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Economia

Far pagare la prova scarpe nei negozi? Federmoda: "Non è così che contrastiamo l'ecommerce "

A parlare Luca Spadoni, vicepresidente Federmoda Bologna: "Puntiamo sulla professionalità e la cortesia dei negozianti. Quella di cui si è parlato non è una nostra proposta"

«Far pagare la prova di scarpe, abiti e accessori nei negozi non è affatto una nostra proposta» precisa Luca Spadoni, vicepresidente di Federmoda - Ascom Bologna dopo la divulgazione di un messaggio inesatto su una delle modalità con cui alcuni commercianti cercherebbero di contrastare il fenomeno "lo provo in un megozio e poi lo acquisto online".

Il problema esiste, certo, ma non sarebbe questa la soluzione, anche se qualche precedente c'è: per esempio a Mirandola, nel modenese, un esercente ha chiesto a una ragazza 10 euro per aver provato qualcosa che avrebbe poi comprato su un portale: «Si tratta di un argomento spinoso, una preoccupazione per molti commercianti, soprattutto quelli legati al settore delle calzature, non solo sportive. Tuttavia quella del pagamento per la prova non ritendo possa essere la soluzione giusta: la cortesia e la professionalità dei nostri negozianti sono invece dei punti forti a loro favore» spiega ancora Luca Spadoni. 

Qualche riflessione sulle nuove abitudini di acquisto la si fa spontaneamente. Molti brand, quelli più grandi e potenti, fanno ecommerce sui loro siti mentre altre piattaforme offrono tante marche a prezzi vantaggiosi, spesso con limiti di taglie e colori. Ma non tutti quelli che provano e non comprano agiscono perchè intenzionati a fare shopping sul web e per questo il direttore di Ascom Bologna ha specificato un concetto chiaro: «Piuttosto che chiedere soldi senza avvertire il cliente, sarebbe meglio affiggere un cartello di avvertimento per cercare di smorzare questa pratica. Altrimenti si possono 'spaventare' quei clienti che spesso provano diverse paia di scarpe senza comprarle ma in realtà sono in buona fede». 

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