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Tra scienza e arte: perché vedere la mostra "Viaggio verso l’ignoto" dedicata a Lucio Saffaro

Sempre alla ricerca di un linguaggio raffinato e plurale, rifiutando la definizione di artista-matematico, Saffaro ha saputo fondere la sua profonda cultura scientifica con l’indagine pittorica e grafica di forme simboliche legate agli enigmi dello spazio e del tempo. E poi, c'è il suo legame con Bologna

Lucio Saffaro è una figura totalmente autonoma rispetto al mondo della cultura e dell’arte: difficile classificare la sua produzione visto che ha compiuto la sua ricerca solitario e appartato rispetto alle principali correnti artistiche e culturali del secondo Novecento (é stato definito anche demodè, così come spiega Gisella Vismara). Lucio Saffaro si trasferì a Bologna nel 1945 e il legame con questa città non si è mai interrotto: oggi proprio Bologna (la sua seconda casa dopo la natia Trieste) gli dedica una mostra dal titolo Viaggio verso l’ignoto curata da Claudio Cerritelli e Gisella Vismara, a Palazzo Fava dal 26 maggio e fino al 24 settembre 2023 (grazie a Palazzo delle Esposizioni, Genus Bononiae, Fondazione Carisbo) presenta Viaggio verso l’ignoto Un'occasione unica per conoscere questa figura sfaccettata. Scoprire i poliedri di Saffaro è un viaggio affascinante, così come ammirare e (cercare di) comprendere il suo "autoritratto temporale" datato 1964. 

Lucio Saffaro: i suoi poliedri e una laurea in Fisica pure all'Unibo 

La mostra Viaggio verso l’ignoto è un progetto della Fondazione Lucio Saffaro che traccia un percorso nell’arte dell’autore presentando circa un centinaio di opere tra dipinti, grafiche e libri. Il percorso espositivo offre una panoramica esaustiva sulla sua ricerca (1954-1997), a partire dalla fase giovanile – la meno conosciuta – fino alla maturità, simbolizzata dalle forme eleganti e poliedriche che rendono unico il suo lavoro. L'esposizione offre la possibilità di seguire le molteplici dimensioni esplorate da Lucio Saffaro nel corso della sua singolare ricerca pittorica e grafica: identificazioni simboliche, monumenti e ritratti immaginari, visioni allegoriche, poliedri, dodecaedri e tetraedri canonici, dimensioni del pensiero creativo, immagini metafisiche ed emblemi del tempo infinito.

Lucio Saffaro: anteprima della mostra a Palazzo Fava

Sempre alla ricerca di un linguaggio raffinato e plurale, rifiutando la definizione di artista-matematico, Saffaro ha saputo fondere la sua profonda cultura scientifica con l’indagine pittorica e grafica di forme simboliche legate agli enigmi dello spazio e del tempo. Nel suo lavoro, fondamentale è l’approfondimento della relazione tra il mondo classico e il sapere moderno. Con una spiccata attitudine a collegare la memoria del passato alla consapevolezza del tempo presente, l’autore proietta con forza visionaria l’immagine del futuro, cogliendo i complessi legami tra l’antico e il contemporaneo.

Il percorso espositivo a Palazzo Fava: disegni, litografie e pittura a olio

Il percorso espositivo si apre con le immagini che caratterizzano il periodo degli anni Cinquanta, evocanti scenari indeterminati e surreali dominati da presenze fantasmatiche. Le figure rappresentano personaggi enigmatici che abitano luoghi misteriosi. Sono “presenze” inquiete, che si aggirano tra architetture irreali e atmosfere senza tempo; figure iconografiche come quella che ricorda una sorta di cavaliere che impugna il pennello al posto della spada, e sfida il campo delle idee terrene per innalzarsi a un livello di comprensione superiore, non necessariamente dominato dal pensiero razionale.

Nel corso degli anni Sessanta, Saffaro inizia a indagare il rapporto tra arte e scienza: i codici scientifici dialogano con gli strumenti della fantasia, le strutture matematiche sconfinano oltre le misure spazio-temporali, i ritmi costruttivi si aprono all’irrazionale. Lo specchio, il labirinto, l’infinito, sono i temi di ricerca che l’artista sviluppa in questo periodo.

I teoremi logico-prospettici sono caratterizzati da una compostezza geometrica che si avvale di molteplici elementi costruttivi: archi tangenti e movimenti ondulatori, piani concavi e convessi, strisce convergenti e intersezioni asimmetriche. Nelle opere degli anni Settanta la tensione prospettica accompagna i flussi avvolgenti del sogno, le forme simmetriche sono turbate dalle ondulazioni del desiderio, i procedimenti razionali dialogano con la dimensione del dubbio.

Dalla metà degli anni Sessanta, l’introduzione dei “poliedri” assume una rilevanza non solo di natura matematica, ma anche di carattere esistenziale; infatti, essi non sono solo frutto di calcoli matematici, ma provengono anche dalla dimensione del sogno. L’immaginario geometrico di Saffaro riflette le sfaccettature del pensiero polidimensionale, la pluralità delle fonti iconografiche e la proiezione delle forme nello spazio cosmico.

Indagherò sul senso originario del pensiero fino a trovare la sostanza prima dell’esistenza e le dimensioni del suo significato. 

(Intervista a Saffaro di G. M. Accame, 1998)

Contenuti extra: film, libri e fotografie inedite 

Insieme alle opere pittoriche e grafiche verrà esposta anche una selezione di cataloghi monografici e di libri realizzati da Saffaro durante la sua carriera. Completerà la rassegna una sezione composta da alcune fotografie inedite di Nino Migliori, ritrovate di recente, le quali ritraggono l’amico triestino negli anni Settanta. Verrà infine presentato il documentario Lucio Saffaro. Le forme del pensiero, realizzato nel 2014 dal regista Giosuè Boetto Cohen, con le narrazioni di amici e studiosi: Maurizio Calvesi, Flavio Caroli, Federico Carpi, Claudio Cerritelli, Bruno D’Amore, Michele Emmer, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo Sanchini, Luigi Ferdinando Tagliavini, Walter Tega e Gisella Vismara. A questi contributi si aggiungono i preziosi film di famiglia che permettono di entrare nella dimensione intima e privata dell’autore. Disponibile un catalogo pubblicato dalla casa editrice Bologna University Press con i contributi critici di Gisella Vismara (consulente scientifica della Fondazione Saffaro), Bruno D’Amore (critico d’arte e matematico) e di Claudio Cerritelli (già docente di storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera).

Lucio Saffaro: chi era e cosa ha fatto

Lucio Saffaro (Trieste 1929-Bologna 1998) si è laureato in Fisica pura all’Università di Bologna, dove ha vissuto dal 1945. È stato pittore, scrittore, poeta e matematico. Dagli anni Sessanta si è affermato come una delle figure più originali ed inconsuete della cultura italiana, ricevendo ampi riconoscimenti in ciascuno dei campi in cui ha operato. Nel tempo, le sue opere letterarie e grafico-pittoriche sono state recensite e presentate da critici autorevoli. Rifiutando la definizione di “artista-matematico”, Saffaro ha sempre lavorato ai confini e in continuità tra l’arte e la scienza. L’artista, pur praticando una ricerca vicina ad un classicismo profondamente italiano e rinascimentale, tuttavia, non ha mai scordato le proprie origini triestine. Nelle sue opere ricorrono frequentemente le figure e le “immagini” simboliche del mare, delle onde e dell’orizzonte, tutti elementi che evocano la sua appartenenza anche ad una cultura mitteleuropea. ‘Tempo, spazio, essere e tristezza’ costituiscono i nuclei tematici costanti nell’opera di Saffaro: dai primi e poco conosciuti disegni ed olii su tela, appartenenti ad un’originale idea di “metafisica”, fino ai quadri e alle grafiche più marcatamente saffariane, dove emerge la sua ricerca perenne intorno all’enigmatico e all’ignoto. I suoi studi sulla determinazione di nuovi poliedri e sull’esplorazione teorica delle possibilità offerte dalla prospettiva diverranno il perno concettuale, ontologico e simbolico del suo lavoro. Saffaro ha esposto alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e in molte altre importanti rassegne in Italia e all’estero, ricevendo premi internazionali alle Biennali di San Paolo del Brasile (1969), di Rijeka (1970) e Cracovia (1972). Oggi le sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private.

Dal 2021, 140 opere (7 olii, 40 litografie incorniciate e 93 disegni) dell’artista sono esposte al Museo del cielo e della terra di San Giovanni in Persiceto in modo permanente.

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