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Economia

Piscine, ondata di chiusure per il caro-bollette: riduzione orari e ferie a Natale per tagliere i costi

Il grido di aiuto dalla categoria: "Sappiamo che se il governo non stanzia contributi sostanziosi non ce la possiamo fare"

Già una dozzina le piscine chiuse (su circa 120) in Emilia-Romagna (e molte di più quelle in affanno). A chiudere i battenti in larga parte sono state quelle pubbliche,  tra quelle che non hanno mai riaperto dopo il Covid e quelle coperte da 'palloni', dunque con costi energetici più alti. Ma le difficoltà arrivano ora, con le basse temperature e le giornate più corte.

Gran parte dei gestori "non ce la farà a tenerle aperte tutta la stagione", assicura Roberto Veroni, presidente dell'associazione regionale dei gestori delle piscine. Il problema, è noto, è il costo "insostenibile" delle bollette energetiche, che arriva dopo i dieci mesi di chiusura a causa Covid e le successive limitazioni a causa della pandemia, con l'obbligo di tenere aperto anche in perdita per via delle convenzioni stipulate con gli enti locali. Il caro-energia potrebbe dare ora il colpo di grazia.

"Sappiamo che se il governo non stanzia contributi sostanziosi non ce la possiamo fare", afferma ancora Veroni, che stima in 20 milioni di euro il differenziale di costi energetici per il settore.

La ricetta vs il caro bollette

La soluzione, nell'immediato, si chiama riduzione d'orario concordata se possibile a livello regionale (ad esempio chiudendo la domenica o altri giorni di minor afflusso) ma c'è anche l'ipotesi di ferie più lunghe a Natale. I gestori non escludono un aumento tariffario, adeguando ingressi e abbonamenti all'inflazione, ma "non è pensabile recuperare il deficit energetico con l'aumento delle tariffe e non vogliamo abbassare gli standard qualitativi". La Regione si è messa a disposizione per trovare una via d'uscita, tanto che ha deciso di ospitare nell'aula magna di viale Aldo Moro un convegno ("Piscine, quale futuro?") dedicato alle difficoltà degli impianti per il noto, presenti anche i rappresentanti dei sindaci.

"Se gli attuali costi non subiranno una importantissima riduzione nel 2023 saremo costretti a chiudere le piscine", scandisce Fabio Casadio, presidente di AcquaSeven, il consorzio che gestisce tutte le piscine comunali bolognesi.

Soluzione futura passare alle rinnovabili

Per Casadio non resta che uscire dalla dipendenza del gas e passare alle rinnovabili. Su questo è già in corso un progetto pilota, biennale, alla piscina Vandelli, dove verrà del tutto eliminata la caldaia. La Regione "potrebbe finanziare l'investimento e l'amministrazione pubblica sostenere le utenze durante la riconversione". "Le piscine non devono chiudere e i gestirei non devono andare in difficoltà. Si deve investire nella transizione ecologica perché questo è il futuro, non solo dello sport", concorda la numero due dell'Anci regionale Belinda Gottardi, sindaca di Castel Maggiore, ribadendo la disponibilità dei Comuni a fare la loro parte.  

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