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Economia Porto / Via Camillo Casarini

Ogr e amianto, lavoratori in corteo: 'Ammalarsi per gli operai è una certezza'

Hanno sfilato dietro la 'Morte nera', poi steso lapidi a ricordare i 200 lavoratori Ogr 'uccisi dall'esposizione all'amianto'. Così torna a sfilare la rabbia degli operai, che oggi si trovano a dover fare i conti anche con l'intenzione di dismettere lo stabilimento

Manifestano per le conseguenze dell'esposizione all'amianto sul lavoro, così hanno deciso di sfilare (letteralmente) con la morte di fianco. Sono gli operai dell'Ogr (Officine grandi riparazioni) di Bologna, che stamattina - come annunciato - si sono mossi in corteo dallo stabilimento di via Casarini fino alla sede dell'Inail in Galleria 2 agosto. In testa un lavoratore sui trampoli travestito da "fatale mietitrice" con tunica nera, falce ed un grande cartello al collo con scritto "L'amianto è mio marito". La manifestazione, promossa dalle segreterie regionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, ha percorso via Casarini, via Don Minzoni e via Amendola dietro lo striscione "Nello stabilimento igiene e sicurezza sono assenti come la dirigenza".

Arrivati sotto la sede dell'Inail, gli operai (un centinaio) hanno osservato un minuto di silenzio e steso a terra tre lunghe file di lapidi in cartone, con i nomi dei tanti colleghi morti in questi anni: 200 secondo un calcolo che per i sindacati, pero', è ampiamente sottostimato. Sulle lapidi, oltre agli anni di servizio passati in Ogr, le scritte "Ucciso dall'amianto" e "Poteva essere tra noi". Ci sono anche casi in cui la paura dell'amianto si trasmette di generazione in generazione: padre tra i nomi scritti sulle lapidi, figlio attualmente operaio e oggi in corteo.

Vincenzo Potalivo ha lavorato all'Ogr dal 1972 al 1991, prima di morire per un carcinoma. "Io sono in stabilimento da 20 anni- racconta il figlio Marco- e soprattutto nei primi tempi è stata una mazzata. Ma ormai è come una missione, avendo vissuto di persona la malattia, che è una brutta bestia e non lascia scampo". Per questo "chiediamo diritti che non possono non darci- continua l'operaio- e non è una questione economica, come dice qualcuno. Parliamo di aiuti medici e legali", perche se lavori allOgr "non dico che hai la certezza di ammalarti, ma quasi".

Negli ultimi sette mesi sono cinque i decessi registrati tra operai ed ex operai che, per le sigle di categoria, vanno sicuramente collegati all''amianto. Ma ci sono anche altre quattro morti su cui i sindacati chiedono approfondimenti, spiega Salvatore Fais, delegato e "memoria storica" dell''Ogr, mentre sono sette le persone attualmente malate piu' altre due la cui situazione è sotto esame. La scelta di manifestare all'Inail è dettata dal fatto che i lavoratori chiedono maggiori tutele e piu' attenzione sul fronte del riconoscimento dei benefici, senza dover passare per lunghe vertenze legali. Su questo fronte "è ora di cambiare", esorta anche l'Associazione esposti amianto in un volantino, distribuito durante la manifestazione dal portavoce Vito Totire. Dopo quasi un'ora di presidio davanti all'ingresso, una delegazione di lavoratori è stata ricevuta negli uffici dell'Inail.

OGR, la protesta degli operai che sfilano dietro la 'morte nera'

Per i lavoratori dell'Ogr di Bologna le conseguenze dell'esposizione all'amianto, non sono l'unico problema. Devono fare i conti, infatti, anche con l'intenzione di dismettere lo stabilimento che le Fs hanno annunciato da tempo. L'argomento, sempre oggi, è stato al centro di un incontro tra il sindaco Virginio Merola e i sindacati. Ci sono buone notizie, ma a metà. A fare il punto della situazione è Silvano De Matteo, Rsu dell'Ogr e funzionario della Filt-Cgil dell'Emilia-Romagna. L''elemento positivo è che al momento non si parla piu' di "dismissione", bensì di "trasferimento" dell'attività in un altro sito bolognese, situato in via del Lazzaretto, dove ora c'è un deposito locomotive e si effettua la manutenzione del materiale rotabile regionale (competenza che, per altro, attualmente è bando insieme nell'ambito della gara del ferro avviata dalla Regione). In questo stabilimento, riferisce il sindacato, l'azienda intende trasferire le attività' riguardanti la componentistica (ad esempio la parte elettrica) e la sicurezza (come i carrelli). La manutenzione dei treni Alta velocità andrebbe invece a Vicenza, dove però va ancora realizzato il sito, mentre la gestione dei convogli leggeri per pendolari finirebbe a Foggia. L'attuale Ogr di via Casarini? Resterebbe "un'officina dismessa", afferma De Matteo, potrebbero rimanere (ma non si sa per quanto) gli uffici. A preoccupare il sindacato, pero', è il tema dell'occupazione.

Merola, infatti, ha deciso di convocare le sigle di categoria dopo un incontro avuto con le Fs. In quell'occasione, riferisce De Matteo, l'azienda "ha rassicurato il sindaco sul fatto che non ci saranno problemi occupazionali", ma ai sindacati è stata prospettato un altro scenario, in base al quale al Lazzaretto troverebbe posto solo la metà dei 300 dipendenti attuali (senza contare l'indotto, ma per questo "non sembrano esserci prospettive, nessuno ne parla"). Ipotesi che troverebbe conferma, per il sindacato, nel fatto che lo spazio disponibile al Lazzaretto non potrebbe contenere tutti i dipendenti oggi in forze all'Ogr. La Filt ipotizza possano esserci una quindicina di prepensionamenti e una settantina di lavoratori che, volontariamente, si trasferirebbero da Bologna per avvicinarsi alle citta'' di residenza: restano in ballo, pero', altri 65 o 70 operai. In piu' c'è "incertezza" sui tempi perchè, spiega De Matteo, il sito di Vicenza "deve ancora essere costruito". Di fronte alle preoccupazioni espresse dai sindacati, riferisce sempre l'Rsu, il sindaco si è impegnato a seguire la situazione e probabilmente cercherà di organizzare un incontro congiunto tra azienda, parti sociali ed istituzioni. Intanto lo spostamento al Lazzaretto, quanto meno, potrebbe risultare positivo per il problema dell''amianto? In realtà, risponde De Matteo, "all'Ogr oggi l'amianto non c'è più" o, al massimo, "potrebbe esserci qualcosa in qualche dettaglio rimasto fuori dalle mappature". La mobilitazione che anche oggi è tornata ad affiorare in città, aggiunge il sindacalista, riguarda le conseguenze dell''esposizione subita da chi ha lavorato nell''officina di via Casarini tra gli anni '70 e i '90. (agenzia  Dire)

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