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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Tra trattative in corso e i timori delle imprese: cosa sta accadendo con il Superbonus

Le realtà locali fanno sentire la loro voce, intanto ieri l'ultimo vertice sul tema che sta scaldando il settore edile, e non solo

Sta facendo molto discutere la decisione del governo Meloni di bloccare i crediti del superbonus, la manovra del governo Conte bis che prevedeva agevolazioni per le migliorie edili su immobili già esistenti a patto che queste comportassero un efficientamento della classe energetica di almeno due categorie. La decisione è stata presa lo scorso giovedì 16 febbraio, ultima di una serie di altre regole che hanno profondamente modificato la misura, tanto che del suo testo originario del 2020 ne è rimasto ben poco.

Superbonus e imposte di credito, cosa succede

L’idea del superbonus era quella di dare la possibilità ai cittadini di ristrutturare case e condomini gratuitamente, ridurre i costi energetici e aumentare il valore degli immobili. Dal 2020 al 31 gennaio 2023, secondo i dati dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie), i cantieri autorizzati sono stati più di 372mila, con un carico sulle casse dello Stato di oltre 71 miliardi di euro. Un costo alto, troppo alto per il governo Meloni, che ha infatti scelto di tagliare gran parte delle agevolazioni.

Al centro del dibattito sono finite le imposte di credito, ovvero uno sconto sulle tasse di importo maggiore (110%) rispetto al valore dei lavori effettuati. Questi crediti di imposta erano di fatto un investimento che poteva essere venduto a sua volta, ad esempio, ad un ente terzo come una banca. Il meccanismo si è interrotto quando diverse banche hanno acquistato troppo crediti, esaurendo così lo “spazio fiscale”: di fatto, avevano più credito rispetto alle tasse che dovevano pagare per quell’anno.
L’impasse si è quindi creata nel momento in cui gli istituti terzi come le banche hanno dovuto smettere di acquistare i crediti di imposta e per tutta risposta il governo Meloni ha bloccato la cessione dei crediti perché troppo costosa per le casse dello Stato.

Perchè le imprese sono preoccupate

La patata bollente è quindi rimasta in mano alle imprese edili, ricche di crediti di imposta ma povere di denaro: “Quello che lascia perplessi non è la scelta fatta dal governo sul superbonus – dice Carlo Bonomi, presidente di Confindustria – ma quello che non ci convince è perché si debbano prendere decisioni così affrettate gettando nel panico imprese e famiglie e solo dopo si convocano le parti. Non era meglio convocarci prima, vedere quale fosse una possibile uscita tampone e poi prendere decisioni? Era ovvio che il governo dovesse intervenire altrimenti l'intervento si sarebbe mangiato tutti gli spazi fiscali e non era neppure problema politico visto che questo provvedimento non apparteneva neppure a questo governo. Eppure, ora migliaia di cantieri rischiano di fermarsi”.

La questione è molto sentita anche dalle parti coinvolte sul territorio: ANCE Emilia-Romagna, l’associazione dei costruttori, nei giorni scorsi ha ammonito la Regione sulle possibili conseguenze del blocco della cessione dei crediti, tanto che la Regione Emilia-Romagna ha convocato un tavolo con associazioni e imprese. A richiamare il Governo alle sue responsabilità anche la CGIL, che ha sottolineato il rischio della perdita del lavoro per migliaia di dipendenti.

Un caso senza soluzione, quindi? In realtà una via d’uscita al governo la stanno fornendo proprio le imprese. Secondo l’ANCE, il valore dei crediti al momento fermi ammonterebbe a circa 15 miliardi di euro e a rischio ci sarebbero ben 25mila aziende. Proprio l’ANCE, per uscire dallo stallo, ha proposto di consentire alle banche di usare i crediti per pagare non solo le loro tasse, ma anche quelle dei loro clienti attraverso i modelli F24 gestiti dalle stesse banche.

Una soluzione che trova d’accordo anche Giovanni Pelazzi, presidente del Centro Studi di Argenta SOA, società organo di attestazione per le imprese con sede a Bologna: “La situazione è paradossale. Si sta incrinando in questo modo il patto tra Stato e imprese/cittadini. Non si può cambiare il contesto normativo di continuo. Bisogna trovare una soluzione rapida ed efficace e non c’è più tempo. Credo che sia molto di buon senso la proposta di ANCE e ABI (Associazione bancaria italiana) per risolvere la situazione con l’utilizzo degli F24 che transitano per le banche e invitare le grandi partecipate ad acquistare i crediti. La priorità assoluta deve essere salvare famiglie e imprese. C'è chi paventa migliaia di licenziamenti e la necessità di centinaia di migliaia di giornate di cassa integrazione. Non so se i numeri siano questi ma è chiaro che come denunciato da ANCE e Confindustria si rischia una bomba sociale”.

Superbonus, trattative in corso

Intanto le contrattazioni tra rappresentanti di categoria, governo e istituti bancari proseguono. Nel pomeriggio di mercoledì 22 febbraio, al Mef, in un incontro presieduto dal viceministro Maurizio Leo, la Presidenza del Consiglio ha incontrato Mase, Mimit, Mit, Agenzia delle entrate, Cdp, Sace e le associazioni Abi, Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza Cooperative italiane, Confartigianato, Cna, Confimi, Rete professioni tecniche, Casartigiani, Confcommercio, Confassociazioni e UPPI. Obiettivo: riaprire il mercato dei crediti di imposta.

C’è ancora strada da fare, ma per ora sembra che le certezze riguardino l’esclusione dal meccanismo dei contributi per le pensioni e le tasse per le famiglie. Gianfranco Torriero, vicedirettore generale dell’Abi, spiega come da parte del Mef sia “cresciuto l’apprezzamento per la proposta di Abi e Ance sull’utilizzo degli F24”.

Il Mef, in una nota, ha richiamato “l’urgenza di intervenire individuando strumenti in grado di dare tempestiva risposta al settore delle imprese edili”, convocando un “prossimo nuovo incontro tecnico”. Il ministro Giorgetti ha chiarito che una risposta arriverà in tempi rapidi, più rapidi di quelli di conversione del credito. Urgenza condivisa anche da Federica Brancaccio, presidente di Ance: “Per noi è fondamentale, oltre alle modifiche al decreto in sede di conversione, trovare rapidamente una soluzione allo sblocco dei crediti incagliati» anche «aprendo all’acquisto da parte delle partecipate”.

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