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Cultura Centro Storico / Via Solferino

Si chiama 'cacca', si legge arte: apre centro percorso degustativo-artistico

In via Solferino inaugura il Centro per arte contemporanea di cultura alimentare. E' la provocazione di Ludovico Pensato e Alessandra Ivul

Chi sostiene che il cibo non è arte avrà presto un'occasione per ricredersi. Dopodomani, in via Solferino 33 a Bologna inaugura lo spazio ''C.a.c.c.a.'', ovvero il Centro per arte contemporanea di cultura alimentare. La provocazione di Ludovico Pensato e Alessandra Ivul, membri del collettivo artistico nato a Berlino, parte dal progetto Panem et circensem che nel 2014 ha vinto il concorso Iperbole.

In via Solferino, in uno spazio di 22 metri quadri, il duo artistico proporra'' una ''gustosa esposizione'' di "Eat design". In altre parole, i locali del ''C.a.c.c.a'' saranno un luogo dove la cultura del cibo incontrerà l'arte contemporanea, dove "da un'intuizione nasce un progetto che risponde ad una qualche domanda che ci siamo posti prima- racconta Pensato- ecco perchè abbiamo assimilato il concetto del cibo a quello del design, perchè come nel design il punto di arrivo non lo puoi prevedere in partenza".

Il percorso degustativo-artistico si concentra non tanto sul cibo come necessità biologica quanto su quello che circonda l'atto del mangiare: la cultura dello stare insieme o il modo di relazionarsi a tavola. "Al centro del nostro progetto c'è un pensiero attivo-cosciente- descrive Ivul- che è poi l'atteggiamento che vorremmo stimolare con il pubblico e con gli artisti che collaboreranno con noi. Ci saranno momenti in cui la saraà la stessa comunità a voler partecipare e di conseguenza responsabilizzarsi sul tema del cibo". In realtà più che una galleria d'arte, lo spazio di Panem et circensem sarà un percorso interattivo con foto, video, oggetti che parlano di cibo ma soprattutto, come spiega Pensato, "parlano dei nostri progetti dinamici e concretizzano quello che siamo e il nostro portfolio"

Lo spazio di via Solferino è per Matteo Lepore, assessore all'Economia e alla Promozione della citta'', "un attivatore della comunità che deve stimolare i cittadini a mettersi in campo e sperimentare".

Non solo arte ma letteratura e formazione: per il 2016, il Panem et circensem si legherà al tema dell'utopia, in occasione del 500simo anniversario dell''omonimo libro di Thomas Moore. E nell'anno di Expo, quale strumento migliore se non il cibo per parlare di ''utopie realizzabili''? Così, il cardo e il decumano dell'esposizione universale superano i confini di Milano e raggiungono Panem et circensem che pero'' vuole superare "il concetto un po' antico di fiera". E, nonostante le polemiche per gli sprechi alimentari e i grandi sponsor, i collettivo bolognese ''promuove'' alcuni padiglioni dell'esposizione "che pensano e vivono diversamente il rapporto con il cibo" come quello della Svizzera o quello della Germania. "Il domandare è la pietanza del pensiero- continua il creatore del progetto- perciò noi mostriamo sempre ai nostri ospiti un video che parla di cibo. Poi chiediamo loro di scrivere di getto la prima domanda che gli viene in mente dopo la visione del filmato". Il pubblico scrive la propria domanda su una banconota verde sulla quale la frase "il cibo non è merce" sostituisce il valore economico del biglietto. Le banconote raccolte andranno a nella ''cassa'' del collettivo che, nei prossimi, porranno i quesiti a degli esperti (chef, nutrizionisti, artisti) invitati a collaborare negli spazi del C.a.c.c.a. In questo modo, quella che era un esperienza puramente gustativa diventa un momento di formazione perchè "se il pubblico viene coinvolto, si sente parte di quello che è mostrato- conclude Ivul- ricorderà meglio il messaggio".

agenzia Dire

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