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Economia Crespellano

Titan Crespellano, un piano per salvare lo stabilimento e i 193 lavoratori a rischio

Questa mattina l’assemblea dei lavoratori ha approvato all’unanimità la proposta presentata dalla da Fiom per un piano sociale ed industriale alternativo alla chiusura e finalizzato alla riqualificazione, al rilancio delle attività della fabbrica ed alla tutela di tutti i posti di lavoro. Ecco le proposte

Questa mattina l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori della Titan di Crespellano (a rischio chiusura) ha approvato con voto all’unanimità la proposta presentata dalla RSU di stabilimento e dalla Fiom di Bologna per un piano sociale ed industriale alternativo alla chiusura e finalizzato alla riqualificazione, al rilancio delle attività della fabbrica ed alla tutela di tutti i posti di lavoro.
"Si tratta di un piano complessivamente alternativo a quanto dichiarato dall’azienda - dice il sindacato -  che ragiona di un piano pluriennale di investimenti, del ricorso ai contratti di solidarietà, della messa in efficienza del sito di Crespellano e di interventi sulla riduzione del costo del lavoro".
"E’ evidente che questo piano richiede il sostegno di tutte le istituzioni locali - rimarca Fiom - a partire da un ruolo attivo, anche attraverso un’apposita e mirata attività legislativa, da parte della Regione Emilia Romagna".
Intanto la mobilitazione dei lavoratori continua, la fabbrica di Crespellano è occupata dalla scorsa settimana e ieri gli operai hanno dato vita ad una mobilitazione per sensibilizzare sul tema e scuotere anche gli industriali.

LA STRATEGIA PER SALVARE L'AZIENDA. I punti salienti riguardano l'apertura di un contratto di solidarietà della durata di almeno 24 mesi per gestire i cali produttivi derivati dalla contrazione della domanda data dalla situazione del mercato e per assorbire eventuali esuberi.
Sul piatto anche la definizione di un piano pluriennale di investimenti sul sito produttivo di Crespellano al fine di razionalizzare, rendere efficiente e competitivo il sito di Crespellano e per intervenire sul costo del lavoro, attraverso la riduzione contributiva in regime di contratto di solidarietà come previsto dal decreto 83312 del 7/7/2014. Si propone "l'utilizzo, a tal proposito, delle risorse che l'azienda ha annunciato di voler stanziare in riferimento all'ampliamento dello stabilimento di Finale (almeno 8 milioni di euro come dichiarato dall'impresa), unitamente a quanto stanziato per lo spostamento dei macchinari da Crespellano a Finale e per le altre operazioni previste a Crespellano (palazzina per uffici e reparto freni)". 
I sindacati chiedono inoltre l'"avvio di un monitoraggio di tutte le attività di Titan Italia e ITM al momento esternalizzate e decentrate, al fine di definire un piano di rientro in tempi certi di tali attività all'interno dello stabilimento di Crespellano", nonchè "l'istituzione di forme di verifica congiunte, anche con un ruolo attivo delle Istituzioni, in merito ai processi di delocalizzazione produttiva in modo da definire modalità di rientro in Italia in un periodo definito di tutte le lavorazioni strategiche e legate al core-business di Titan e dello stabilimento di Crespellano". Come ricordato nei giorni scorsi, infatti, dall'onorevole Paglia (Sel) il timore è quello che dietro la chiusura dello stabilimento di Crespellano si possa celare "un primo passo verso la delocalizzazione in Paesi ritenuti più vantaggiosi sul piano dei costi come la Turchia"

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