Restrizioni Covid, soffre il mondo del wedding: "Debiti e cerimonie rimandate. Matrimoni più sicuri dei ristoranti"
Intervista al fotografo Angelo Mazzoncini, portavoce di un gruppo di lavoratori fermi da oltre un anno: "Siamo stagionali e se perdiamo questi mesi perdiamo un altro anno"
Con il Covid non ci si sposa. Lo sanno i wedding planner, i fotografi di matrimoni, chi produce e commercia bomboniere e abiti da sposa, chi si occupa di catering: tutte categorie che sono in forte sofferenza e che si sono rivolte alle istituzioni per poter sbloccare una situazione che va avanti da oltre un anno.
"Abbiamo perso l'85% del fatturato a fronte di ristori decisamente insufficienti. Ci stiamo indebitando. Quello che ci serve è la possibilità di programmare perchè per organizzare un matrimonio ci vogliono dagli 8 ai 10 mesi" - queste le parole di Angelo Mazzoncini, fotografo specializzato in matrimoni da 29 anni e portavoce di un consistente gruppo di lavoratori di questo settore, riunitosi in questo periodo di crisi per attirare l'attenzione della politica e dell'opinione pubblica".
Come siete organizzati e come vi state muovendo? State protestando e facendo richieste? Quali? "Esiste un'associazione a livello nazionale che si chiama Insieme per il wedding con la quale abbiamo manifestato a marzo in ben 31 piazze sparse in tutta Italia, ma il nostro gruppo è qualcosa di staccato e locale. Siamo andati in Regione e abbiamo incontrato il presidente Stefano Bonaccini, ma non abbiamo ottenuto niente semplicemente perchè chi decide sulle riaperture è solo il governo e il suo ruolo gli consente di restringere uleriormente le limitazioni, ma non di aprire. Quello di cui tutti noi abbiamo bisogno è una progettualità".
Crisi commercio e turismo, Merola riunisce parlamentari e associazioni
Il vostro comparto che caratteristiche ha e in cose si differenzia da altre categorie, che allo stesso modo stanno soffrendo questa situazione dovuta alla pandemia? "Il mondo dei matrimoni lavora dagli 8 ai 10 prima della data della cerimonia. Se bar e ristoranti una volta avuto il via libera risollevano la serranda e ricominciano a lavorare, per noi è molto diverso: nel 2020 abbiamo spostato l'80% dei matrimoni al 2021, nel 2021 speravamo finelmente di farli, ma ecco che sono stati nuovamente spostati per cautela da parte degli sposi".
Per avere un'idea, quandi matrimoni ha perso a causa del Covid? "Lo scorso giugno ne avevo programmati 39 e ne ho fatti solo 6. La gente scappa dalle date e rimanda ancora".
La politica cosa potrebbe fare per voi a parte riaprire subito? "Infondere fiducia a chi aveva deciso di sposarsi e non lo ha fatto, rimandando sempre la data".
Crisi ristorazione: il Pappagallo riapre nella formula "business"
Secondo lei, in tutta sincerità, è stato ragionevole stoppare i matrimoni? Sono delle situazioni ad alto rischio? Fra gli eventi che ha potuto fare (quanti?) quanti casi di persone positive si sono verificate? "Abbiamo dimostrato che un matrimonio è più sicuro del ristorante perchè si ha la tracciabilità di tutti gli invitati. Quelli che abbiamo fatto la scorsa stagione avevano protocolli che prevedevano mascherine, distanziamento, pasti al tavolo e no ai buffet. Noi abbiamo proposto anche di effettuare dei tamponi prima delle celebrazioni. Da quando è cominciata la pandemia ho lavorato a circa 30 matrimoni e non ho riscontrato alcun caso di infezione".
Che ristori ha avuto? Quali i più grossi ostacoli, quali timori? "Ho avuto in totale 2.200 euro a fronte di 14 mesi senza emettere una sola fattura. Alcuni di noi si stanno indebitando anche pesantemente, hanno accumulato mesi e mesi di affitti non pagati e di insoluti con i fornitori. Alcuni hanno anche dovuto restituire delle caparre. Il nostro è un lavoro stagionale (il 95% dei matrimoni si sposa dal 15 maggio al 30 settembre e solo il restante 5% in altri mesi) quindi poi si salta da un anno all'altro e quello di cui abbiamo paura è che passi anche questa stagione e a ottobre si torni da capo".