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'No alla violenza sulle donne!': violenza di genere, violenza di classe

Le donne del Partito Comunista partecipano alla manifestazione di Bologna nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La violenza di genere è violenza di classe.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

Comunicato stampa di Partito Comunista- Emilia Romagna - 25 Novembre, Violenza di genere, Violenza di classe

LA MANCATA "RIVOLUZIONE" DEL LAVORO SALARIATO
La condizione delle donne, al tempo della crisi del capitalismo, è sotto la luce dei riflettori, e spesso strumentalmente mutuata dai media, come debolezza di genere contro cui si sferra il feroce spregio maschile.
Potrebbe bastare questo per limitarci ad osservare che, lo sbandierato assioma, per cui, l'entrata delle donne nel mondo del lavoro, e il conseguente lavoro salariato, avrebbero "liberato" le donne, non solo si è rivelato falso, ma vero ha dimostrato l'opposto.
Il lavoro, ove c'è, è nuova forma di umiliazione, servitù, oppressione, prevaricazione e sfruttamento. Ove non c'è, ragione di svilimento, degradazione, emarginazione, disperazione . E' violenza. Ma tutto questo, nella democrazia borghese, vale per le donne proletarie, dove i diritti civili disgiunti da quelli sociali, non incidono in risoluzione alla doppia discriminazione di genere e di classe. Semmai la intensificano. Dividendo le lotte, e quindi indebolendole, come se la battaglia per l'indipendenza, anche economica, dagli uomini, e quindi di genere, potesse essere risolutiva e sostitutiva di una lotta ben più ampia, la lotta di classe.
L'idea della emancipazione dagli uomini, surroga e sfuoca il vero obiettivo: l'emancipazione del lavoro retribuito dal capitale, da cui tutto discende.
La separazione ideale uomini/donne, il borghese metro di conflitto e di contrapposizione, diventa quindi condizione propedeutica alla stessa violenza, anch'essa duplice: la violenza contro le donne, e la violenza contro la classe.
Le conquiste sociali, ottenute con le lotte, in quegli anni in cui, all'interno del riformismo era possibile un' avanzata, sono ora corrose nelle fondamenta e perdute: Le uniche battaglie, oggi possibili, sono battaglie difensive. Si lotta per non perdere l'ultimo brandello di questo o quel diritto. Dimostrando che, non solo i margini di conquista sono finiti, ma che nel riformismo, un diritto non è per sempre…
Esasperate condizioni del lavoro, sottrazione di diritti un tempo chiamati "acquisiti", lo smantellamento del welfare e dei servizi, dalle mense scolastiche ai consultori ecc, un attacco feroce contro la classe proletaria, sferrato dal capitalismo, oggi ancor più violento, come risposta di sopravvivenza alla sua crisi.
L'avversità del capitalismo all'emancipazione delle donne è connaturata a questo.
"Nasci, produci, consuma e crepa! E tutto questo fallo nelle peggiori condizioni!" E' questo il leitmotiv che da linfa al capitalismo, a cui trae origine, ragione d'essere e risponde la democrazia borghese e le sue false libertà a cui sottostiamo. E' massacro sociale!
E' quindi nella natura del capitalismo l'avversità all'emancipazione delle donne.
Le battaglie per i diritti civili, spesso poste al centro dei conflitti, sino a divenire esse stesse ragioni di conflitto con il benestare dell'ideologia dominante, non solo sono e saranno inefficaci per cambiare lo stato delle cose e questa società, ma il loro uso, speculativo e strumentale, mira ad allontanare ogni presupposto dell'unica vera possibilità di cambiamento dei rapporti di forza tra oppressi e oppressori: la lotta di classe.

Roberta Tagliavini
Segretaria Regionale Emilia Romagna - Partito Comunista

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