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Economia

Unioncamere E-R: "Negozi, nel 2020 peggior risultato da 7 anni": boom per iper e supermercati

A soffrire di più sono i negozi al dettaglio specializzati nel non alimentare: all'opposto iper, super e grandi magazzini ottengono l'aumento più alto mai rilevato

A causa della pandemia, in Emilia-Romagna a soffrire di più sono i negozi al dettaglio specializzati nel non alimentare, mentre la perdita è molto più contenuta per quello alimentare: all'opposto iper, super e grandi magazzini ottengono l'aumento più alto mai rilevato. Lo rivela uno studio di Unioncamere che calcola le perdite del 2020 al 5,6%, peggiore risultato da sette anni, appena meno pesante di 2012 e 2013, ma, rispetto ad allora, la differenza è nella polarizzazione che vede il dettaglio molto più in difficoltà della grande distribuzione.

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Secondo le Camere di Commercio sarebbe lievemente ridotta (-2%) la pressione sulla base imprenditoriale: "Probabilmente gli effetti della pandemia si manifesteranno una volta venuti meno gli strumenti di salvaguardia introdotti dal governo".

"Iper, super e grandi magazzini hanno nuovamente beneficiato della situazione"

Nel quarto trimestre, con la recrudescenza della pandemia, le vendite a prezzi correnti hanno subito una nuova e più ampia flessione (-3,1%) rispetto allo stesso periodo del 2019. L'andamento non e' stato, pero', affatto univoco. Le vendite dello specializzato alimentare si sono ridotte solo dell'1,1%. Invece, il dettaglio specializzato non alimentare ha subito una caduta ben piu' ampia: -7,6%.

Al contrario, iper, super e grandi magazzini hanno nuovamente beneficiato della situazione, grazie anche alle consegne a domicilio, ottenendo un nuovo aumento delle vendite, il più forte incremento tendenziale dall'avvio della rilevazione nel 2003 (+9,3%). Nel complesso il commercio al dettaglio ha risentito pesantemente degli effetti della pandemia e il 2020 si è chiuso il -5,6% delle vendite. Il fattore rilevante è dato dal fatto che, rispetto ad allora, la differenza dell'andamento delle vendite tra le tipologie del dettaglio è enormemente superiore, non è mai stata così ampia.

I negozi di alimentari hanno contenuto le perdite al 2%, mentre quelle delle imprese specializzate nelle altre tipologie di prodotti (accessori, abbigliamento) hanno accusato decisamente gli effetti delle restrizioni imposte e registrato la caduta piu' ampia mai sperimentata dall'inizio della rilevazione (-10,2%). Al contrario ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno decisamente beneficiato della situazione realizzando un incremento delle vendite del 4,9%, il miglior risultato conseguito dal 2007. La pressione sulla base imprenditoriale si è di nuovo lievemente ridotta. Le imprese attive nel commercio al dettaglio erano 42.715 al 31 dicembre 2020: rispetto ad un anno prima la loro consistenza è diminuita del 2% (-879 unita'). Per forma giuridica, l'andamento negativo è dato da una più veloce diminuzione delle societa' di persone (-3,9%, -352 unità) e da una più ampia riduzione delle ditte individuali (-660 unità, -2,2%). Le prime risentono dell'attrattività della normativa delle società a responsabilita' limitata, che determina un incremento assai più contenuto delle società di capitale (+2,9%, +137 unita'). (dire)

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