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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Crisi moda e rilancio del Made in E-R: "Al lavoro per una nuova visione di futuro"

Il comparto in regione oggi conta più di 7.700 imprese per la parte manifatturiera con circa 38 mila addetti e un export di 7,7 miliardi di euro. Annunciato un confronto con tutti gli attori del fashion, le Università, Unioncamere e il sistema della ricerca. Colla: "Non vogliamo limitarci a gestire le crisi, ma avere una visione di futuro nel segno della sostenibilità, delle competenze e dell'innovazione tecnologica e dei materiali"

Emilia Romagna non solo terra di motori e buon cibo. La nostra terra racchiude altre ricchezze e competenze. Tra queste la moda. I numeri lo raccontano: il comparto  in regione oggi conta più di 7.700 imprese per la parte manifatturiera con circa 38 mila addetti, un export di 7,7 miliardi di euro, il 21% delle esportazioni nazionali. E se alla parte manifatturiera si aggiunge la componente terziaria legata alla filiera della moda – con più di 25 mila imprese che impiegano quasi 50 mila addetti - il fashion made in Emilia-Romagna raggiunge quasi 33 mila imprese e 87 mila addetti.

Il settore è tra quelli che ha conosciuto un periodo buoi con la crisi. E ora è tempo di guardare avanti. Come? Partendo ad esempio da summit di discussioni al quale parteciperanno diversi player del comparto e dell'indotto. "Entro il prossimo mese di giugno insedieremo un tavolo sul fashion regionale con tutti gli interlocutori del sistema della moda emiliano-romagnola. L’obiettivo quello di realizzare una piattaforma per rilanciare i settori del tessile e del calzaturiero puntando su ricerca e sviluppo". Così ha per l'appunto annunciato oggi l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, nella sede della Fondazione Fashion Research Italy dove ha visitato, insieme al fondatore della Fondazione stessa, Alberto Masotti, lo spazio espositivo e i caveau dove sono conservati disegni tessili e libri campionario che coprono un periodo storico che va dai primi dell’800 ai primi decenni degli anni 2000 (non solo Made in Italy).

Chi parteciperà alla discussione per il rilancio del settore moda

Per tracciare la strategia, con la Regione siederanno attorno al tavolo Confindustria, Cna, Confartigianato, Organizzazioni sindacali, Università, Unioncamere Emilia-Romagna, Carpi Fashion System, distretto di San Mauro Pascoli con il Cercal, le Istituzioni e la stessa Fondazione Fashion Research Italy.

“Dobbiamo avere chiara la fotografia della situazione attuale del comparto moda dell’Emilia-Romagna. Così- ha sottolineato Colla- possiamo capire quale direzione vogliamo dare al settore, alla luce della forte spinta verso la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale. Di fronte al grande cambiamento non vogliamo limitarci a gestire le crisi, ma avere una visione di futuro nel segno della sostenibilità, delle competenze, dell’internazionalizzazione, dell’innovazione tecnologica e dei materiali, del design. Dal Pnrr e dall’Europa arriveranno ricorse ingenti per ricerca, sostenibilità e digitale. Le vogliamo indirizzare anche nel mondo del fashion per rilanciare il settore dopo la pandemia, puntando sempre di più sulla qualità, oltre che sulla creatività ed esclusività del prodotto Made in Italy”.

In arrivo il “Punto sostenibilità 4.0"

E proprio Fondazione Fashion Research Italy in autunno lancerà “Punto sostenibilità 4.0: ricerca, formazione e innovazione per la svolta sostenibile e digital delle imprese artigiane di moda”, un progetto del valore di 195 mila euro che la Regione ha finanziato con un contributo di 101 mila. Uno strumento di supporto concreto alle realtà di tutte le dimensioni che hanno sposato o che stanno intraprendendo un percorso di conversione dei loro processi in ottica sostenibile che FFRI si propone di affiancare grazie alla consultazione di materiali e accessori tessili con caratteristiche di sostenibilità, provenienti dal catalogo dei fornitori italiani più impegnati in ambito green, alla guida di consulenti esperti e all’aggiornamento delle risorse da dedicare a questo asset.

“Lo abbiamo chiamato ‘Punto Sostenibilità’ perché speriamo possa diventare un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano fare chiarezza su cosa si intenda oggi quando si parla di sostenibilità nel mondo moda, comprendendone le opportunità”, ha commentato Masotti. “Il rispetto dell’ambiente e dei lavoratori e la spinta all’innovazione sono, insieme alla valorizzazione dell’heritage, le chiavi per guardare al futuro del sistema moda, che da quest’anno funesto deve cogliere un grande insegnamento: l’importanza della collaborazione e della condivisione di saperi e servizi per far fronte comune nell’affrontare nuove sfide” conclude, anticipando a Colla di aver studiato un progetto da condividere per una piattaforma marketplace digitale che unisca le manifatture della moda e le aiuti a raggiungere i mercati esteri che con forza sempre maggiore chiedono un prodotto Made in Italy di eccellenza.

Fondazione Fashion Research Italy 

Fondazione no-profit costituita nel 2015 a Bologna da Alberto Masotti (ex patron e fondatore di La Perla) con la volontà di affiancare le manifatture moda attraverso attività didattiche, archivistiche e di innovazione. La Fondazione rivolge ai professionisti percorsi di aggiornamento e specializzazione in linea con l'accelerazione continua del progresso, dedicati a heritage, digitalizzazione e sostenibilità.
Al comparto moda e design Fondazione Fri propone inoltre un prezioso patrimonio di creatività: una library di 5.000 volumi e un archivio di textile design di 30.000 disegni su carta e tessuto. Pezzi unici, antichi e moderni, completamente digitalizzati a disposizione di uffici stile, designer e studiosi in cerca di ispirazione per le proprie collezioni.

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