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Oratorio di San Rocco: un gioiello del '600 nascosto nel 'Borgo del Pratello'

All'inizio del Pratello, dove si trovava anche una porta ormai murata, la Chiesa di San Rocco, con annesso oratorio, oggi sede del Circolo della Musica: un bene di norma chiuso al pubblico, Bologna Today l'ha visitato

Un altro gioiello bolognese lungo le antiche mura della città, all'inizio del Borgo del Pratello, dove si ergeva anche una porta, poi murata nel 1445. E' la Chiesa di San Rocco, con annesso oratorio, oggi sede del Circolo della Musica, un bene di norma chiuso al pubblico, che Bologna Today ha avuto la possibilità di visitare, sotto la guida esperta di Archemilia, guide turistiche e archeologi abilitati per la Regione Emilia-Romagna.

LA CHIESA DI SAN ROCCO. Costruita sulle mura, ha vissuto nel corso dei secoli numerose vicissitudini, come il Santo a cui è intitolata: nel 1515 divenne proprietà della confraternita di San Rocco, protettore dei malati di peste. Fu ritrovo dei "filatoglieri", i filatori della seta, tanto che gli alberi circostanti venivano usati per l'allevamento dei bachi, spogliata dalle truppe Napoleoniche, che fortunatamente non notarono l'oratorio e portarono via solo cornici e mobilio, fu cinema, camera morturaria e venne in parte distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma anche in questo caso l'oratorio venne risparmiato. Oggi è affidata alla comunità rumena, all'esterno si notano infatti le "capannine", dove vengono poste, secondo la tradizione ortodossa, le candele per i vivi e per i morti.

L'Oratorio San Rocco in via Calari

ORATORIO. Sede del Centro lirico, l'oratorio è conosciuto dagli amanti della musica: vi si tengono ben 42 concerti all'anno. Le decorazioni e i dipinti vennero effettuati tra il 1619 e il 1619 dagli allievi della scuola dei Carracci e raccontano la storia del Santo: Lucio Massari, Giacomo Cavedoni, Francesco Gessi, Guercino, paolo Carracci, fratello di Ludovico, e Francesco Carracci, nipote, ma considerato dagli zii pittore di scarsa qualità. Sul soffitto, suddiviso in diciotto riquadri, le figure delle Virtù, i Santi patroni di Bologna, i dottori della Chiesa e gli Evangelisti. Le opere sono di Angelo Michele Colonna, Giovanni Gessi, Giacomo Cavedoni, Domenico Canuti, Lucio Massari e Luigi Valesio (VIDEO).

DON GIUSEPPE ELLI. Una lapide ricorda quello che fu il rettore di San Rocco, confessore in San Petronio e per molti anni anche cappellano del carcere di San Giovanni in Monte. Nella primavera del 1944, durante l’occupazione tedesca fu accusato di aver aiutato un detenuto politico. Arrestato dalle SS venne inviato prima a Fossoli e poi deportato a Mauthausen e a Dachau. Sopravvissuto alla deportazione, tornò a Bologna il 28 maggio 1945.

VITA DI SAN ROCCO.  Nato a Montpellier,  nella seconda metà del XIV secolo, dona i suoi averi ai poveri e parte pellegrino per Roma, un viaggio che dura un paio d'anni, per via delle numerose tappe del santo. Quando arriva ad Acquapendente, scoppia l’epidemia di peste. Llì si ferma per aiutare gli ammalati, poi si trasferisce a Roma, dove, si racconta, abbia guarito un vescovo ammalato e dove sosta per diversi anni, per poi viaggiare alla volta di Rimini e Piacenza, dove anch'egli viene colpito dall'epidemia e si rifugia nelle campagne. Si narra che riesca a sopravvivere grazie al cibo che un cane gli porta. Un giorno il proprietario del cane, il nobile Gottardo Pallastrelli, segue l’animale e trova il Santo, ne diventa amico, lo salva dalla malattia e si converte. Rocco riprende il suo viaggio, ma viene arrestato ad Angera, accusato di spionaggio. Viene imprigionato per cinque anni e muore. Le sue reliquie sono oggi conservate in varie chiese: a Voghera, a Piacenza e a Venezia.

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