inquinamento’, ‘frastuono’, ‘duro lavoro’ o ‘lavoro ripetitivo’, confermando alcuni tradizionali cliché sulla professione dell’operaio. Anche le risposte alla domanda ‘Quali materie è indispensabile studiare per lavorare in un’azienda che costruisce prodotti che servono a far funzionare delle macchine?’ sono piuttosto compatte: progettazione (41%), robotica/intelligenza artificiale (31%) e patente di guida sul podio (12%), mentre tutte le altre, italiano, matematica, inglese, disegno, design, geografia, scienze e arte, si sono aggiudicate delle quote esigue, tutte sotto i dieci punti percentuali.

Ma quali sono poi i mestieri che vogliono fare, che sognano di fare, i ragazzi e le ragazze? Ce n’è per tutti i gusti. A lato di risposte un po’ confuse e provocatorie da parte di chi non ha le idee chiare, tutti gli altri si sbilanciano: dalla cantante alla podologa, dal commesso alla ricercatrice, alcuni pensano all’avvocatura, altri all’ingegneria e alla medicina ma i lavori che raccolgono più consensi sono cuochi e insegnanti, ‘maestra’ per le femmine, quando invece sono maschi si legge ‘professori’: questo è in assoluto il mestiere che ha raccolto più consensi fra la platea di alunni.

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